Il piano del governo: zone rosse e tamponi negli aeroporti per la seconda ondata di Covid

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2020-07-17

Il governo non vuole più un lockdown ma immagina un sistema di zone rosse per fermare l’eventuale seconda ondata dell’emergenza Coronavirus SARS-COV-2. Il problema del virus “d’importazione”

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Il governo non vuole più un lockdown ma immagina un sistema di zone rosse per fermare l’eventuale seconda ondata dell’emergenza Coronavirus SARS-COV-2. Sandra Zampa, sottosegretaria alla Salute del Conte Bis, a colloquio oggi con il Messaggero spiega quale sarà la nuova strategia dopo l’estate mentre a breve si deciderà sul prolungamento dello stato di emergenza oltre il 31 luglio: «Non si può immaginare un altro lockdown del Paese. Fu utilizzato in una situazione eccezionale, con un tasso di crescita dei casi altissimo. La situazione non è più quella. Molto più efficace e sostenibile sarà l’opzione delle singole zone rosse per territori in difficoltà. Interventi più limitati e tempestivi».

Il piano del governo: zone rosse e tamponi negli aeroporti

L’idea in realtà si sposa proprio con la necessità del prolungamento dello stato di emergenza, anche se la sottosegretaria, dopo le polemiche delle opposizioni, appare cauta sul punto e non si sbilancia sulla data di fine (sono in ballo il 31 ottobre e il 31 dicembre):  «C’è un confronto in corso, possiamo anche valutare altre strade». Nei piani del governo c’è anche un altro pilastro: vigilare sulla riapertura delle scuole, eseguendo test sierologici a tutto il personale, docente e non. Su questo l’altro giorno il commissario Domenico Arcuri ha annunciato che è stato pubblicato un bando per reperirli. Per il resto, gli ospedali sono più preparati rispetto a febbraio (sarebbe grave il contrario), hanno aumentato i posti di terapia intensiva e i medici hanno imparato a trattare la malattia, anche se non esiste ancora un farmaco risolutivo.

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Coronavirus: il bollettino del 16 luglio

Ma c’è anche chi, come il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca, fa notare che il problema delle decisioni differite lo abbiamo già pagato tra febbraio e marzo: “L’Italia rimane il Paese del fare finta. Quando diciamo che si fa la movida ma con 2 metri di distanziamento è una grande palla. Quanto alle scuole: si possono fare gli screening di massa e le mascherine per tutti e basta”, ha detto ieri il governatore intervenendo al congresso Alis (Associazione Logistica dell’Intermodalità Sostenibile) a Sorrento. “Siamo in un territorio e in una comunità – ha aggiunto – che vanno disciplinati. Dall’inizio della pandemia ho avuto il terrore di perdere il controllo del territorio dell’area metropolitana di Napoli che in certi quartieri ha una densità di 30 mila abitanti per chilometro quadrato, come Singapore. Se l’avessimo perso avremmo avuto un’ecatombe, avremmo contato i morti a migliaia e non a decine. In Lombardia stanno ancora discutendo di chi sia la competenza delle zone rosse, noi invece le abbiamo decise e istituite in mezz’ora ad Ariano Irpino, nel Vallo di Diano, a Mondragone”.

I tamponi negli aeroporti

Intanto, spiega sempre il Messaggero, si fa strada una soluzione per evitare il rientro del Coronavirus nella sua forma “d’importazione”: tamponi ai passeggeri che provengono dai Paesi più a rischio, a partire dagli Stati Uniti e dall’India, per fare i due esempi più pesanti.

Questa idea sta prendendo forza anche all’interno del governo, dopo le perplessità iniziali. Ormai è chiaro che l’obiettivo di schiacciare la curva epidemica a quota zero è irraggiungibile. E ciò che succede non solo nei Balcani (e sono stati bloccati gli arrivi), ma anche nella vicina Spagna (ieri 580 nuovi positivi), impone di preparare un piano per l’autunno. È uno dei tasselli più innovativi è proprio quello di arginare il più possibile i casi di importazione, con i tamponi agli arrivi.

fiumicino volo bangladesh dacca

Secondo il professor Walter Ricciardi, consigliere del ministro della Salute, «è una strada da percorrere, teniamo conto che esistono anche innovazioni che velocizzano i tempi, in Israele, ad esempio, hanno presentato un test, che grazie al fiato in pochi secondi dice se sei positivo». Un altro tampone rapido arriva dalla Corea del Sud: è stato sperimentato in Veneto e nelle prossime ore potrebbe esserci la validazione a Roma, da parte dell’Istituto Spallanzani. Alessio D’Amato, assessore alla Salute del Lazio, insiste: «Noi lo diciamo da tempo, la strada da seguire è quella del tampone in aeroporto. Lo abbiamo già fatto per il volo dal Bangladesh».

Intanto i morti ufficiali da Coronavirus in Italia superano i 35 mila, cifra inimmaginabile a inizio epidemia, e Istat e Istituto superiore di sanità (Iss) attestano per la prima volta quanti sono stati stroncati dal Covid-19 come causa diretta: l’89%. In una giornata in cui contagiati e vittime tornano a salire – 230 nuovi positivi e 20 morti -, ecco i risultati dello studio su quasi 5 mila schede di decesso di soggetti positivi. Ma di coronavirus si può morire anche senza concause: il 28,2% dei pazienti non ne aveva.

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Fonte: Istat-Iss

E ieri altri 42 africani ospiti della Croce Rossa a Jesolo (Venezia) sono risultati positivi, oltre a un operatore della struttura. I focolai locali degli ultimi tempi sono dovuti insomma in gran parte a casi d’importazione o a contagi in aziende, come quelle della logistica e alimentari in Emilia Romagna. Un altro fronte da tenere d’occhio è quello dei centri estivi per bambini, dopo diversi casi negli ultimi giorni e in vista della riapertura delle scuole. Il commissario Domenico Arcuri è fiducioso che “per il 10 agosto, come si fa in emergenza e in un Paese normale, i test sierologici siano disponibili” per il personale scolastico. Una gara pubblica europea accelerata è stata bandita a inizio settimana per 2 milioni di test.

Leggi anche: Chi prende il Coronavirus muore di Covid-19: i numeri dell’Istat

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