L’ultimo appello di Salvini per il governo Lega-M5S

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2018-05-05

Il leader della Lega torna a sentire Di Maio per proporgli il solito patto che non potrà rifiutare. E magari accarezza l’idea di un esecutivo a tempo lasciando fuori Berlusconi. Ma il Quirinale ha un altro piano in mente. Che parte da una squadra di governo innovativa a cui sarà difficile dire di no

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Il governo del presidente incombe e per questo nel week end Matteo Salvini farà un ultimo tentativo per convincere il MoVimento 5 Stelle ad appoggiarlo per scongiurarlo. E per addossare eventualmente ai grillini la responsabilità della sua mancata nascita.

L’ultimo appello di Salvini per il governo Lega-M5S

Ieri sera il Capitano è tornato a sentirsi con Luigi Di Maio per proporgli in privato quello che ha reso pubblico qualche ora dopo, ovvero un governo di centrodestra con l’appoggio esterno del MoVimento 5 Stelle. Racconta Repubblica che Salvini ha proposto ai grillini un governo di scopo, ma “politico”, da tenere in vita solo fino a dicembre prima di tornare a votare. Con un premier da scegliere insieme con Di Maio per occuparsi solo del congelamento dell’aumento dell’Iva con la legge di stabilità, del blocco degli sbarchi (non chiarito come), degli interventi per modificare il bilancio Ue e impedire i tagli su agricoltura e comuni italiani. Infine, una legge elettorale con premio di maggioranza alla lista o alla coalizione «per mandare al governo chi prende un voto di più» ed evitare un nuovo stallo.

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Il sondaggio Ipsos sulle intenzioni di voto (Corriere della Sera, 5 maggio 2018)

Un’offerta che il MoVimento 5 Stelle ha però già rifiutato ieri sera, anche se non ufficialmente. E le speranze per il progetto leghista sono già ridotte al lumicino:

Il plenipotenziario leghista Giancarlo Giorgetti continuerà a tessere la tela col M5S, nelle prossime 48 ore qualcosa ancora può succedere, confidano da via Bellerio. La sensazione invece è che siamo al “game over”. Col passo indietro dei grillini, anche la Lega lascia trapelare la sua indisponibilità a sostenere qualsiasi governo di tregua, del presidente, balneare o elettorale, che abbia i 5 stelle all’opposizione.

Silvio Berlusconi e Gianni Letta restano convinti che la proposta del presidente Mattarella andrà comunque valutata, in Fi insistono sulla possibilità che 11 grillini e 8 del Misto diano vita a un gruppo di “responsabili”: poca cosa rispetto ai 50 che mancano all’appello per un governo di centrodestra. E allora, «restiamo uniti nella buona e nella cattiva sorte a Salvini, non rompiamo certo il centrodestra», dice il portavoce Giorgio Mulé. Tanto meno alla vigilia di probabili nuove elezioni. (Carmelo Lopapa, La Repubblica, 5 maggio 2018)

Cosa succede lunedì

Se non cambia nulla nel week end, quindi, sarà Mattarella, al termine delle consultazioni-lampo del Quirinale, a fare la prossima mossa. Ovvero proporre un candidato presidente del Consiglio e una lista di ministri che dovrebbero cercare i voti per la fiducia in Parlamento, rimanendo poi in carica anche in caso di fallimento fino al voto. Che dovrebbe arrivare subito dopo l’estate al massimo, per dare la possibilità di muoversi sulla legge di bilancio al prossimo Parlamento. Ma ad oggi anche il governo del Presidente non avrebbe i voti per passare l’esame di Camera e Senato.

lega m5s

Ecco perché, spiega oggi Marco Cremonesi sul Corriere della Sera, la partita potrebbe cambiare improvvisamente. E potrebbe tornare in auge il piano immaginato subito dopo la chiusura delle urne in Friuli Venezia Giulia, con la Lega che molla provvisoriamente Berlusconi per fare il governo di scopo con i grillini.

I salviniani sono convinti che il Cavaliere, ostile a elezioni troppo ravvicinate, possa darei l suo via libera al governo di tregua. I leghisti già dipingono la scena: «Al Colle, Berlusconi sarà il primo a proporre Salvini premier. Mattarella, a quel punto, chiederà: “Con quali numeri?”. E proporrà un altro nome». Quello, come da tempo ripete Salvini, «arrivato via fax da Bruxelles». In Lega la convinzione è che Sergio Mattarella abbia già una maggioranza pronta, «non fosse altro perché altrimenti non avrebbe proposto il governo di tregua». La verità, annota un deputato, «è che l’unico partito che davvero non ha paura del voto è soltanto la Lega».

Per questo il leghista anonimo chiama la possibile maggioranza Lega-5 Stelle, l’ipotesi non detta, come il «governo salvagente»: «Avrebbe una scadenza, si potrebbe cambiare la legge elettorale e consentirebbe di evitare agli italiani sia l’aumento dell’Iva che quello delle tasse». Salvini, su questo, ieri ci ha battuto: «Il tutto, rimanendo nell’ambito delle regole europee. Si può fare». E così, il summit del centrodestra che si terrà nelle prossime ore si annuncia tutt’altro che una passeggiata: «Perché Berlusconi —conclude il leghista — con la certezza dei numeri a salutarci non ci metterebbe un istante. Come nel 2011».

La guerra sul governo di tregua

Ma se questo scenario ipotetico alla fine dovesse tornare a infrangersi sugli scogli della coalizione di centrodestra, a quel punto l’ipotesi del governo di tregua avrebbe la strada spianata ne percorso dal Quirinale a Palazzo Chigi. Il problema sarà come arrivare a Montecitorio e Palazzo Madama. Per farlo con i pieni poteri ci vuole sì che una truppa di “responsabili” si prenda la responsabilità di votarlo, ma anche che la Lega e il MoVimento 5 Stelle scelgano la strada dell’astensione o dell’uscita dall’aula. E qui la situazione si fa più ingarbugliata. Perché Lega e M5S avrebbero tutto da guadagnare da un governo del presidente che potrebbero accusare di tutto come ai bei tempi (per il Carroccio) di Monti.

bacio salvini di maio

Ma proprio per questo è da escludere un atteggiamento morbido nel giorno della fiducia. E l’astensione sarebbe vista da ognuno come un favore all’odiato (lo diventerà presto) Mattarella, regista dell’operazione che ha lasciato fuori per l’ennesima volta il governo del popolo. Il totonomi sul presidente del Consiglio sembra poi prestare il fianco a questo scenario. Ugo Magri sulla Stampa però sostiene che il Quirinale abbia in mente una strategia che potrebbe spiazzare il duo Salvini-Di Maio.

Anzitutto, il discorso del Presidente. Mattarella parlerà al Paese facendo leva sulla propria immagine e cavalcando l’onda del malessere collettivo. Ognuno ha il proprio stile, per cui sarebbe incauto tirare in ballo Pertini o gli altri predecessori che si rivolsero direttamente al popolo. Sia come sia, l’attuale inquilino del Colle non le manderà a dire; additerà i fautori di elezioni anticipate quali colpevoli degli inevitabili rincari che colpiranno anzitutto la povera gente (per congelare l’aumento dell’Iva al 25 per cento servirebbe un governo che approvi entro l’anno la Finanziaria, in caso di nuove elezioni non si farebbe in tempo).

Chi si opporrà al governo di tregua dovrà pagare un prezzo politico. E poi Mattarella, a quanto si dice, sceglierà una squadra di governo parecchio innovativa. Altro che ministri tecnici, funzionari semi-sconosciuti o grand commis dalla dubbia reputazione: sul Colle si sta lavorando, nelle intenzioni, a nomi super-partes che colpiscano l’immaginario, a soluzioni sorprendenti, perfino un po’ «pop», alle quali chi rappresenta il nuovo faticherà a rispondere no. O dovrà farlo a malincuore.

Sarebbe una mossa fantastica, che però non appartiene certo allo stile che ha seguito finora Mattarella in questi anni al Quirinale. Chi vivrà, vedrà.

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