Cosa succede a palestre e piscine con il DPCM Coronavirus

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-03-08

Il decreto della presidenza del consiglio dei ministri sul Coronavirus che definisce le nuove zone chiuse d’Italia (la Lombardia e altre 14 province) si occupa anche dell’attività fisica: i divieti nelle zone chiuse e le possibilità, ma a certe condizioni, per corsa, palestra e piscina nel resto d’Italia

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Il decreto della presidenza del consiglio dei ministri sul Coronavirus che definisce le nuove zone chiuse d’Italia (la Lombardia e altre 14 province) si occupa anche dell’attività fisica: «lo sport di base e le attività motorie in genere, svolte all’aperto ovvero all’interno di palestre, piscine e centri sportivi di ogni tipo, sono ammessi esclusivamente a condizione che sia possibile consentire il rispetto della distanza di sicurezza interpersonale di almeno un metro».

Coronavirus: come fare sport evitando il contagio

In pratica, ad oggi è possibile provare a tenersi in forma prendendo dei giusti accorgimenti. Oltre all’ovvia necessità di lavarsi spesso e per bene le mani, secondo il governo bisogna rispettare la nota distanza di sicurezza – che però negli sport da contatto è impossibile da mantenere – ed è anche ovviamente fondamentale che chi mostri dei sintomi, seppur lievi, resti in casa evitando qualsiasi tipo di attività sportiva. D’altro canto va ricordato che il paziente 1 della Lombardia, Mattia, del quale ancora non si sa come sia stato contagiato, aveva partecipato a varie attività sportive prima di finire al pronto soccorso di Codogno, tra cui una partita di calcio e una mezza maratona a Santa Margherita Ligure.

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Coronavirus: dove è stato il paziente 1 in Lombardia (Corriere della Sera, 22 febbraio 2020)

Non solo: Il Messaggero oggi spiega che bisogna prestare particolare attenzione negli spogliatoi, in cui temperatura e umidità possono favorire la diffusione del virus, ed evitare di scambiarsi bottiglie, asciugamani o anche di toccarsi dandosi il tradizionale “cinque” al termine di una partita.

In questa fase infatti, al termine degli allenamenti e quindi di uno sforzo fisico intenso, bisogna tenere in conto che il nostro corpo reagisce in maniera particolare ed ha una finestra temporale in cui è da considerarsi più vulnerabile. Circa due ore in cui la risposta immunitaria è ridotta e in cui è fondamentale essere accorti e rispettare tutte le norme indicate oltre a quelle di comune buonsenso.

Cosa succede a palestre e piscine con il DPCM Coronavirus

Il quotidiano romano spiega che gli sport da contatto come il calcio o il rugby – le cui attività sono state sospese dalla Federazione Rugby Italiana fino al 15 marzo – possono portare a uno scambio di fluidi biologici in grado di veicolare il virus. Non si tratta però del sudore che di per sé non è contagioso, ma degli ormai noti droplet e cioè le goccioline di saliva o le goccioline respiratorie dal naso. Pe questo, anche se non esiste un vero e proprio divieto emanato da parte del Governo, essendo impossibile mantenere la distanza minima di un metro nel corso di una partita alcuni esperti consigliano di evitare questo tipo di attività. Posto che palestre e piscine sono chiuse nelle zone della Lombardia e nelle 14 province (Modena, Parma, Piacenza, Reggio Emilia, Rimini, Pesaro e Urbino, Alessandria, Asti, Novara, Verbano Cusio Ossola, Vercelli, Padova, Treviso e Venezia), nel resto d’Italia bisognerà fare attenzione a rispettare alcune regole che riguardano tanto gli spogliatoi quanto le aree comuni, o in generale tutti quei posti in cui si sta troppo vicino ad altre persone.

Innanzitutto bisogna, sia da parte di chi gestisce le strutture che di chi le frequenta, che vengano rispettate le norme igieniche. Servono cioè una buona sanificazione della struttura, una buona areazione e la messa a disposizione, nei bagni, nelle docce e negli spogliatoi, dei dispenser con i liquidi igienizzanti. Dal canto loro i clienti devono sempre lavarsi bene le mani prima e dopo l’attività fisica e soprattutto evitare di condividere con altri bottiglie e bevande da sorseggiare.

Durante gli esercizi invece è fondamentale evitare le sale troppo affollate dato che bisogna mantenere l’ormai nota distanza di sicurezza, tra un metro e un metro e mezzo. Allo stesso modo è necessario evitare di toccarsi occhi o bocca dopo aver utilizzato gli attrezzi che comunque è sempre bene coprire con un proprio asciugamano o un semplice telo.

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Coronavirus: come ci si ammala (La Repubblica, 4 marzo 2020)

Per quanto riguarda invece le piscine, sembra si sia giunti alla conclusione che frequentare le piscine non è di per sé pericoloso:

Come hanno spiegato diversi esperti infatti, il nuoto non è uno sport di contatto e quindi espone a minori rischi di contagio. Non solo, determinanti in tal senso sono le caratteristiche ambientali delle piscine: da un lato la presenza in acqua di cloro impedisce la diffusione di un virus, dall’altro la temperatura dell’acqua (tra i 27 e i 29 gradi) limita ulteriormente il fenomeno.

Tuttavia i veri pericoli, anche in questo caso, si nascondono negli spogliatoi dove non solo bisogna rispettare le distanze, non scambiarsi asciugamani o accappatoi e non bere dalle stesse bottiglie, ma anche evitare di fermarsi troppo. Al loro interno infatti alte temperature ed umidità possono facilitare il mantenimento in aria del virus attraverso le goccioline più piccole che però è bene ricordare nel caso del Covid-19 sono meno pericolose – che si mescolano al vapore acqueo.

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Coronavirus: COVID-19, la malattia (La Repubblica, 4 marzo 2020)

Infine c’è la corsa all’aperto: la normale attività fisica di jogging di per sé è sicura, anche perché di solito la si svolge da soli e quindi non c’è un particolare pericolo. Bisogna evitare in questi casi di correre senza rispettare la distanza di sicurezza e sono vietate, invece, le gare dove gli atleti spesso corrono spalla a spalla.

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