Lo sfottò di Giuseppe Conte che chiede a Salvini e Meloni di aiutarlo con i paesi di Visegrad per il Recovery Fund

di dipocheparole

Pubblicato il 2020-06-14

Ieri ci siamo persi lo sfottò di Giuseppe Conte che ha chiesto a Matteo Salvini e a Giorgia Meloni di aiutarlo a superare la contrarietà dei paesi del patto di Visegrad nei confronti del Recovery Fund. «Molti Paesi europei di destra lo contestano, alcune forze di opposizione sono molto legate ai governi di Visegrad -ha …

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Ieri ci siamo persi lo sfottò di Giuseppe Conte che ha chiesto a Matteo Salvini e a Giorgia Meloni di aiutarlo a superare la contrarietà dei paesi del patto di Visegrad nei confronti del Recovery Fund. «Molti Paesi europei di destra lo contestano, alcune forze di opposizione sono molto legate ai governi di Visegrad -ha spiegato il premier-. Chiedo di lavorare per darci una mano nell’interesse nazionale, vi prego, vi riconoscerò pubblicamente questo aiuto intervendo anche con i partiti con cui avete legami, con i Paesi che stanno cercando di contrastare la risposta che la Commissione Ue sta offrendo”, ha detto il presidente del Consiglio a margine degli Stati Generali. “Il coinvolgimento delle opposizioni” nel piano di rilancio “è d’obbligo. Abbiamo il dovere di lavorare con la massima condivisione, avevamo invitato ieri i leader dell’opposizione, continueremo caparbiamente a coinvolgerli e confidiamo di farlo nella prossima settimana, quando avremo un riscontro di idee dalle forze politiche, sociali e culturali del Paese”.

visegrad ricollocamento migranti italia pozzallo - 6

Ora, a parte che Giorgia Meloni ha detto di recente che lei il Recovery Fund l’aveva sempre voluto per prima ed era merito suo (ovviamente dopo l’approvazione del piano di massima, non prima), l’esortazione suona come uno sfottò perché i paesi di Visegrad, così come quelli ribattezzati come “frugali”, hanno già bocciato il piano. La proposta della commissione Ue per la ripresa dalla crisi del coronavirus è per il premier ceco Andrej Babis “inammissibile”. Secondo il primo ministro, il piano di rilancio non dovrà servire a versare denaro a Paesi gravemente indebitati i cui problemi sono stati aggravati dall’epidemia. E detta così sembra proprio che si parli dell’Italia. “Dovrebbero innanzitutto garantire che la loro situazione migliorerà in futuro”, ha affermato sottolineando che “i Paesi dalle economie sane soffrono ugualmente e in particolare soffrono le economie piccole dipendenti dall’export, come quella della Repubblica ceca”. Di Babis abbiamo già parlato all’epoca della partita di mascherine per l’Italia rimaste curiosamente bloccate proprio in Repubblica Ceca.
salvini repubblica ceca

La Repubblica Ceca fa parte insieme a Ungheria, Polonia e Slovacchia del Patto di Visegrad, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte quando era al governo con la Lega incontrò Andrej Babis – quello che definì come “strada per l’inferno” la richiesta italiana di accogliere i migranti e che ancora pochi giorni fa è tornato sul punto – mentre Salvini si preparava al summit dei sovranisti col premier ungherese Viktor Orbàn. 

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Sempre in tema di Visegrad, si può aggiungere che anche Orbàn ha bocciato il piano:

Il Recovery Fund proposto dalla Commissione europea è “assurdo e perverso”: lo ha detto il primo ministro ungherese Viktor Orban, per il quale “finanziare i ricchi con i soldi dei poveri non è una buona idea”. Il premier parlava con l’emittente statale Kossuth Rádió. Secondo le cifre della Commissione, che prevedono un fondo per la ripresa da 750 miliardi di euro, all’Ungheria sarebbero riservati 15 miliardi in tutto, di cui 8,1 a fondo perduto e 6,9 in prestiti. (ANSA)

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Proprio per questo oggi Salvini era particolarmente nervoso quando ha risposto a Conte tirandogli in ballo i cinesi: “Conte dice che abbiamo rapporti con i paesi Visegrad? Parliamo di governi europei liberamente eletti, di democrazie occidentali. Il premier si preoccupi invece di chi – nella sua maggioranza – preferisce interloquire con i regimi sanguinari di Cina, Venezuela e Iran”. Poveretto, non sapeva proprio cosa dire.

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