Politica
Così i fedeli di Di Maio hanno portato il candidato massone per hobby nel M5S
di neXtQuotidiano
Pubblicato il 2018-02-12
E’ stata proprio l’ala di Di Maio a portare nel M5S il candidato che oggi vuole cacciare. E questo non depone certo a favore di chi vorrebbe governare un paese ma nemmeno sa chi candida
Catello detto Lello Vitiello ha annunciato ieri di non avere nessuna intenzione di ritirarsi dalla corsa all’uninominale in Campania dove il MoVimento 5 Stelle lo ha candidato. Vitiello ha anche ammesso di essere stato massone, sostenendo di non essere più iscritto alla loggia Sfinge, che aderisce al Grande Oriente d’Italia, da un anno mentre secondo il Mattino il candidato è soltanto “in sonno”. E ha anche detto di aver preso la massoneria come un hobby. Non è stato invece tanto un hobby la storia della sua candidatura, raccontata di nuovo oggi dal Mattino:
Per tutto il giorno Di Maio non aveva voluto metterci la faccia sul pasticciaccio della candidatura, neppure ieri mattina, a Salerno, quando nel corso di un evento elettorale era stato avvicinato dai cronisti e aveva abbandonato taccuini e microfoni non appena gli era stato chiesto conto della vicenda. L’imbarazzo era palese.
Vitiello, tra l’altro, non aveva neppure dovuto partecipare alle parlamentarie online: la sua candidatura era stata caldeggiata direttamente da Di Maio. A inizio gennaio era stato Dario De Falco, braccio destro del leader grillino, a telefonare a Vitiello riferendogli che Di Maio aveva trovato interessante il suo curriculum.
Ecco quindi che si scopre che è stata proprio l’ala di Di Maio a portare nel M5S il candidato che oggi vuole cacciare. Il che, come la storia dei rimborsi, non depone certo a favore di chi vorrebbe governare un paese ma nemmeno sa chi candida:
Di Maio forse non sapeva dei trascorsi massonici di Vitiello, ma ben conosceva che la famiglia dell’avvocato stabiese è molto in vista nel collegio in cui era candidato. Il papà di Vitiello, Salvatore, è stato per diversi anni esponente della Dc e anche candidato a sindaco a Castellammare nel 2013.
Consensi che ai 5 Stelle facevano sicuramente comodo, soprattutto in un collegio uninominale dove la legge elettorale prevede il sistema maggioritario e fa scattare il seggio solo per il candidato che ottiene più voti.
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