Vito Comencini, il leghista filorusso che crede alle bufale sul bombardamento all’ospedale di Mariupol

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2022-03-15

Il deputato ha detto di esser pronto a partire per il Donbass “per difendere i valori cristiani”. Poi rinnega l’etichetta di “putiniano” ma sostiene che dal Cremlino arrivi la verità

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Dice di non essere putiniano, ma crede alla narrazione del Cremlino su acclarati bombardamenti contro i civili (come quello contro il reparto maternità dell’Ospedale di Mariupol). Si dice pronto per partire in direzione Donbass perché lui è un “identitario”. Forse prova solamente a cancellare dal suo curriculum gli unici due eventi che, finora, lo hanno resto “celebre” davanti agli occhi degli italiani: gli insulti a Mattarella e l’aver avuto seri problemi nella pronuncia di “Limes“. Lui è Vito Comencini, il deputato leghista filorusso che sostiene che ci sia da ascoltare anche la versione russa del bombardamento all’ospedale di Mariupol.

Vito Comencini, il deputato leghista filorusso che andrà in Donbass

Intervistato dal quotidiano la Repubblica, il deputato leghista eletto nel 2018 per la prima volta (ed ex consigliere al Comune di Verona), ha annunciato la sua prossima partenza – ora si trova a San Pietroburgo – in direzione Donbass per difendere “i valori della civiltà classico cristiana in Europa”. Il controsenso geografico è servito, ma questo non è l’unico elemento paradossale delle sue parole. Perché la vetta, purtroppo, si tocca parlando dell’attacco missilistico contro l’ospedale di Mariupol:

“Quello che vedo e sento in tv lo prendo con le pinze. Tante volte è il frutto di una propaganda mediatica. Qui le tv locali denunciano fake news. Non ho espresso alcun giudizio in merito (sull’attacco a Mariupol, ndr). Ho ascoltato le opinioni dell’una e dell’altra parte. E ho parlato con amici russi, che sollevano dubbi, basandosi su elementi oggettivi ed evidenti”.

Elementi oggettivi ed evidenti che, in realtà, sono mere bufale messe in circolazione anche dai profili istituzionali delle ambasciate russe in giro per il mondo (e per la rete). Perché è stato dimostrato come quell’attacco contro i civili all’Ospedale di Mariupol sia stato reale. Con vittime annesse.

Ma lui non vuole essere definito putiniano, nonostante nel corso di tutta la sua intervista ripeta continuamente ed esclusivamente la versione russa di questa storia fatta di guerra, aggressioni, invasioni, bombardamenti e sangue dei civili sparso per le strade. E Vito Comencini sostiene che lui la pensa esattamente come i russi. Perché sono i suoi conoscenti russi a dirglielo. Gli stessi che non hanno accesso a fonti di informazione alternativa a quella finanziata e consentita dal Cremlino. Come la classica storia: “Oste, com’è il vino?”.

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