Economia

Whirlpool, l’ora degli ultimatum

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-10-05

Dopo gli scioperi di ieri scende in campo anche Giuseppe Conte. Ma gli americani non hanno intenzione di recedere dalla volontà di vendere a PRS

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Per Whirlpool è l’ora degli ultimatum. Sindacati e lavoratori sono scesi in piazza contro la decisione dell’azienda di cedere lo stabilimento di Napoli, dove lavorano 430 persone e si producono lavatrici. Incrociano le braccia per il secondo sciopero di otto ore nell’arco di due settimane e sfilano tra le strade di Roma per la manifestazione nazionale indetta da Fiom-Cgil, Fim-Cisl e Uilm-Uil. Poi l’incontro al Mise con il ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli, che anticipa la convocazione in arrivo per mercoledì prossimo, 9 ottobre, dal presidente del Consiglio.

Whirlpool, l’ora degli ultimatum

Ma non è detto che si arrivi davvero al tavolo di Giuseppe Conte. Perché la multinazionale ha ricordato in una lettera a Patuanelli i dati relativi al calo della produzione industriale, che è stato registrato a Napoli da un anno a questa parte. Spiega oggi il Mattino che si tratta di n chiaro segnale della volontà di andare avanti nel progetto di riconversione. Per Whirlpool è fondamentale arrivare alla discussione con il governo e con i sindacati sul piano industriale della società Prs.

Sembra questa la condizione posta dalla multinazionale per arrivare ad una soluzione della vertenza. Ma, dal punto di vista dei sindacati, non c’è alternativa al blocco della procedura di cessione. Una tesi sostenuta dallo stesso Patuanelli, secondo il quale è possibile riaprire la trattativa a patto che venga meno la pregiudiziale posta da Whirlpool sulla cessione. Il conflitto è aperto e per ora non si intravedono spiragli per una soluzione positiva.

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La società ha sostenuto anche nella lettera a Patuanelli di essere «disposta a concordare le condizioni per il ritorno di un clima collaborativo». Una frasevagamente sibillina, che viene interpretata in vari modi. Per qualcuno può essere il segnale della volontà di intavolare nuovamente una trattativa. Per altri – ed è questa l’interpretazione prevalente – suona come una conferma della volontà di discutere al più presto il progetto di Prs.

Dal canto suo, la società con sede a Lugano attende la convocazione da parte del ministero per presentare il suo progetto per la produzione di container refrigerati a Napoli Est. Ma la sensazione è che il rifiuto di prendere in considerazione il suo piano industriale – ritenuto “non solido” dalle parti sociali – possa indurre Prs a rivedere prossimamente i suoi piani, anche perché la società non accetta ultimatum.

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