Chiusura fino a maggio: perché il tiro a segno su Borrelli è senza senso

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2020-04-03

Il tiro a segno nei confronti del capo della Protezione Civile che si è detto dubbioso sulle riaperture a maggio sono il segno che in Italia la situazione è disperata, ma non seria. Eppure forse non è chiaro che non decide Borrelli: l’allentamento delle misure di distanziamento sociale spettano solo e unicamente al decisore politico

article-post

A parlare troppo di fase 2 – quella dell’allentamento delle misure restrittive della quarantena per l’emergenza Coronavirus – si finisce nei guai. Le parole di Angelo Borrelli sul primo maggio a casa e  sulla famosa Fase Due di convivenza con il Coronavirus che potrebbe iniziare a metà maggio hanno scatenato un tiro a segno nei confronti del capo della Protezione Civile, che non è nuovo a dichiarazioni curiose che spesso lo mettono nei guai.

Chiusura fino a maggio: Borrelli e la scoperta dell’acqua calda

Nell’occasione però era stato abbastanza cauto, visto che ha spiegato che al momento non c’è alcuna certezza riguardo le riaperture ricordando che se si faranno tamponi a tappeto, indagini sierologiche e demoscopiche sulla rete di contagi, spetterà agli esperti del comitato-tecnico scientifico deciderlo. E su questo si sta già lavorando. E anche la risposta sul 16 maggio come inizio della fase due era molto più interlocutoria dei titoli dei giornali:  “Se l’andamento non cambia, potrebbe essere, come potrebbe essere prima o dopo, dipende dai dati”. Ciò detto, il presidente del Consiglio Superiore di Sanità (Css) Franco Locatelli in una conferenza stampa congiunta con l’Istituto Superiore di Sanità ha spiegato un concetto che forse non è chiaro a molti: “Le date per la proroga piuttosto che l’allentamento delle misure di distanziamento sociale spettano solo e unicamente al decisore politico e loro daranno le indicazioni, sicuramente anche con un confronto con noi, all’intero Paese, questo va detto chiaramente”.

coronavirus fase due
Coronavirus: le tre fasi del piano del governo (Il Messaggero, 2 aprile 2020)

La frase di Locatelli è importante perché fa da contraltare a quanto affermano invece i politici, i quali invece si trincerano spesso dietro la scienza sostenendo che saranno i medici e gli scienziati a dire loro quando potranno riaprire. In questo modo si riesce a cavarsela dalle domande insidiose durante le conferenze stampa, ma non si dice la verità: ovvero che così come il lockdown è stata una decisione politica, così anche la fase di allentamento con la ripresa di alcune attività e la fase 3, quella della ricostruzione con l’uscita dall’emergenza, sarà una scelta politica basata su dati tecnici.

chiusura fino a maggio borrelli

Borrelli quindi risponde nella misura in cui può riguardo decisioni che non dovrà prendere lui, anche se farà parte di coloro a cui sarà richiesto un parere prima che la politica si muova. Inutile quindi sparare sulla Protezione Civile così come è stupido sparare sulla Croce Rossa (che comunque ha la virtù di essere molto più silente…). Quello che pare sfuggire ai teorici dell’irrinunciabilità della grigliata del primo maggio però è che il Coronavirus non sparirà per volontà popolare o grazie a un percorso democratico di votazioni ed elezioni.

La chiarezza sulla Fase 2: si riapre quando si può, inutile parlarne ora

Ecco perché quelli che chiedono “chiarezza” sulla fase 2 forse non hanno ancora ben chiara una cosa: di Coronavirus si continua a morire. Ieri la cifra dei decessi è arrivata alla mostruosa cifra di 13915, quando diciamo – e scriviamo – che i numeri sono “positivi” forse non ci rendiamo conto che attualmente ogni giorno in Italia muoiono 700-800 persone per il Coronavirus: in tre giorni scompare l’intero ammontare della popolazione di uno di quei paesi che vengono considerati una caratteristica tipica dell’Italia dei piccoli comuni. Proprio ieri è morta all’ospedale di Vipiteno una bambina di cinque anni (che soffriva di altre gravi patologie).

coronavirus numeri 2 aprile 2020
I numeri del Coronavirus regione per regione (Corriere della Sera, 3 aprile 2020)

Ecco perché la caterva di immunologi e virologi che si è improvvisata sui social network e – soprattutto – la pletora di politici che si annoia in quarantena e allora detta una nota alle agenzie di stampa oppure aggiorna la sua pagina facebook soffiando sul fuoco dovrebbe mettersi l’anima in pace, riporre le pinne, il fucile e gli occhiali e moltiplicare quei noiosissimi appelli allo stare a casa che oggi costituiscono l’unica strategia valida per poter soltanto pensare in futuro di riavere una vita normale. In attesa di un virus che ammazzi solo chi fa propaganda: per quello che nessuno si azzardi a trovare un vaccino, eh?

Leggi anche: La figuraccia di Giulio Gallera a Piazzapulita su mascherine, ospedali e “briciole” alla Regione Lombardia

Potrebbe interessarti anche