Il DEF e le tasse: più acconti e meno sgravi

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2018-10-06

Possibile aumento dei versamenti anticipati da banche e imprese. Gli effetti della cancellazione di IRI ed ACE

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La Nota di Aggiornamento del Documento di Economia e Finanza è stata finalmente partorita e subito bocciata dall’Unione Europea, che ha inviato una risposta chiara alla lettera di Giovanni Tria in attesa del giudizio delle agenzie di rating. Nel nuovo DEF sono abolite sia l’imposta sul reddito imprenditoriale (Iri) sia l’aiuto alla crescita economica (Ace). E potrebbe non bastare visto che sul fronte delle maggiori entrate si annunciano, rinviando i dettagli alla manovra 2019-2021, anche aumenti che «proverranno da modifiche di regimi agevolativi, detrazioni fiscali e percentuali di acconto d’imposta». 

Il DEF e le tasse: più acconti e meno sgravi

Di che stiamo parlando? L’IRI e l’ACE servivano ad obiettivi di riduzione del carico fiscale per tre miliardi: con la rinuncia all’imposta sul reddito imprenditoriale la diminuzione del carico fiscale per le partite IVA annunciata dal governo con la cosiddetta Dual Tax verrà pagata da tutta la platea dei contribuenti professionisti. Sull’addio all’Ace a denunciare ieri il rischio di una aumento della pressione fiscale è stato il presidente del Consiglio nazionale dei commercialisti, Massimo Miani :«La sostituzione dell’Ace con il nuovo meccanismo agevolativo può essere in molti casi a saldo negativo e sarà quindi importante trovare soluzioni tecniche idonee a scongiurare un aumento della pressione fiscale che pensiamo non essere certamente tra gli intendimenti del governo». A dire addio all’Ace saranno 1,2 milioni di imprese.

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Le misure 2019 (La Stampa, 6 ottobre 2018)

Non solo: le coperture della manovra 2019 sono quantificate in circa 20 miliardi e per questo il governo immagina di aumentare gli acconti fiscali, come già fatto dai governi precedenti. Alle imprese, in particolare alle banche (ma è stato fatto anche con i contribuenti per l’Irpef), si chiede sostanzialmente di versare un po’ più tasse in acconto, ed un po’ di meno a saldo. Per lo Stato significa più soldi nel‘19  e un po’ meno nel ‘20, quando le esigenze del bilancio saranno meno pressanti. In teoria.

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