La riforma della Legge Fornero spiegata ai bambini

di Giovanni Ponzetto

Pubblicato il 2018-10-05

Riformare la Legge Fornero, ovvero ridurre l’età pensionabile a 62 anni, manderebbe al tappeto i conti dello Stato con effetti devastanti sugli oneri che gravano sugli occupati e soprattutto dei giovani che subirebbero un ulteriore esproprio. Il governo continua a fornire cifre di fantasia. Stime senza alcun fondamento, ne’ economico ne’ di altra natura, per …

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Riformare la Legge Fornero, ovvero ridurre l’età pensionabile a 62 anni, manderebbe al tappeto i conti dello Stato con effetti devastanti sugli oneri che gravano sugli occupati e soprattutto dei giovani che subirebbero un ulteriore esproprio. Il governo continua a fornire cifre di fantasia. Stime senza alcun fondamento, ne’ economico ne’ di altra natura, per perpetrare il furto inter generazionale, sperando nella conclamata supina ignoranza diffusa tra le giovani generazioni. Esiste un modo semplice e diretto secondo per dimostrare anche a chi mastica poca aritmetica quali sono gli effetti sul bilancio dell’INPS dell’estensione dell’età pensionabile. È un metodo che trascura alcuni fattori secondari, ma che ha il pregio produrre un calcolo che chiunque possa capire, senza alcuna nozione di matematica attuariale.

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Immaginiamo il proverbiale signor Rossi, che con la legge attuale andrebbe in pensione a 68 anni. In un sistema in cui la pensione dipende dall’ammontare dei contributi versati nel tempo, ipotizziamo che a 68 anni il suo “patrimonio” accumulato sia pari a 350.000 euro. Sul sito web dell’ISTAT vengono pubblicati i dati sull’attesa di vita per ciascuna classe di età. Pertanto il signor Rossi può verificare il dato relativo alla sua età e chiedersi: “posto che io ho 68 anni, dato il numero di anni che ragionevolmente mi restano (secondo le tavole attuariali), qual è l’ammontare annuo della pensione che mi spetta? Un italiano di sesso maschile a 68 vive in media altri 17 anni. Quindi partendo da un tesoretto accumulato di 350.000 euro (e ipotizzando che tale tesoretto venga rivalutato in modo da compensare il tasso di inflazione) otteniamo che la pensione del signor Rossi ammonterà a circa 20.600 euro all’anno (infatti 350,000 / 17 = 20.588).

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Come cambia la sua situazione se il governo anticipa l’età pensionabile a 62 anni, SENZA chiedere soldi ad altri contribuenti, cioè ai giovani? Partiamo da un’ipotesi iper-ottimistica, vale a dire che il Signor Rossi abbia accunulato lo stesso “tesoretto” di 350,000 euro a 62 anni. Andiamo a verificare la tabella ISTAT sulle aspettative di vita e leggiamo che il Singor Rossi ha davanti a sé altri 21,5 anni di vita. Rifacciamo la divisione, con il nuovo denominatore e troviano che 350.000 / 21 = 16.667. Rispetto a prima la sua pensione è scesa di poco meno del 20% . Se invece a 62 anni aveva meno di 350.000, per esempio aveva accumulato solo 330.000 euro la botta è ovviamente ancora più dura: si dovrà accontentare di 15.348 euro all’anno, meno di 1200 euro al mese (per tredici mensilità). Dato che il pasto gratis non esiste, quei soldi devono saltare fuori da più deficit, più contributi in percentuale degli altri lavoratori in attività, da più lavoratori o da compressione dei margini di chi produce. In pratica la riforma della legge Fornero impone che chi lavora paghi altri 5.239 euro l’anno aggiuntivi a chi va in pensione anticipata. La cosa sarebbe già una vergogna di per sé. Ma c’è un’aggravante ancora più urticante. Quelli che pagheranno le pensioni ai vecchi di oggi, non riceveranno una pensione di sussistenza domani, perché il trend demografico è in discesa. Fra 20 o 30 anni non ci saranno abbastanza lavoratori per mantenere un esercito sconfinato di pensionati. Vogliamo incentivare i nostri figli ad andarsene?

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