Così il M5S perde la maggioranza in CdM

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2019-12-29

La componente di centrosinistra ha portato a casa un uomo in più (e quindi in teoria saremmo 12 a 11) ma soprattutto Giuseppe Conte è ormai il rappresentante di una forza politica autonoma all’interno del M5S e persino in Parlamento, dove molti continuano a vederlo come punto di riferimento politico. Per questo è difficile che Di Maio possa contarlo nella sua squadra

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Con le nomine di Lucia Azzolina e Gaetano Manfredi rispettivamente all’Istruzione e all’Università il MoVimento 5 Stelle perde la maggioranza in Consiglio dei ministri: il centrosinistra, con il nuovo riferimento Pd Manfredi, ha pari esponenti rispetto agli alleati e quindi l’ago della bilancia rimane il presidente del Consiglio Giuseppe Conte.

Così il M5S perde la maggioranza in CdM

Manfredi, tecnico vicino al Pd, è il quarto ministro-rettore in otto stagioni, dopo Profumo, Carrozza e Giannini. Il problema è che entrambi, Azzolina e Manfredi, sono il settimo e l’ottavo ministro destinati a Viale Trastevere di queste ultime otto stagioni: un anno medio di durata per ogni responsabile del sapere pubblico non può consentire alcuna amministrazione di comparti così delicati. E il primato di Lorenzo Fioramonti, dimessosi per mancati finanziamenti dopo 110 giorni, non ha fatto che rendere ancora più precario un percorso politico all’interno di un mondo precario di suo. Senza contare la storia dell’indagine, di cui oggi ha parlato lo stesso Manfredi.

gaetano manfredi ministro università indagato

Per questo ieri è andato all’attacco Piernicola Pedicini, portavoce M5s al Parlamento europeo:”Continua il saccheggio dei ruoli ministeriali in quota M5s a favore del Pd”, lamenta Pedicini. “E Conte è come una specie di Robin Hood al contrario, che ruba ai poveri per dare ai ricchi”, aggiunge, su Facebook. “Vorrei tanto sapere i nomi dei gruppi parlamentari che si sono tanto spesi per l’irrinunciabile ‘genio’ di Fioramonti che ha causato tutto questo casino”, attacca. “Intanto, il partito di Conte prende sempre più forma, mentre noi la perdiamo sempre più”, è l’amara previsione.

piernicola pedicini

E’ qui che esponenti di governo del M5S criticano la decisione comunicata da Conte durante la conferenza stampa di fine anno, che comunque sarebbe stata concordata e condivisa coi i partiti che sostengono la maggioranza (Pd, Iv, M5s e Leu): “E’ stata una pessima mossa”, commentano. “Conte è bravissimo nel comunicare ma questa e’ stata una scelta sbagliata. Così abbiamo perso anche la maggioranza in Consiglio dei ministri”. Nei messaggi tra i parlamentari del Nord poi girano gli screenshot del post di Di Maio; a commento della nomina di Manfredi il capo politico del M5s scrive: “Una scelta che ci rende felici anche per un altro motivo: finalmente arriva un riconoscimento alle Università del Sud. Lo avevamo chiesto con forza perché il Sud ha tutte le potenzialità per rilanciarsi”. “Onestamente non comprendo perché parlare di Sud in un post dedicato alle nuove nomine. Siamo ancora un partito nazionale?”, si chiede, polemica, sui social, la deputata milanese Elisa Siragusa.

Quando il M5S contava i ministri

In realtà però il M5S non è diventato minoranza, ma ha soltanto pareggiato i conti con l’alleato di governo. Qualche tempo fa Di Maio fece pubblicare sul Blog delle Stelle questo schema che serviva a rispondere a quanti lo accusavano di non aver saputo trattare con il Partito Democratico. L’elemento più interessante del grande grafico era studiato per mostrare plasticamente come Di Maio avesse la maggioranza in Consiglio dei ministri. Dopo aver riunito il«suo» Cdm alla Farnesina, il ministro degli Esteri tornava a mostrare i muscoli per far vedere a Giuseppe Conte che i ministri rispondevano a lui. Nel grafico Conte era indicato in cima all’elenco con gli stessi caratteri e lo stesso corpo dedicati ai responsabili dei dicasteri. E proprio come fosse un esponente 5 Stelle fra i tanti e non quel premier «super partes» che Conte vuole essere. Quanto all’altra metà del governo, ci sono solo le caselle ma non si fa cenno al Pd, né tantomeno al nome dei ministri dem. Il risultato finale era 12 a 10.

blog delle stelle ministri m5s

Oggi però la componente di centrosinistra ha portato a casa un uomo in più (e quindi in teoria saremmo 12 a 11) ma soprattutto Giuseppe Conte è ormai il rappresentante di una forza politica autonoma all’interno del M5S e persino in Parlamento, dove molti continuano a vederlo come punto di riferimento politico. Per questo è difficile che Di Maio possa contarlo nella sua squadra: se Conte è fuori dai giochi i ministri sono pari (11 a 11); se invece è in quota PD, come qualcuno nel M5S sussurra, allora è vero che i grillini hanno perso la maggioranza in Consiglio dei Ministri.

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