Cosa riapre oggi e in quali regioni

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2020-05-18

Oggi parte la riapertura differenziata con regole differenti valide in una regione sì e nell’altra no, come se SARS-COV-2 avesse declinazioni regionali. Il risultato della spinta delle categorie e della pressione degli enti locali è un tana libera tutti in cui ciascuno dovrà contare sulla responsabilità altrui

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Oggi è il giorno delle riaperture differenziate nelle regioni italiane per la fase 2 dell’emergenza Coronavirus SARS-COV-2 e COVID-19. Il Corriere della Sera ci ricorda oggi che ieri sera alle 18 il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha firmato il DPCM 18 maggio sulle riaperture. Sembrava tutto fatto già sabato sera dopo la conferenza stampa dello stesso Conte a Palazzo Chigi. E invece poi è iniziata la notte più lunga, con un ulteriore incontro da remoto tra Conte, il ministro per gli Affari regionali Francesco Boccia e tutti i presidenti delle Regioni.

Cosa riapre oggi e in quali regioni

Il compromesso l’abbiamo raccontato ieri: le Regioni, che per volontà politica si erano trovate nella posizione imbarazzante di dover giustificare con le categorie perché in alcuni territori si sarebbe riaperto questo esercizio e non l’altro. E allora hanno deciso per una tana libera tutti che, a parte l’opposizione di Vincenzo De Luca, ha visto partecipe ogni governatore. Il risultato finale è la riapertura differenziata con regole differenti valide in una regione sì e nell’altra no, come se SARS-COV-2 avesse declinazioni regionali. Uno dei punti di discussione, spiega oggi Repubblica, era la questione del distanziamento nei negozi:

Quel che il premier avrebbe voluto, è che le Regioni si accontentassero del fatto che le direttive dell’Inail (quelle sui 4 metri quadri per cliente in bar e ristoranti) fossero state tenute fuori. Derubricate a documenti di lavoro. Ma non basta a nessuno. Bonaccini si impunta. Con lui, ancora una volta, c’è il presidente del Veneto Luca Zaia. Che ancora una volta è distante anni luce dal collega leghista Attilio Fontana: «Ma se serve più tempo, se il Cts deve validare il nostro protocollo, aspettiamo», propone il presidente della Lombardia. A quel punto sono già le due di notte.

«Non prendiamoci in giro – replica Bonaccini – se ridiscutiamo il testo, questa settimana non riapre più nessuno. Ce ne vorranno almeno altre due». Interviene, per la prima volta («Scherziamo sempre sul suo silenzio in Conferenza Stato-Regioni», racconta Giovanni Toti) il presidente del Lazio Nicola Zingaretti. Da governato re, da segretario del Pd, il secondo partito della coalizione giallo-rossa, dice: «Mi sembra che la proposta di Bonaccini sia un punto di mediazione accettabile. Mettiamo le linee guida regionali in premessa e come allegati». Conte capitola.

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Cosa riapre oggi nelle regioni (Corriere della Sera, 18 maggio 2020)

Per quanto riguarda le differenze tra regioni, in Piemonte il governatore Alberto Cirio ha posticipato di alcuni giorni le riaperture della«fase 2». Bar e ristoranti torneranno ad accogliere clienti dal 23 maggio, quando saranno a posto con gli standard di sicurezza previsti, mentre i mercati riapriranno al pubblico mercoledì dopo che saranno sistemate le piazze secondo i protocolli. In Toscana il presidente Enrico Rossi avrebbe voluto rinviare le riaperture per consentire di adeguarsi alle prescrizioni imposte dai protocolli, ma di fronte alla scelta delle altre Regioni (Campania esclusa) di procedere ha deciso di adeguarsi con l’ordinanza firmata ieri. Da oggi via libera a bar, ristoranti, negozi, centri commerciali e stabilimenti balneari. In Veneto invece via libera da oggi alla riapertura di bar e ristoranti con la distanza ridotta come concordato venerdì. Il governatore Luca Zaia ha invece deciso di stralciare l’ipotesi di consentire la ripresa dell’attività alle strutture per bambini da 0 a 14 anni (centri estivi, oratori). Introdotta una multa fino a 3mila euro per chi non indossa la mascherina. Infine, la Campania: il presidente Vincenzo De Luca ieri ha precisato di non aver firmato alcun accordo con il governo perché avrebbe voluto una maggiore assunzione di responsabilità da parte del ministero della Salute. Oggi in Campania non apriranno i battenti né bar né pub né ristoranti. Il via libera dovrebbe arrivare mercoledì anche se c’è chi parla di differimento di una settimana.

La regola del metro e il caso Lombardia

C’è il caso Lombardia, che è probabile, visti i dati e l’andamento dei contagi, che rimarrà chiusa, per evitare altri esodi vacanzieri verso Sud, le montagne o i litorali. Gli esperti gli hanno detto che sarà molto importante vedere se salirà la curva epidemiologica nella seconda metà di giugno, quando si sconteranno gli effetti delle riaperture. E’ tutto molto imprevedibile e dipenderà dai singoli comportamenti. Certo, come ha fatto ben capire nelle dichiarazioni pubbliche, potrebbero esserci lockdown selettivi. Lo ha spiegato già al governatore lombardo Attilio Fontana che, a differenza del collega piemontese, ha spinto per allineare la Lombardia alle riaperture di oggi. Conte, Boccia e Speranza erano contrari. La Stampa spiega la regola del metro:

Un po’ ovunque le regole auree da rispettare sono il metro di distanza da chi ci sta accanto, la pulizia delle mani ovunque si entri e la mascherina tirata su, al chiuso o all’aperto, quando non è possibile mantenere il distanziamento di sicurezza. Un metro è la distanza tra i tavoli del ristorante o al bancone del bar. Se allo stesso tavolo non si riesce a mantenere il metro di sicurezza si alza la barriera in plexiglass, salvo non si sia conviventi.

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La riapertura differenziata nelle regioni (La Repubblica, 17 maggio 2020)

Vietate le consumazioni a buffet e per ordinare si dovrà favorire la consultazione on line. Personale sempre con la mascherina, che dovranno tirare su anche i clienti quando si alzano da tavola, mentre il conto meglio se saldato in modalità elettronica. Anche per i negozi vale la regola del metro sia quando si è in fila per entrare che all’interno. Mascherina obbligatoria per tutti e guanti quando si maneggiano vestiti o scarpe.

Per il resto, a parte l’addio all’autocertificazione se non ci si deve spostare tra due regioni, tutto è affidato alla fortuna. E alla responsabilità altrui.

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