Decreto Dignità, salta la clausola per i contratti stagionali

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2018-07-12

I contratti per attività stagionali possono essere rinnovati e prorogati anche in assenza delle causali. Lo prevede il Decreto Dignità bollinato dalla Ragioneria dello Stato. Il governo quindi ha modificato la bozza precedente: da adesso i contratti stagionali saranno esentati dalle causali per i rinnovi dopo il primo rapporto di lavoro. Per il Decreto Dignità …

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I contratti per attività stagionali possono essere rinnovati e prorogati anche in assenza delle causali. Lo prevede il Decreto Dignità bollinato dalla Ragioneria dello Stato. Il governo quindi ha modificato la bozza precedente: da adesso i contratti stagionali saranno esentati dalle causali per i rinnovi dopo il primo rapporto di lavoro. Per il Decreto Dignità ora si attende la firma del Quirinale e la successiva pubblicazione in Gazzetta ufficiale. Nella conversione in legge, è stato annunciato sia dalla Lega che dal M5S, torneranno anche i voucher. Sempre a proposito di coperture, le misure contro il precariato, in particolare la stretta sulla durata dei contratti a termine, costeranno 220,5 milioni dal 2018 al 2020, salendo a 710 milioni al 2027, con un ulteriore aggravio di circa 73 milioni l’anno a decorrere dal 2028: questa è la stima l’articolo sulle coperture del decreto dignità, aggiunto nella tarda serata di ieri nella versione bollinata dalla Ragioneria generale dello Stato. Nello stesso articolo si dà incarico all’INPS di monitorare ogni tre mesi “maggiori spese e minori entrate” al fine di garantire “la neutralità sui saldi di finanza pubblica”.

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In più, l’aumento del Preu, il prelievo erariale unico su slot machine e videolotteries, sarà in due tranche e la prima scatterà già a settembre di quest’anno. La tassa su slot e vlt – si legge – “è fissata rispettivamente nel 19,25% e nel 6,25% dell’ammontare delle somme giocate a decorrere dal primo settembre 2018 e nel 19,5% e nel 6,5% a decorrere dal primo maggio 2019”. Le maggiori entrate andranno a coprire il divieto di pubblicità di giochi e scommesse ma anche l’abolizione dello split payment sui professionisti. Gli oneri derivanti dallo stop alla pubblicità sui giochi, che comporta anche una conseguente riduzione degli incassi Iva per lo Stato, ammontano, secondo quanto specificato nel testo del decreto, a 147 milioni nel 2019 e a 198 milioni nel 2019. Nel 2018 35 milioni dell’aumento del Preu andranno invece alla copertura dell’eliminazione dello split payment sui professionisti. Nella versione definitiva del decreto, bollinata dalla Ragioneria, è infatti saltato l’analogo contributo pescato nella quota del Mise nel Fondo per il pluralismo e l’innovazione dell’informazione istituito nel 2016. La tassa sui giochi contribuirà allo stesso scopo anche per 6 milioni nel 2019 e 34 milioni nel 2020. Ma sempre dall’incremento del Preu deriveranno anche risorse per la modifica della disciplina dei contratti a termine: per coprire i costi derivanti dalla riduzione della durata massima da 36 a 24 mesi sono destinati 42,5 milioni nel 2019, 2 milioni nel 2020 e 36 milioni a decorrere dal 2021.

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