San Luigi Di Maio e la moltiplicazione dei pensionati e dei posti di lavoro

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2018-10-15

Ieri il vicepremier ha promesso che con il superamento della Fornero sarà possibile assumere tre giovani per ogni lavoratore che andrà in pensione. Qualche settimana fa invece Salvini aveva detto che il rapporto era 1 a 1. Chi offre di più? E soprattutto: chi dice la verità?

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«In un’epoca in cui un certo giornalismo ha un po’ la puzza sotto il naso qui si possono dire le verità come stanno, le cose come stanno». Così ha esordito il vicepremier Luigi Di Maio ieri a Domenica Live prima di spiegare il contenuto della manovra economica che si propone (tra le altre cose) il superamento della Legge Fornero. Altrove evidentemente il ministro non può dire la verità, oppure non dice le cose come stanno, ma non è colpa sua: è colpa dei giornalisti. Il ministro del Lavoro ha spiegato che grazie alla riforma delle pensioni sarà possibile assumere tre giovani per ogni lavoratore che potrà andare in pensione.

Tre assunzioni per ogni pensionato a “quota cento”

Grazie all’introduzione della cosiddetta “quota cento” secondo il governo del Cambiamento non solo si darà più dignità a chi attende di andare in pensione ma anche a tutti quei giovani che non hanno lavoro e che potranno così trovarlo grazie ai posti che si libereranno con il superamento della legge Fornero. Luigi Di Maio ha detto ieri da Barbara D’Urso che «mi stanno dicendo tante aziende anche di Stato quelle grandi  che per ogni pensionato che ci sarà l’anno prossimo alcune aziende assumeranno anche tre giovani. Quindi uno a tre [il rapporto pensionati/nuovi assunti NdR]. Quindi se io mando in pensione 500mila persone ci saranno: in alcuni casi il triplo dei lavori; in alcuni casi un lavoro in più e in alcuni casi il doppio dei posti di lavoro».

Di Maio quindi chiarisce subito dopo il suo fantastico annuncio che mandare in pensione 500 mila persone non creerà un milione e mezzo di nuovi posti di lavoro ma che “solo in alcuni casi” potrà accadere. Non sappiamo quali. E del resto il ministro si guarda bene dal dire quanti posti di lavoro verranno creati in totale con la riforma delle pensioni. Non dice nemmeno quanto costerà mandare un lavoratore in pensione prima, perché qualcuno dovrà compensare i contributi non versati. Chi lo farà? Lo Stato facendo deficit e soprattutto i lavoratori che dovranno versare più contributi per pagare la pensione a chi uscirà dal mondo del lavoro una volta raggiunta quota cento. Come funziona il meccanismo pensato da Di Maio? È molto semplice: «Io pensiono le persone, contemporaneamente si sbloccano i posti di lavoro. Devo formare i giovani per farli entrare lì? Li formo con il meccanismo del reddito [di cittadinanza NdR] e poi chiudiamo con la proposta di lavoro».

Da leggere: Studiare il metodo Salvini (per combatterlo)

Per Salvini il rapporto tra pensionati e nuovi assunti è uno a uno

Al momento però il valore formativo del “meccanismo del reddito” non è ancora chiaro anche perché per avviare la distribuzione del Reddito di Cittadinanza servirà prima procedere alla riforma dei centri per l’impiego nella speranza che poi possano assorbire le richieste di chi cerca lavoro. Ad oggi la percentuale di chi trova lavoro grazie ai centri per l’impiego è bassissima. E soprattutto non è detto che per sostituire un pensionato “quota cento” sia sufficiente (o possibile farlo con) il periodo di formazione previsto dal Reddito di Cittadinanza. Quello del superamento della Fornero che crea posti di lavoro è uno dei mantra del governo gialloverde. Qualche tempo fa Matteo Salvini aveva detto «partiremo dall’inizio dell’anno con la piena riforma della legge Fornero. Vuol dire che potenzialmente possono andare in pensione 400 mila persone e si liberano altrettanti posti di lavoro».

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Nonostante quello che sembra suggerire il grafico è difficile stabilire un nesso di causalità tra aumento dell’età pensionabile e aumento della disoccupazione giovanile, il calo delle assunzioni nella fascia 15-24 però è evidente Fonte

I numeri sono diversi (400 mila contro i 500 mila di Di Maio) e anche il rapporto. Per il pentastellato è tre a uno mentre per il leader leghista è uno a uno. Ma non è così, perché questo ragionamento si basa sull’assunto che esista un numero fisso di posti di lavoro che non varia mai e che per così dire è “tenuto impegnato” dai lavoratori più anziani che – tardando ad andare in pensione – ritardano l’ingresso dei giovani nel mondo del lavoro. Ma è un ragionamento che non ha senso, perché se così fosse non ci sarebbe mai una vera crescita economica, e non tiene conto della capacità di creare nuovi posti di lavoro e nuove opportunità lavorative. Si tratta di una fallacia che è nota come lump of labor fallacy. Se ci sono 100 posti di lavoro e ci sono 8 giovani in cerca di lavoro e 8 “pensionandi” significa che un Paese non è in grado di creare nuovi posti di lavoro ma solo di procedere alla sostituzione delle posizioni precedentemente occupati.

Quante nuove assunzioni ci saranno con il superamento della Fornero?

In realtà in un’economia che cresce (che è quello che accadrà, promette il governo) i lavoratori anziani non sottraggono opportunità lavorative ai più giovani. Senza contare il problema derivante dal fatto che abbassare l’età pensionale significa mandare al collasso il sistema pensionistico (a meno di non prelevare ulteriori contributi dai nuovi lavoratori) perché l’INPS dovrà erogare un maggior numero di pensioni. Certo, le aziende di potrebbero trovare costrette a sostituire i lavoratori più anziani pensionati in maniera repentina e lo farebbero non senza difficoltà dovuta all’impossibilità di portare avanti una pianificazione delle assunzioni. Ma non è detto che punterebbero sull’assunzione dei più giovani perché la scelta dipende da una molteplicità di fattori dei quali l’innalzamento o l’abbassamento dell’età pensionabile è solo uno.

Ma quindi quante assunzioni ci saranno se andranno in pensione 500mila lavoratori (o 400mila, secondo Salvini)? Non si tratta di una cifra facile da prevedere, molto dipenderà anche dal tenore della crescita economica promessa (o dall’eventuale fase di stagnazione). Qualche tempo fa su LaVoce.info  ha condotto un fact-checking sulle affermazioni del vicepremier leghista spiegando che esiste anche una correlazione positiva (e non solo negativa come sostiene il governo) tra il numero dei lavoratori anziani e quello dei nuovi lavoratori. Secondo LaVoce però è quanto mai irrealistica l’ipotesi di una sostituzione di 400mila pensionati con 400mila giovani. Il rapporto di sostituzione non sarebbe di 1 a 1 come dice Salvini e nemmeno di 1 a 3 come dice Di Maio. Secondo alcuni studi invece sarebbe di 5 a 1 a favore dei pensionati. Ovvero un nuovo assunto ogni cinque pensionati. Rapporto che si traduce in circa 80mila nuove assunzioni.

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