Cos’è il MES e cosa cambia con il Fondo Salva Stati

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-11-28

La sigla sta per Meccanismo europeo di stabilità. Si tratta di un’organizzazione intergovernativa della quale fanno parte i 19 Paesi della zona euro. Creato nel 2012, ha il compito di aiutare gli Stati membri che si trovano in gravi difficoltà finanziarie o ne sono minacciati.

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Il Corriere della Sera pubblica oggi una serie di domande e risposte sul MES, il Meccanismo Europeo di Stabilità, e sul Fondo Salva Stati, che ieri hanno scatenato una rissa alla Camera dopo l’audizione del ministro dell’Economia Roberto Gualtieri al Senato.

Che cos’è il MES?
La sigla sta per Meccanismo europeo di stabilità. Si tratta di un’organizzazione intergovernativa della quale fanno parte i 19 Paesi della zona euro. Creato nel 2012, ha il compito di aiutare gli Stati membri che si trovano in gravi difficoltà finanziarie o ne sono minacciati.

Da dove vengono i soldi per gli aiuti?
I fondi vengono dagli stessi Stati del Mes, in maniera proporzionale al peso delle loro economie. Il capitale ammonta a 80 miliardi di euro. L’Italia ha contribuito con 14,3 miliardi, terzo posto dietro Germania e Francia. Emettendo titoli con la garanzia degli Stati membri, il Mes può raccogliere sui mercati fino a 700 miliardi.

Ma perché adesso se ne parla?
A giugno di quest’anno prima l’Eurogruppo, dove siedono i ministri dell’Economia della zona euro, e poi il vertice euro, dove siedono i capi di governo e il presidente della commissione Ue, ha varato una revisione delle regole del Mes. Per l’approvazione definitiva del testo manca però un’ultima riunione dei capi di governo, che si terrà a dicembre.

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Il fondo permanente e il Meccanismo Europeo di Stabilità (Il Messaggero, 22 novembre 2019)

Cosa cambia con questa riforma?
Per accedere agli aiuti, cioè a una linea di credito precauzionale, i Paesi più indebitati non dovranno firmare un accordo che indica le riforme da adottare. Basterà una semplice lettera di intenti. Ma solo per quei Paesi che rispettano i parametri di Maastricht, tra cui il tetto del 60% nel rapporto tra debito pubblico e Pil. Secondo una simulazione del think thank Bruegel, tra i 19 Paesi della zona euro ben 10, compresa l’Italia, non rispettano Maastricht. E quindi non avrebbero alcun vantaggio da questa misura.

Ci sono modifiche che riguardano le banche?
Sì, è il meccanismo del backstop. Il Mes potrà contribuire con 55 miliardi di euro al Fondo di risoluzione unico, finanziato dalle banche della zona euro per aiutare gli istituti di credito in difficoltà.

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Il meccanismo salva-Stati (Il Sole 24 Ore, 21 novembre 2019)

E la ristrutturazione del debito cosa c’entra?
La riforma rende più semplice la ristrutturazione del debito pubblico, cioè una riduzione concordata del valore del prestito fatto allo Stato, per i Paesi che chiedono aiuto al Mes. Questa semplificazione, che prevede un solo voto dei creditori al posto delle procedure complesse previste oggi, scatterà nel 2022. È possibile che i creditori chiedano interessi più alti proprio a quei Paesi, come l’Italia,considerati meno solidi. Questo farebbe salire il costo del servizio del debito pubblico, rischiando di innescare una pericolosa spirale.

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