Le risposte che Baldissoni non ha dato a SkySport

di Mario Neri

Pubblicato il 2019-06-18

Il vicepresidente della Roma ha replicato a Totti oggi in un’intervista blindata. Peccato, sarebbe stato bello dover invece rispondere a domande vere. Come quelle che ha avuto il coraggio di affrontare l’ex capitano. Vediamo quali

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La risposta più interessante che Mauro Baldissoni ha dato nell’intervista rilasciata a SkySport per rispondere alla conferenza stampa di Francesco Totti è stata dichiarare che fosse un suo idolo d’infanzia: come hanno notato in molti, il Capitano è nato nel 1976 mentre l’avvocato che oggi – e da sette lunghissimi anni – segue per James Pallotta il dossier Stadio della Roma è del 1970.

Le risposte che Baldissoni non ha dato a SkySport

Ecco perché la seconda domanda a cui dovrebbe rispondere Baldissoni è quanto sia durata la sua infanzia visto che Totti ha esordito nella Roma il 28 marzo 1993, quando lui aveva 23 anni. Purtroppo nessuno gliel’ha fatta, e questo perché a differenza dell’ex giocatore, a cui molti negli anni hanno imputato scarsa proprietà di linguaggio e che però ha affrontato 200 giornalisti e non erano sicuramente tutti suoi amici, Baldissoni ha deciso di rispondere soltanto all’intervista di Angelo Mangiante su SkySport.

baldissoni totti idolo d'infanzia

D’altro canto questo non è per niente strano, se pensate che ieri su Raidue 700mila persone hanno visto la conferenza stampa, milioni sono state le condivisioni e le visualizzazioni su Facebook per l’evento, tutti i quotidiani internazionali hanno riportato la conferenza dell’ex dirigente: da Marca al The Sun. Solo i media della società – come ha notato oggi la Gazzetta dello Sport – l’hanno ignorata, dando la sensazione di costituire una piccola Corea del Nord in cui Kim Jong Baldini e Xi JinPallotta hanno il potere assoluto. Ironia della sorte, ecco la foto che sul sito della società giallorossa illustra la pagina dedicata a Roma Radio (quello nella foto con Totti è il direttore, e quindi responsabile della linea editoriale, David Rossi).

roma radio

Tutto normale in una situazione in cui il proprietario della società rilascia un’intervista al sito della società per dimostrare la sua apertura al dibattito pubblico, e in questa intervista assicura che Totti è benvoluto in particolare da lui, da “Guido” (Fienga, CEO della A.S. Roma) e da “Franco” (Baldini, che invece nella società non ricopre nessun ruolo ma il presidente lo cita come se fosse il suo vice). Nella stessa intervista Pallotta dichiarava che Totti era stato importante nella scelta del nuovo allenatore. Totti in conferenza stampa ha detto di essere stato avvertito della scelta di Paulo Fonseca soltanto pochi giorni prima dell’ufficialità e che non aveva partecipato in alcun modo alla decisione. Evidentemente, uno dei due mente.

francesco totti 2

La tendenza a prendere in giro i romanisti

Baldissoni invece ha rilasciato un’intervista a SkySport in cui ha tenuto a precisare che Pallotta non vuole vendere la A.S.Roma. Il che è importante, per carità, visto che smentisce molte voci che erano circolate nei mesi e negli anni precedenti che volevano invece il maggiore azionista della società assai contrariato per l’ok mancante allo Stadio della Roma, tanto da aver detto persino in pubblico: ““Il 15 giugno dovremmo avere nuove notizie sullo stadio, dovrebbe essere pronto nel 2020 – le frasi intercettate dalla Gazzetta dello Sport –. Altrimenti il club avrà un altro proprietario, perché non mi vedrete più da queste partite e tornerò a casa”. Queste parole sono state pronunciate il 29 maggio del 2017. Chissà se nel frattempo le notizie sono arrivate; di certo manca un anno e mezzo alla fine del 2020 e i tempi non paiono essere stati rispettati.

Ecco perché una domanda che si sarebbe potuta fare a Baldissoni è come mai dopo aver raggiunto il punto più alto della sua storia sportiva a Roma, ovvero la semifinale di Champions League, è arrivato un chiaro ridimensionamento tecnico perché nonostante la vendita di Alisson il successivo mercato si è chiuso con un attivo di 13,6 milioni di euro e ben 150 milioni di incassi. Al termine della stagione la squadra non è riuscita a qualificarsi per la Champions League, perdendo così diritti sportivi per 50 milioni di euro, peggiorando così ulteriormente la situazione. Come mai, se Pallotta non vuole vendere, sta puntando a svecchiare la squadra, tagliare gli ingaggi, acquistare giocatori giovani a parte i milioni spesi per Nzonzi e Pastore che, come sanno i tifosi della Roma, sono stati buttati?

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Dati da: Calcioefinanza.it

Baldissoni ha poi sottolineato che la proprietà americana del club giallorosso “ha investito senza sosta e costantemente in questi anni collocandosi, secondo una recente statistica, al nono posto tra le società che hanno speso di più per l’acquisto di calciatori. E lo faremo ancora”. Peccato che l’avvocato che gestisce il dossier dello Stadio della Roma abbia dimenticato di dire, per completezza, che la Roma è anche una delle società che ha incassato di più dalle plusvalenze sui calciatori che ha venduto, portando a casa negli ultimi cinque anni la bellezza di 436 milioni di euro. Il che vuol dire che nel calciomercato la Roma ha speso molto e incassato di più di quanto ha speso, cosa che di solito succede quando ogni anno si rivoluziona la squadra vendendo i pezzi migliori (ad esempio Alisson e Salah, campioni d’Europa con il Liverpool quest’anno).

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Dati da: calcioefinanza.it

In totale, come ha scritto qualche tempo fa Calcioefinanza, “dal 2012 la Roma ha avuto 360 milioni di plusvalenze (non abbiamo considerato quelle del 2018/19 non potendo fare stime per il fatturato) su un totale di 1,4 miliardi di fatturato: la percentuale derivante dalle cessioni dei giocatori è quindi del 24,3%”. Baldissoni è uomo di legge ma anche di numeri, saprà sicuramente cosa significa questo: ovvero che se davvero l’obiettivo a lungo termine di Pallotta è vincere, ad ogni calciomercato, montando e smontando la squadra per guadagnare con il calciomercato allo scopo di ridurre il “rosso” della società, ogni anno Pallotta sposta l’obiettivo della vittoria visto che non rinforza mai la squadra ma la indebolisce.

E questo a lungo andare – ops! – porta a non qualificarsi per la CL perché si becca l’anno in cui quel gran genio di “Franco” suggerisce il nome di Monchi come direttore tecnico e quello sbaglia per due stagioni consecutive il calciomercato. Allora la domanda da fare a Baldissoni sarebbe: ma come mai lei dice che spendete tanto ma non ricorda che vendete per di più di quello che spendete? E perché la società, visto che vuole vincere, ogni anno smonta la squadra per guadagnare dal calciomercato? Perché se non si dicono le cose al completo si stanno prendendo in giro i tifosi romanisti.

Il silenzio dei Baldissoni

Infine, Baldissoni ci ha anche fatto sapere che “la scelta di Ranieri, come ha detto lui stesso, è stato un suggerimento accolto dalla società, così come l’avventura di andare a cercare Conte. Guido Fienga, che l’ha accompagnato in questa scelta, è il Ceo della società”. E qui sinceramente ci è preso un colpo. Perché Totti ha detto ieri che in effetti è vero, lui è andato a cercare Conte per conto della Roma e ha anche ottenuto un ok di massima, ma poi non si è trovato l’accordo con la società. Ecco, come mai è saltato l’accordo con Conte visto che avevate mandato avanti Totti a trattare?

baldissoni totti

Cioè, perché Conte ha detto alla Gazzetta dello Sport che non ci sono le condizioni per andare all’A.S. Roma oggi, se l’obiettivo di Conte è quello di Pallotta, ovvero vincere? Forse perché Conte ha capito che i magri risultati della A.S. Roma in questa stagione derivano dalla politica della società che attualmente è incompatibile con la vittoria? Magari perché ancora non ci hanno spiegato perché ci sono persone che pagano per i loro errori nella A.S. Roma e vengono mandati via mentre il consigliere Franco ha consigliato Monchi eppure continua a consigliare?

A tutto questo Baldissoni avrebbe dovuto rispondere con franchezza, ma invece ha spiegato che sulla questione dell’allenatore “io non lavoro nell’area tecnica quindi non posso sapere se altre cose non sono state seguite“. E allora vedete che se anche nella Roma americana che doveva cambiare la mentalità dei romanacci pigri e senza voja di lavorare si danno risposte tipo ministero (“Non è di mia competenza, che ne so io di come sono andate le cose?”) forse bisognerebbe prendere atto che il problema di Pallotta è che anche a chissà quanti km di distanza è lui ad essere troppo romano, non Totti.

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