I politici che si eccitano con lo stupro di Viterbo

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2019-04-29

Tutti i poltici, di destra, di sinistra e quelli “né, né” rilasciano in queste ore sconcertanti dichiarazioni sulla violenza sessuale a Viterbo che poco hanno a che fare con la giustizia, lo Stato di diritto e il rispetto per la vittima. Da Di Stefano che chiede la castrazione fisica a Di Maio che vuole almeno trent’anni di galera passando per il PD che chiede lo scioglimento di CasaPound

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Ad aprire le danze è stato il vicepresidente di CasaPound Simone Di Stefano, che questa mattina appena avuta la notizia dell’arresto con l’accusa di violenza del consigliere comunale di CasaPound di Vallerano Francesco Chiricozzi ha subito preso le distanze, invocato pene severe e già che c’era la castrazione fisica. Poi sono arrivati tutti gli altri, gli esperti di garantismo che prima ancora di un rinvio a giudizio, prima ancora di una sentenza hanno già deciso che Chiricozzi è colpevole.

Lo stupro passa in secondo piano rispetto alla lotta politica

Certamente il quadro delineato dalle informazioni trapelate dalla Procura non è dei migliori. Ma siamo un Paese civile e democratico, dove anche una persona accusata di aver picchiato una donna e di averla violentata mentre era priva di sensi ha diritto ad un processo. Del resto pare che Chiricozzi fosse già a processo per un pestaggio, ma siccome la vittima era un ragazzo e tra gli imputati c’è anche il candidato sindaco di CasaPound per Vallerano evidentemente in quel caso l’organizzazione dei fascisti del Terzo Millennio aveva deciso di attendere la sentenza definitiva.

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Sulla questione è intervenuto il solitamente taciturno e schivo presidente di CasaPound Gianluca Iannone che ha dichiarato che «per noi è un atto infame. Ribadisco, le persone nel frattempo sono espulse. Casapound non si è mai macchiata di reati relativi a violenze sessuali che abbiamo sempre condannati e mai avallato». Qualcuno dovrebbe far notare a Iannone che al momento Chiricozzi e l’altro militante di CasaPound sono solo accusati del reato di violenza sessuale e che quindi sono innocenti.

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Quando su Instagram Chiricozzi diceva che bisognava difendere le italiane dagli stupri commessi dagli stranieri

Fa piacere in ogni caso sapere che ci sono violenze da cui CasaPound prende le distanze mentre altre che invece non sono ostative alla prosecuzione di una carriera politica all’interno del partito. Fortunatamente per Chiricozzi siamo in un paese democratico dove si è innocenti fino a sentenza definitiva.

Caso Chiricozzi: lo squallore del giustizialismo e la politicizzazione di una violenza sessuale

L’occasione era ghiotta. Ed infatti ci si sono buttati a pesce tutti. Bruno Astorre del Partito Democratico a chiesto al governo di mettere al bando «un’organizzazione para fascista come Casapound che produce una cultura basata sulla violenza, la xenofobia e la sopraffazione». La richiesta è stata rilanciata sulla pagina Facebook ufficiale del PD. Lo stesso partito che era al governo negli ultimi cinque anni e che se avesse davvero voluto togliere la patente di agibilità politica a CasaPound avrebbe potuto decidere di prendere in considerazione questa possibilità, senza attendere che una ragazza venisse violentata.

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Di nuovo tocca ricordare alcuni principi cardine dello Stato di diritto. Uno su tutti: la responsabilità penale è personale. Uno stupro è una cosa orribile, un pestaggio è una cosa orribile. Ma la responsabilità è di chi commette quei reati. Anche Potere al Popolo approfitta dello stupro per chiedere di «sciogliere le organizzazioni neofasciste». Certo, è vero che quelli di CasaPound, nel loro tripudio di frasi fatte e citazioni ad effetto dalle canzoni degli ZetaZeroAlfa (ottime per il merchadising cultural-politico) fanno un continuo riferimento alla violenza come strumento di lotta e di elevazione dello spirito. Ma il salto logico che sottende il passaggio da una ritualizzazione della violenza e dell’esaltazione della dittatura nazifascista ad uno stupro è squallido. Non fosse altro per rispetto nei confronti della vittima e del senso del pudore. Ma la politica non ha né l’uno né l’altro.

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Matteo Salvini rilancia sulla castrazione chimica: «Nessuna tolleranza per pedofili e stupratori: la galera non basta, ci vuole anche una cura. Chiamatela castrazione chimica o blocco androgenico, la sostanza è che chiederemo l’immediata discussione alla Camera della nostra proposta di legge, ferma da troppo tempo, per intervenire su questi soggetti. Chiunque essi siano, bianchi o neri, giovani o anziani, vanno puniti e curati».

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Il collaborazionista nazista, ex SS e revisionista e negazionista della Shoah Leon Degrelle, additato come esempio da Chiricozzi

Luigi Di Maio non rimane a guardare e fa sapere che «quanto accaduto a Viterbo è scioccante», parole simili a quelle espresse dalla ministra della Difesa Trenta. Ma Di Maio va oltre: «i balordi che hanno violentata questa ragazza – assicura – la pagheranno cara. Se quanto riporta la stampa in queste ore corrisponde al vero mi auguro si facciano 30 anni di galera». Il codice penale per il reato di violenza sessuale di gruppo prevede dai 6 ai 12 anni di reclusione. Ma in nome del giustizialismo forcaiolo il Capo Politico del M5S ritiene che sia un vicepremier ad avere il dovere di consigliare ai giudici di un processo che deve ancora iniziare quali pene applicare.

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Il M5S del resto deve distinguersi, l’alleato di governo vorrebbe la castrazione chimica, una pena considerata “pesante” dall’opinione pubblica. Ecco quindi che i pentastellati fanno sapere che la storia della castrazione chimica «è una presa in giro alle donne, lo abbiamo già spiegato, e tra l’altro non è nel contratto di governo. Ma ciò che più incuriosisce nelle parole della Lega che anche CasaPound chiedeva e chiede la castrazione chimica e poi guarda il caso, ad aver commesso lo stupro e ad essere arrestato è stato un loro consigliere. Serve la certezza della pena e anni e anni di detenzione, perché lo strumento della castrazione chimica non colpisce gli stupratori anzi lascia criminali e stupratori a piede libero»

Leggi sull’argomento: Il servizio del Tg Emilia-Romagna su Predappio e Mussolini

 

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