Opinioni
Quando Di Battista si arrabbiava per i soldi pubblici alle banche
dipocheparole 08/01/2019
Mentre il governo Conte mette in conto lo stesso intervento dell’esecutivo Gentiloni per Carige e certifica con il consiglio dei ministri di essere pronto a salvare l’istituto di credito genovese se necessario non possono che tornare in mente i bei tempi in cui Alessandro Di Battista gettava il cuore oltre l’ostacolo dei soldi alle banche […]
Mentre il governo Conte mette in conto lo stesso intervento dell’esecutivo Gentiloni per Carige e certifica con il consiglio dei ministri di essere pronto a salvare l’istituto di credito genovese se necessario non possono che tornare in mente i bei tempi in cui Alessandro Di Battista gettava il cuore oltre l’ostacolo dei soldi alle banche denunciando in parlamento il rovinoso scandalo di prepararsi a salvare le banche in crisi per non scatenare uno tsunami sull’economia. Era uno scandalo, ovvio, perché lo facevano gli altri e segnatamente il governo Gentiloni. Tuonava all’epoca il Blog delle Stelle:
Prima i 5,4 miliardi per Mps, poi una cifra simile per le banche venete. E considerando i costi totali delle due operazioni (l’ipotesi peggiore di perdita sulle garanzie), l’esborso complessivo dello Stato potrebbe arrivare a 23 miliardi.
Il totale parla di oltre 85 miliardi regalati in varie forme alle banche.
Adesso sappiamo perché non ci sono mai soldi per i cittadini: vengono regalati alle banche.
Gli Italiani, grazie agli ultimi governi, pagano le tasse per salvare le banche.
Insomma, uno scandalo. Uno schifo. Una vergogna. Una di quelle tragedie che sono come il cacio sui maccheroni per i grillini dell’epoca, perché non avendo posti o responsabilità di governo si poteva soffiare sul fuoco della demagogia e poi passare all’incasso alle urne. E oggi? Oggi, mentre Di Maio si mette il gilet giallo e il reddito di cittadinanza andrà anche ai rom, il Governo del Cambiamento fa la stessa cosa che ha fatto l’esecutivo di Gentiloni. Senza arrossire. E senza nemmeno chiedere scusa. Anzi, fischiettando. Come tutti i cialtroni messi di fronte alla realtà.