Alenia, Leonardo e Beretta, le aziende italiane che vendono armi alla Turchia

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2019-10-14

Mentre Germania, Norvegia e Finlandia sospendono la fornitura di armi alla Turchia l’Italia ancora deve decidersi sul da farsi. La ragione è piuttosto semplice: a vendere il grosso delle armi italiane ad Ankara è Leonardo (ex Finmeccanica) che è partecipata dal Ministero dell’Economia.

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L’offensiva lanciata dalla Turchia contro le milizie curde in Siria ha sollevato la questione della fornitura di armi ad Ankara. L’esercito turco è il secondo esercito della NATO per numero di uomini e secondo lo Stockholm International Peace Research Institute (SIPRI) nel 2018 ha speso 19 miliardi di dollari in armamenti (pari al 2,5% del PIL). Una parte di quelle forniture militari proviene dal nostro Paese.

Come le partecipate dello Stato hanno venduto armi alla Turchia

L’Italia lo scorso anno ha concesso 70 autorizzazioni di esportazione in Turchia per un totale di circa 360 milioni di euro. E mentre altri paesi come Germania, Norvegia e Finlandia hanno già fermato l’esportazione di armi verso la Turchia l’Italia non ha ancora preso una decisione. E se non lo ha fatto è per una ragione ben precisa: perché le aziende che vendono armi alla Turchia sono di fatto delle controllate dello Stato.

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Il mercato globale degli armamenti e la posizione dei principali paesi esportatori a livello mondiale Fonte: SIPRI 

Ma quali sono le aziende italiane che vendono armi alla Turchia? Secondo la Rete Italiana per il Disarmo le forze armate turche dispongono di diversi elicotteri T129 ATAK (61 gli esemplari venduti nel 2010) prodotti dalla TAI, la Turkish Aerospace Industry. Si tratta di elicotteri da combattimento che sono di fatto una licenza di coproduzione degli elicotteri italiani di AW129 Mangusta di Agusta-Westland, una società che fino al 2015 era controllata da Finmeccanica e che dal 2017 è entrata a far parte della divisione elicotteri di Leonardo. Il maggiore azionista di Leonardo è il Ministero dell’Economia e delle Finanze al cui interno oltre ad Agusta-Westland sono confluite anche altre società specializzate nella produzione di armamenti come Alenia Aermacchi e la storica OTO Melara.

Gli affari di Leonardo in Turchia

Alenia Aermacchi, sempre secondo i dati della Rete Disarmo, ha venduto alla Marina turca gli ATR72-600 TMUA (acronimo per Turkish Maritime Utility Aircraft). Si tratta di aerei multiruolo per il pattugliamento che nella versione turca è chiamato Meltem III. Il primo esemplare di TMUA è stato consegnato nel 2013. La Marina Turca – si legge sul sito di Alenia Aermacchi «ha ordinato un totale di otto esemplari di ATR72, due in versione TMUA e sei in versione da pattugliamento marittimo e per la lotta antisommergibile, denominati ATR72-600 TMPA (Turkish Maritime Patrol Aircraft)». Alenia prevedeva di consegnare il primo TMPA nel febbraio del 2017 e di completare la fornitura entro il 2018.

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Leonardo, che nel 2017 era il nono player a livello globale per la vendita di armamenti dopo i colossi americani, il consorzio Airbus e la francese Thales, in Turchia avrebbe dovuto vendere 30 F-35, il caccia multiruolo di quinta generazione che ha fatto tanto discutere il M5S. La commessa però si è interrotta quando nel luglio scorso Ankara ha deciso di acquistare il sistema di difesa antiaerea di fabbricazione russa S-400. Una decisione che ha spinto gli Stati Uniti a far uscire la Turchia dal programma F-35 (era previsto l’acquisto di almeno 70 velivoli) interrompendo l’addestramento dei piloti turchi. La ragione è che integrando il sistema S-400 all’interno del sistema di difesa NATO i russi avrebbero potuto essere in grado di “leggere” i tracciati radar del F-35 che è dotato di tecnologia stealth. Sempre Leonardo partecipa ad una commessa militare che prevede la fornitura di 30 elicotteri T129 da parte di Turkish Aerospace al Pakistan.

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Leonardo, che ha un ufficio ad Ankara, cita il T129 come uno dei principali esempi di partnership commerciale con la TAI. Altri sono lo sviluppo di sistemi integrati di sorveglianza marittima. la fornitura di radar alle forze aeree e la fornitura di trenta cannoni navali Otobreda 76/62 trentacinque Otobreda 40/70 alla guardia costiera e alla marina militare turca. Anche l’italiana Beretta ha rapporti con la Turchia. La controllata Stoeger produce ad Istanbul fucili e pistole, nel 2005 ha ottenuto la licenza alla produzione di armi dal Ministero della Difesa mentre nel 2002 la Beretta ha vinto una commessa per la fornitura di 40.000 pistole modello 92 alla Polizia turca.

 

Foto copertina un T129 ATAK prodotto da TAI/Agusta Westland [via Wikipedia.org]

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