La Turchia attacca Kobane

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-10-14

Il nuovo dispiegamento di forze intende attraversare l’Eufrate, che rappresenta un confine naturale della regione amministrata dai curdi-siriani, costruendo un ponte temporaneo sul fiume. Da lì punterà prima sull’area curda di Zormagar e poi verso Kobane/Ayn al Arab

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Numerosi carri armati, mezzi blindati e unità militari dell’esercito turco e delle milizie arabe filo-Ankara sono entrati nelle ultime ore nel nord della Siria a ovest del fiume Eufrate, in un’area già controllata dalla Turchia, per sferrare un attacco a Kobane dal fronte occidentale. Lo riferiscono fonti militari di Ankara.

La Siria attacca Kobane

Questa nuova offensiva partirebbe da Jarablus, località strategica siriana di confine passata nelle mani della Turchia con l’operazione ‘Scudo dell’Eufrate’ del 2016-2017. Il nuovo dispiegamento di forze intende attraversare l’Eufrate, che rappresenta un confine naturale della regione amministrata dai curdi-siriani, costruendo un ponte temporaneo sul fiume. Da lì punterà prima sull’area curda di Zormagar e poi verso Kobane/Ayn al Arab. L’offensiva, secondo la ricostruzione, è pronta a partire non appena arriverà l’ordine diretto dal presidente Recep Tayyip Erdogan. Resta da capire quale sarà l’effetto su questa manovra pianificata dell’avanzata in corso delle truppe di Damasco verso nord-est e la stessa Kobane, dopo l’intesa annunciata ieri sera tra i curdi e le forze di Bashar al Assad con la mediazione russa.

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Il presidente turco, nel suo primo commento sull’intesa raggiunta dai curdi con il regime siriano con la mediazione russa per difendersi dall’offensiva di Ankara, ha fatto sapere che “l’approccio” mostrato dalla “Russia non sarà un problema a Kobane”. “In questo momento girano molte voci”, ha aggiunto Erdogan, sminuendo gli effetti immediati dell’accordo dei curdi con Damasco per proteggere Kobane, dopo l’abbandono dell’avamposto da parte dei marines americani. Il leader di Ankara ha confermato anche l’intenzione di prendere d’assalto Manbij, altra località strategica curda che si trova a ovest del fiume Eufrate. “Il nostro accordo con gli Stati Uniti prevedeva che Manbij fosse evacuata dai terroristi in 90 giorni. È passato un anno e Manbij non è ancora stata evacuata”, ha detto Erdogan parlando all’aeroporto Ataturk di Istanbul, prima di partire per un summit in Azerbaigian.

L’accordo tra i curdi e Assad

Intanto le forze curde hanno trovato un accordo con il regime di Assad, impensabile fino a qualche giorno fa, per far entrare oltre l’Eufrate truppe di Damasco “a protezione” della cittadina chiave di Kobane, minacciata dall’offensiva turca. L’intesa, mediata dalla Russia di Vladimir Putin e confermata dalle parti, riguarda anche l’altra cittadina strategica contesa, Manbij, a ovest dell’Eufrate. Il tutto mentre gli americani hanno annunciato l’evacuazione dei loro mille soldati da tutta l’area coinvolta dalla campagna militare turca.

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L’Onu ha dal canto suo lanciato un allarme per il rischio che le violenze costringano a fuggire dalle loro case circa 400mila persone. Ancora secondo i dati dell’Osservatorio, in cinque giorni di battaglia ci sono già 130mila sfollati. Tra questi ci sono persone più volte costrette ad evacuare: come le migliaia di civili che oggi sono fuggiti dal campo profughi di Ayn Issa, a nord di Raqqa. Tra le 10 mila persone in fuga, oltre 800 familiari di membri dell’Isis, per lo più donne e bambini, scappati in direzioni non meglio precisate.

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