Come la Borgonzoni sta per tradire la promessa fatta ai suoi elettori in Emilia-Romagna

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2020-01-28

Per due volte ieri i cronisti hanno chiesto alla candidata leghista sconfitta domenica se aveva intenzione di dimettersi dal Senato come promesso. Per due volte la Borgonzoni ha cambiato argomento. Alla terza volta è intervenuto Salvini che ha detto che la decisione spetta a lui (ma non è vero)

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«Nessuno può appartenere contemporaneamente a un Consiglio o a una Giunta regionale e ad una delle Camere del Parlamento, ad un altro Consiglio o ad altra Giunta regionale, ovvero al Parlamento europeo». La norma, semplice, chiara e cristallina è contenuta nell’articolo 122 della Costituzione e sancisce che un deputato o un senatore non può al tempo stesso essere consigliere regionale. Nel caso che interessa a noi è  chiaro che c’è quindi un’incompatibilità tra l’essere una senatrice della Lega e l’essere una consigliera comunale della Lega per la Regione Emilia-Romagna.

Le promesse di Lucia Borgonzoni contano ancora qualcosa?

Il problema di Lucia Borgonzoni è tutto qui. La sua promessa di dimettersi dal Senato anche in caso di sconfitta (in caso di vittoria era scontato) rimane per il momento congelata. Ieri infatti durante la conferenza stampa Matteo Salvini ha risposto per lei dicendo che si riserverà di decidere se accettare le sue dimissioni da Palazzo Madama oppure respingerle. Ovviamente non spetta a Salvini accettare o respingere le dimissioni della senatrice Borgonzoni ma alla Presidente della Camera (in caso di incompatibilità con un altro mandato non è necessario il voto dell’Aula). La sua è la stessa condizione in cui si trova Vittorio Sgarbi, attualmente deputato e sindaco di Sutri ed eletto consigliere regionale nella circoscrizione di Bologna. Anche Sgarbi deve scegliere tra i due incarichi.

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Diversi giornalisti ieri hanno chiesto più volte a Lucia Borgonzoni cosa avrebbe fatto: se si sarebbe dimessa dal Senato per entrare in consiglio regionale o se invece avrebbe mantenuto l’incarico a Palazzo Madama. Dal momento che non può fare come per il seggio da consigliere comunale a Bologna (dove non va mai) una decisione va presa. Ma la Borgonzoni non ha mai risposto in maniera chiara limitandosi a ripetere che avrebbe quanto prima incontrato i candidati eletti e iniziato a lavorare sulle linee d’azione per la Regione. Solo dopo che i giornalisti presenti in sala stampa hanno continuato ad insistere Salvini è intervenuto per togliere dall’imbarazzo la sua candidata che evidentemente non sapeva come rispondere.

Il voto degli elettori conta ancora qualcosa?

Il fatto è che la Borgonzoni ha letteratamente promesso che qualora avesse perso le elezioni si sarebbe dimessa da senatrice per continuare a fare il capo dell’opposizione in Consiglio Regionale. Avrebbe potuto dimettersi anche subito dopo aver fatto quella promessa visto e considerato che entrambi gli esiti possibili del voto le avrebbero imposto di rinunciare al seggio al Senato. Ma non lo ha fatto.

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A due giorni dal voto la Borgonzoni non ha ancora detto cosa farà. Eppure la risposta dovrebbe essere abbastanza semplice. Il fatto invece che lo abbia detto Salvini non fa altro che confermare l’impressione che la candidata della Lega sia stata “inesistente” durante la campagna elettorale. Al punto che fino alla fine è il capo della Lega a voler decidere cosa deve fare la Borgonzoni. In caso di rinuncia al seggio al Senato la Lega non perderebbe certo un senatore, al posto della Borgonzoni dovrebbe subentrare il primo dei candidati non eletti nel collegio uninominale, che dovrebbe essere Maria Orsola Marabini, candidata (ma non eletta) anche al consiglio regionale dell’Emilia-Romagna nella circoscrizione di Ravenna.

Ma i leghisti sanno bene che “il Popolo è sovrano”. E il popolo dell’Emilia-Romagna, o meglio 1.014.672 cittadini che hanno votato per Lucia Borgonzoni scegliendola come presidente, e in subordine, come consigliere regionale. Quel milione di voti è senz’altro maggiore, in termini assoluti, rispetto ai 237.591 elettori che il 4 marzo del 2018 hanno votato per la Lega nel Collegio Plurinominale EMILIA-ROMAGNA – 01 del Senato dove la Borgonzoni era candidata all’uninominale. Se non altro per questa ragione Lucia Borgonzoni non dovrebbe tradire la fiducia dei suoi elettori, e sono tanti, al grido di Prima l’Emilia-Romagna! Certo è che al Senato lo stipendio è più alto, ma il rischio di perdere il posto a breve – qualora si dovesse andare ad elezioni anticipate – c’è. Nulla vieta però alla Borgonzoni di scegliere il consiglio regionale e poi mollarlo alla prima occasione quando ci saranno le politiche. Il problema è solo uno: in consiglio regionale in quanto leader dell’opposizione avrà gli occhi di tutti puntati addosso. Al Senato invece sarà una senatrice tra tanti che potrà continuare a indossare magliette con scritto “Parliamo di Bibbiano”. Cosa è meglio?

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