Cosa c’è dietro la guerra di Salvini al Vaticano

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2019-05-13

I due vicepremier hanno trovato un nuovo argomento su cui litigare: Papa Bergoglio. Salvini attacca l’Elemosiniere del Papa che riallaccia i contatori in un palazzo occupato a Roma. Di Maio difende il pontefice dall’attacco di Forza Nuova che sostiene che Papa Francesco sia un pericoloso immigrazionista. Lega e M5S sono a caccia dei voti dei cattolici, chi vincerà?

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I due vicepremier del governo del Cambiamento Salvini e Di Maio hanno appena finito di litigare sul povero Armando Siri che subito hanno dovuto trovare qualcosa su cui essere in disaccordo. Non si tratta del Decreto Sicurezza bis che ha “deluso” il Capo Politico del M5S non perché criminalizza le ONG con multe per ogni migrante salvato ma perché “non c’è nulla sui rimpatri”. Ma per un Di Maio per cui il pugno duro contro i migranti non è abbastanza ce n’è uno che si schiera a favore degli ultimi. O meglio: a difesa del Papa.

Salvini contro l’Elemosiniere del Papa

La nuova battaglia tra Lega e MoVimento 5 Stelle si combatte in Vaticano. A sparare il primo colpo è stato il ministro dell’Interno che ieri a Bra (Cuneo) ha commentato così la decisione dell’Elemosiniere del Papa, il cardinale polacco Konrad Krajewski, che ieri si è letteralmente calato in un tombino per riallacciare i contatori di un palazzo ex Inpdap occupato: «conto che l’elemosiniere del Papa, intervenuto per riattaccare la corrente in un palazzo occupato di Roma, paghi anche i 300mila euro di bollette arretrate». Parlando alla folla Salvini ha detto: «penso che voi tutti, facendo sacrifici le bollette le pagate, se qualcuno è in grado di pagare le bollette degli italiani in difficoltà siamo felici».

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Nel palazzo in via Santa Croce in Gerusalemme – occupato dal 2013 – dal 6 maggio 420 persone (tra cui 98 minorenni) erano senza corrente elettrica. L’Elemosiniere papale ha spiegato così all’ANSA il suo gesto: «sono intervenuto personalmente, ieri sera, per riattaccare i contatori. È stato un gesto disperato. C’erano oltre 400 persone senza corrente, con famiglie, bambini, senza neanche la possibilità di far funzionare i frigoriferi». Il cardinale ha detto di essere pronto ad ogni conseguenza, ma di essere contento perché intanto quasi 500 persone hanno di nuovo la corrente elettrica.

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«Se si paga per chi occupa un palazzo abusivamente, allora che si paghi per tutti gli italiani che ne hanno bisogno. Mi sembra un ragionamento normale, rispettoso, cristiano» ha commentato Salvini, uno che andava in piazza a giurare sul Vangelo con il rosario in mano e che oggi vorrebbe spiegare la carità ai preti (magari dicendo che chiede sempre consiglio a Padre Pio). In fondo nella Lega sono fatti così: fanno sparire 49 milioni di euro dei cittadini italiani e si lamentano chiedendo “indietro” 300mila euro di bollette non pagate. E non si limitano a questo, ci insegnano anche il catechismo, come ha già fatto il ministro della famiglia Fontana spiegandoci che amare il prossimo tuo significa occuparsi di chi ti sta vicino, non dei migranti. Eppure più vicino di 450 persone che vivono a 2 km dall’ufficio di Salvini (e a 3 dal Campidoglio) è difficile trovarne.

Perché Salvini attacca Bergoglio?

L’uscita di Salvini contro il cardinale è l’ennesimo episodio che dimostra come i rapporti tra una parte del governo italiano e il Vaticano continuino ad essere tesi. Il ministro dell’Interno vuole dare di sé l’immagine del crociato che difende il Paese e l’Occidente dalla minaccia islamica e dai migranti. Ad esempio ieri da Lucia Annunziata Salvini ha detto che «l’unico sangue sparso in Europa è quello dei terroristi islamici. Questo voglio combattere». Ma al Papa l’atteggiamento del Capitano non piace, tant’è che Bergoglio si sarebbe rifiutato di ricevere il leader della Lega fino a quando non cambierà politica. E quella contro Papa Francesco è una battaglia che viene da lontano.

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Nel 2016 a Pontida Salvini sfoggiava una maglietta con scritto il mio papa è Benedetto e invitava a non dimenticare l’insegnamento del Papa Emerito Benedetto XVI. Quale insegnamento? Quello secondo cui prima del “diritto ad emigrare” viene il diritto a non emigrare. E dal momento che Papa Francesco è a favore dell’accoglienza (ma anche la CEI è sulla stessa linea) per la Lega il pontefice è diventato una sorta di nemico. 

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O quantomeno uno che sta dalla parte del business delle cooperative di accoglienza. Ma non finisce qui perché secondo un’inchiesta realizzata da SourceMaterial e pubblicata in esclusiva per l’Italia da Fanpage  dietro la guerra a Papa Bergoglio ci sarebbe l’ex consulente di Trump e punto di riferimento della cosiddetta alt right statunitense Steve Bannon. Il ragionamento è semplice: il Papa sta dalla parte dei migranti? Allora le sue idee vanno contrastate.

Il M5S scopre che “difendere” Bergoglio conviene

Trascinare Benedetto XVI nella mischia serve allo scopo di tenere i voti di quei cattolici che ancora seguono i discorsi del Papa. Del resto se la massima autorità della Chiesa Cattolica dice che bisogna accogliere i migranti come fa un buon cristiano a dire il contrario e a votare per un partito che dice tra le righe che Francesco è una specie di impostore?

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Lo striscione di Forza Nuova contro il Papa

Ecco che Luigi Di Maio ha scorto uno spiraglio, una possibilità per prenderseli lui quei voti. Lo fa non attaccando direttamente Salvini e le sue parole contro l’Elemosiniere ma usando come pretesto la manifestazione di Forza Nuova che ieri in via della Conciliazione ha esposto uno striscione con scritto “Bergoglio come Badoglio. Stop immigrazione”. Nel comunicato forzanovista si parla di guerra al fronte immigrazionista e di resistenza alla sostituzione etnica. Parole d’ordine dell’ultra destra che vede ovunque l’ombra di Soros, da Salvini a Giorgia Meloni passando per Brenton Tarrant.

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Luigi Di Maio scrive allora su Facebook «come si fa ad attaccare Papa Francesco? Con quale coraggio? Questo Pontefice sta portando avanti una rivoluzione culturale e sociale incredibile, restituendo speranza non solo all’Italia, ma al mondo intero». Non sfuggirà il proverbiale cerchiobottismo a 5 Stelle: Di Maio dice che “il punto non è chi sono, forza nuova o forza vecchia a me non interessa”. Forse il vicepremier cerca di liquidare con una battuta argomentazioni (come quella su Soros) che fanno parte del bagaglio culturale del M5S? Oppure tenta di farci dimenticare come sui migranti Lega, Forza Nuova e MoVimento 5 Stelle la pensino sostanzialmente allo stesso modo?

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Forse il M5S spera che gli elettori si dimentichino di quando Toninelli, Conte e i parlamentari pentastellati difendevano i Porti Chiusi di Salvini mentre il Papa si faceva fotografare con una spilla con scritto apriamo i porti. Ma Di Maio oggi ha bisogno di differenziarsi dalla Lega, ecco perché dopo aver giocato a fare il comunista ieri ha preso le difese del Papa. Chissà cosa si dovrà inventare il M5S alla prossima uscita di Salvini.

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