«Il decreto per i risarcimenti? Bisogna farlo perché ci sono le elezioni»

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-04-05

Ieri niente decreto sui rimborsi ai truffati delle banche. E Di Maio si è arrabbiato…

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Il decreto per i risarcimenti è saltato. La riunione del Consiglio dei ministri di ieri si è chiusa in serata con l’approvazione del provvedimento che dovrebbe stimolare la crescita con la formula del «salvo intese». Ma niente rimborsi attesi dai risparmiatori. E i retroscena dei giornali raccontano un consiglio dei ministri surreale, nel quale Luigi Di Maio parla del valore “elettorale” della legge: «Dobbiamo tutti essere consapevoli di quanto vale questo provvedimento in termini elettorali, la fretta è più che giustificata». Spiega però Marco Galluzzo sul Corriere della Sera che Tria però non è rimasto molto impressionato dall’argomento:

«Ci vuole una norma» il ritornello, ripetuto più volte, pacatamente, senza scontro, ma in un’atmosfera che a tratti è divenuta gelida fra i tanti ministri che erano convinti di essere arrivati al momento decisivo. Anche Giancarlo Giorgetti ha cercato di fare una sintesi tecnica fra le due posizioni, ma invano, alla fine è prevalsa la logica del rinvio, quasi un nuovo modello Tap.

Sarà infatti Conte ad assumersi la responsabilità di una soluzione, incontrando le associazioni dei truffati lunedì prossimo: gli sottoporrà il lavoro fatto finora dal governo, chiederà loro un via libera come richiesto dai 5 Stelle, che si sono impuntati sul fatto che il doppio binario di rimborso, modellato da Tria,non potesse comunque essere approvato senza una previa consultazione con le associazioni dei truffati dalle banche. Dopo, solo dopo, dunque martedì prossimo, si terrà un altro Consiglio dei ministri.

Annalisa Cuzzocrea invece racconta su Repubblica che la vicenda potrebbe accelerare il rimpasto di governo:

A chi chiede «cosa succede adesso?», il leader del Movimento dice di non capire a che gioco stiano giocando Matteo Salvini e, soprattutto, Giancarlo Giorgetti. Di cui — continua a dirlo in ogni colloquio riservato — non si fida. Ufficialmente, Di Maio nega che ci sia la possibilità di un qualsiasi rimpasto dopo le europee. Ma la questione esiste e non c’è ministro o big dei 5 stelle che non ragioni su quello che si può cedere. E su quello che invece bisogna tenere. Uno dei ministeri che fa gola ai leghisti è quello dell’Ambiente, che Salvini vorrebbe regalare alla sottosegretaria leghista Vania Gava, talmente solerte da non far passare giorno senza un comunicato in cui dice l’esatto contrario di quanto sostenuto dal generale Sergio Costa.

Per i 5 stelle però, lasciare una pedina “identitaria” come l’ambiente sarebbe insostenibile, a meno che per il ministro non si liberasse un posto in Europa. Mentre sarebbe più semplice mollare un ministero che sta facendo esplodere le loro contraddizioni come quello sulla Salute guidato da Giulia Grillo. Anche sui Trasporti, Di Maio vorrebbe tener duro, cedendo – nonostante le gaffes e gli errori di Danilo Toninelli – il ministero della Cultura guidato da Alberto Bonisoli.

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