Così Di Maio e Salvini stanno fregando i risparmiatori truffati dalle banche

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2019-02-11

Avevano promesso di rimborsarli il prima possibile e in toto. Ma il decreto attuativo non è ancora uscito da Palazzo Chigi. Perché c’è un problema con l’UE e un problema con la Corte Costituzionale

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Il primo atto di Giuseppe Conte, neopresidente del Consiglio dei ministri, fu incontrare a Palazzo Chigi i risparmiatori di Banca Etruria e di altri istituti di credito coinvolti nella crisi delle banche. Con una promessa ben precisa: quella di rimborsarli il prima possibile e in toto.

 

Perché i risparmiatori delle banche si sentono traditi da Di Maio e Salvini

Otto mesi dopo quella promessa deve ancora essere mantenuta e per un motivo ben preciso: la legge di Bilancio ha previsto 1,5 miliardi per il ristoro ma le modalità fissate sono contro le regole europee e presumibilmente non supereranno nemmeno l’esame della Corte costituzionale. Perché la Lega e il M5S hanno eliminato l’arbitrato – ovvero il giudizio in cui un’autorità (la Consob) certificava la truffa nei loro confronti – perché in assenza di un giudice che certifichi il cosiddetto misselling, il rimborso automatico delle azioni potrebbe configurarsi come una violazione delle regole sugli aiuti di Stato.

Deve esserci prima di tutto il giudizio di un organismo indipendente, tribunale o arbitrato. In secondo luogo, la banca colpevole deve essere fallita e non essere più sul mercato. In terzo luogo, la misura deve riguardare piccoli investitori. Infine, la compensazione può giungere solo dopo che sono state imposte eventuali misure di burden-sharing o bail-in, ossia di partecipazione alle perdite da parte di azionisti o obbligazionisti.

Per questo Palazzo Chigi sarebbe pronto ad inserire l’obbligo, per chi fa richiesta degli indennizzi, di portare la documentazione bancaria o giudiziale «idonea a comprovare violazioni massive» del Testo unico della Finanza che hanno causato il«danno» da risarcire. E proprio questo ha fatto arrabbiare chi contestava Di Maio e Salvini. Per questo Palazzo Chigi cincischia.

 

Il decreto attuativo per i risparmiatori che tarda

E per questo i risparmiatori sono molto arrabbiati: «Il decreto attuativo doveva arrivare il 30 gennaio, poi l’8 febbraio, e invece a Vicenza Salvini e Di Maio non hanno portato neanche le bozze, noi ci aspettavamo i moduli. — dice a Repubblica oggi Patrizio Miatello, presidente dell’associazione Ezzelino da Onara — Se il problema è che l’articolo 38 della legge di Bilancio è incompatibile con le norme Ue non è certo colpa nostra. È gravissimo che ora Di Maio ci dica “questa legge l’avete scritta voi risparmiatori”».

Anche Letizia Giorgianni, presidente dell’associazione “Vittime del Salvabanche”, rifiuta il tentativo di puntare il dito contro Bruxelles: «Non ci affascina il comizio contro l’Europa. Se si aprisse una procedura d’infrazione le risorse stanziate verrebbero congelate, sarebbe gravissimo. E poi non si tratta solo della Ue, anche la Corte costituzionale obbliga le amministrazioni a disapplicare le norme illegittime. Il direttore generale del ministero dell’Economia Rivera, che andrà con Tria a Bruxelles a difendere la posizione dell’Italia, aveva rilevato in tempo utile l’illegittimità dei rimborsi senza arbitrato: è come se mi avvalessi di un avvocato che ha depositato una memoria in cui sostiene che il colpevole sono io».

Tra l’altro i decreti sono due, il secondo, quello davvero esecutivo, deve arrivare a 45 giorni dal primo. Alla questione poi Di Maio ha collegato anche la conferma di Luigi Federico Signorini alla vicepresidenza di Bankitalia con posto nel Direttorio,  continuando a chiederne la testa con l’unico motivo di tacitare le contestazioni. Ma lo stallo sui rimborsi ai risparmiatori non è colpa di Bankitalia. È il governo ad esserne responsabile.

Leggi sull’argomento: Rimborsi ai truffati: perché Di Maio e Salvini sono stati contestati a Vicenza

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