Correntisti, azionisti e obbligazionisti: cosa succede a chi ha i soldi nella Banca Popolare di Bari

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-12-17

Cosa succede a chi ha i soldi nella Banca Popolare di Bari? Le diverse situazioni in cui si trova chi ha un conto corrente nell’istituto pugliese, chi ha comprato le azioni della banca guidata oggi da Vincenzo De Bustis e chi ha acquistato le obbligazioni

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Cosa succede a chi ha i soldi nella Banca Popolare di Bari? Per avere un orizzonte preciso di quanto sta per accadere dopo l’annuncio di salvataggio del governo Conte bisogna analizzare le diverse situazioni in cui si trova chi ha un conto corrente nell’istituto pugliese, chi ha comprato le azioni della banca guidata oggi da Vincenzo De Bustis e chi ha acquistato le obbligazioni di quello che nelle intenzioni del governo dovrebbe diventare un ente di investimento per tutto il Sud. Partiamo dai correntisti, che attualmente non rischiano niente, neanche nel caso in cui i loro depositi superino i 100 mila euro (cifra garantita dal Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi) perché non c’è stata risoluzione bancaria e quindi non scatta il burden sharing (condivisione delle perdite) previsto dalla direttiva europea Brrd del 2016 (quella del Bail In). Gli azionisti invece si trovano nella situazione opposta: il capitale dei 69 mila soci della Popolare di Bari è virtualmente già azzerato. È per questo che le organizzazioni dei risparmiatori stanno chiedendo con forza anche per gli azionisti, «che sono i primi clienti della banca», di inserire «formalmente, fin dal piano industriale da presentare al Fondo Interbancario, la previsione di misure di ristoro per gli azionisti e la salvaguardia degli obbligazionisti».

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I soci della Banca Popolare di Bari (Il Sole 24 Ore, 15 dicembre 2019)

Il punto di incertezza riguarda invece gli obbligazionisti. Il Sole 24 Ore ieri scriveva che “se si considerano le circa 163 milioni di azioni in circolazione, la valorizzazione della banca pugliese bruciata dal 2016 – e con essa i risparmi dei soci – è stata pari a circa 1,5 miliardi. Un falò a cui rischia di aggiungersi anche il bond subordinato con scadenza 2021 emesso dalla banca nel giugno 2018: valore 213 milioni”. Repubblica oggi ha un punto di vista opposto:

Al momento, è in essere un bond da 213 milioni che scade nel 2021, quindi tra oltre un anno. Visto che c’è stato il salvataggio della banca, che si avvia ad avere due nuovi azionisti, il bond dovrebbe arrivare a scadenza naturale ed essere totalmente rimborsato. Se però, per qualunque ragione, l’operazione dovesse fallire il capitale della banca non sarebbe sufficiente a coprire le perdite e gli obbligazionisti verrebbero con tutta probabilità azzerati.

Quindi ora è tutto in mano ad Antonio Blandini,  44 anni, ordinario di Diritto commerciale all’Università Federico II di Napoli e docente di Diritto delle crisi di impresa alla Luiss di Roma. Il 30 aprile 2012 fu nominato, con decreto del ministro dell’Economia e su proposta di Bankitalia, tra i commissari della Banca Tercas in amministrazione straordinaria per gravi irregolarità e violazioni normative. Oggi è il commissario di Banca Popolare di Bari. Sul merito del crac della Popolare di Bari, invece, Bankitalia interviene direttamente con un documento che ne ricostruisce minuziosamente le vicende a partire dal 2010, ricordando i propri interventi, compresi i controlli, i richiami e le sanzioni. E sottolineando che oggi la liquidazione costerebbe 4,5 miliardi di euro alle banche, oltre il doppio dell’attuale dotazione del Fondo di tutela (Fitd), con ricadute pesanti sul tessuto economico e sul risparmio locale.

Leggi anche: Il salvataggio di Popolare di Bari e il miraggio della banca di investimento

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