Voglio Max Cipollino a Bruxelles

di Vincenzo Vespri

Pubblicato il 2018-09-30

Tra le poche certezze della vita sappiamo che a Natale ci scodelleranno un cinepanettone più demente e volgare del precedente. Sulla scia di questa certezza alcune riflessioni si impongono. Innanzitutto sarà un successo commerciale, quindi il giudizio negativo riflette l’arroganza e la spocchia di noi che ci reputiamo intellettuali. In secondo luogo ci domandiamo se …

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Tra le poche certezze della vita sappiamo che a Natale ci scodelleranno un cinepanettone più demente e volgare del precedente. Sulla scia di questa certezza alcune riflessioni si impongono. Innanzitutto sarà un successo commerciale, quindi il giudizio negativo riflette l’arroganza e la spocchia di noi che ci reputiamo intellettuali. In secondo luogo ci domandiamo se l’Umanità descritta in quei film esista effettivamente. La tragica risposta è affermativa: la scorsa settimana a Bruxelles ho verificato che la razza italica documentata nei cine-panettoni alligna e non si estingue. A Bruxelles hanno messo radici due tipi distinti di comunità italiana: quella che lavora stabilmente e quella spedita dalla classe politica a rappresentarci. La seconda è mirabilmente affrescata nei film dei Vanzina. Se un entomologo si dedicasse a questa forma di parassiti dovrebbe prendere un volo Alitalia da Roma il martedì mattina o un volo di ritorno il giovedì pomeriggio. In genere sono dei politici trombati che vedono Bruxelles come un esilio e quindi cercano di rimanerci il meno possibile, al più due giorni scarsi. A Bruxelles la concentrazione di questa razza infestante e invasiva è ovviamente inferiore che tra i sedili dell’aereo, ma gli esemplari sono facilmente identificabili. Caciaroni, vanno nei peggiori ristoranti turistici, fanno commenti volgari ad alta voce sugli attributi delle femmine di passaggio, non sanno parlare né inglese né francese. Insomma, al confronto Max Cipollino è un paradigma di eleganza e savoir fare. La loro cifra è l’inutilità. Se gli chiedi di far qualcosa, sgranano gli occhi e ti prendono per pazzo. Loro sono lì perché la cugina della moglie l’ha data al politico di turno, mica per lavorare!!!

complotto calvi bruxelles di gaia - 4
Una decina di anni fa, notando una paurosa asimmetria nella distribuzione dei fondi (in proporzione prendiamo molti meno fondi degli altri paesi), ed, erroneamente, pensando che la colpa fosse dovuta ad una mancanza d’informazione dei nostri vertici, cercai i responsabili per l’Italia dell’area 01 (ossia Matematica ed Informatica). Dopo una serie di rimbalzi, fui indirizzato verso due persone con un incarico non ben precisato: erano un ingegnere che aveva lavorato presso la BNL e un capitano di corvetta della Capitanerie di Porto di Civitavecchia. Non mi fu dato di sapere perché fossero stati inviati a Bruxelles, cosa avessero a che fare con Matematica ed Informatica, chi li avesse scelti. L’unica certezza era che erano completamente inutili, non solo per la questione che avevo chiesto, ma in generale. Mi rivolsi perfino ad un politico. Anche lì buio pesto. Mi disse che era interessato solo all’innovazione relativa all’enogastronomico (forse l’unica cosa che capiva era la magnata al tavolo dell’osteria) mica a problematiche di infrastrutture scientifiche (non gli poteva fregare di meno di parlare di investimenti per migliorare la capacità del Paese di competere in settori altamente innovativi). In un decenno la situazione non è assolutamente migliorata. E così gli altri Paesi europei non solo si sono appropriati di fondi destinati all’Italia, ma si sono abituati a farlo e considerano un atto ostile reclamare una distribuzione di fondi più equa. Se fai notare che all’Italia spetterebbe il 13% dei fondi e gliene arriva solo l’8%, ti guardano con commiserazione e ti rispondono con un generatore automatico di risposte inutili ed irritanti tipo: ma se non fate domanda, ma il vostro progetto è scritto male, ma se nessuno straniero vuol studiare nel vostro Paese, etc etc. È ovvio che servirebbe una nuova classe di lobbisti che, spalleggiati dal governo Italiano, difendessero i giusti interessi della Nazione. Queste scelte sciagurate hanno determinato un progressivo impoverimento del Paese e aperto la strada al movimento sovranista. Al di là della giustezza o meno di questa posizione politica, ovvio che un Paese può pensare di cedere sovranità a una struttura confederativa solo se nell’ambito di questa struttura, i suoi interessi siano adeguatamente rappresentati. Sono abbastanza convinto che se facessimo valere i nostri diritti a livello di Comunità Europea, i famosi 10 miliardi reclamati da Di Maio e che porteranno il deficit pubblico al 2,4% del Pil, potrebbero essere facilmente recuperati. Ma si dovrebbe ribaltare la mentalità assistenzialistica, azzerare il nepotismo, imporre in una posizione ben retribuita (con potenziali grandi ricadute sul Paese) chi possiede le competenze giuste. Insomma non dovrebbe essere più sufficiente nel CV che la cugina della moglie l’abbia data a uno che firma le carte.

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