TAV, se Di Maio non sa che in Francia lavorano ditte italiane

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2019-03-05

Che il MoVimento 5 Stelle si trovi in una situazione disperata ma non seria sulla TAV è provato dall’aneddoto raccontato oggi su La Stampa a proposito della visita di Luigi Di Maio a Torino: nell’occasione industriali e imprenditori hanno chiesto ai tanti leader grillini presenti cosa stesse succedendo sull’Alta Velocità. Chiara Appendino, che sul tema …

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Che il MoVimento 5 Stelle si trovi in una situazione disperata ma non seria sulla TAV è provato dall’aneddoto raccontato oggi su La Stampa a proposito della visita di Luigi Di Maio a Torino: nell’occasione industriali e imprenditori hanno chiesto ai tanti leader grillini presenti cosa stesse succedendo sull’Alta Velocità. Chiara Appendino, che sul tema ha già dimostrato di essere una vera M5S prima sostenendo che non si sarebbe impicciata del dossier quando era candidata sindaca perché non le conveniva  e poi impicciandosi del dossier per dare un pannicello caldo alla sua maggioranza in Comune che la odia, ha deciso di tornare a fare la volpe in attesa della pellicceria: «Ora è il momento di decidere ma è inutile che continuiate a chiedere a me se la Tav si farà o meno, io non sono un ministro».

Davide Casaleggio invece come al solito l’ha buttata in caciara:  «È incredibile come la vostra attenzione sia focalizzata su questo tema, di cui peraltro non si è discusso». Ma il capolavoro è quello di Luigi Di Maio. Entra dal retro ed esce dal retro per non incontrare giornalisti che gli facciano domande sulla TAV, ma becca gli imprenditori che gli chiedono lo stesso dell’argomento. E qui, tutto a un tratto, arriva il capolavoro:

Di Maio glissa, non si sbilancia, nemmeno quando gli viene chiesto della cosiddetta miniTav (che poi mini non è), il progetto ridimensionato nella tratta italiana. Su una cosa però vacilla: succede quando un imprenditore gli racconta che nel cantiere francese, dove si sta continuando a scavare, lavorano diverse aziende italiane e che lo stop all’opera avrebbe effetti negativi su quelle ditte e su decine di posti di lavoro. «Non lo sapevo», ammette.

Giggetto insomma non aveva ancora capito quale sia il problema di tutta questa opposizione all’Alta Velocità, ovvero gli investimenti, i lavori e i lavoratori. Non si era evidentemente accorto del fatto che se rinunciamo alla TAV rinunciamo anche ai cantieri per la TAV e questo non rende contenti né imprenditori né operai. A Di Maio non sfugge niente, insomma, e adesso che sa chissà cosa succederà: forse che Grillo e Di Battista potranno saltargli al collo?

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