Il fantasmagorico superamento dei vitalizi (ricorsi permettendo)

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2018-06-27

Il MoVimento 5 Stelle sbandiera il primo successo del governo del cambiamento. Ma per il tanto atteso ricalcolo dei vitalizi (solo per la Camera) bisognerà attendere novembre. E nel frattempo c’è il rischio che i ricorsi degli ex parlamentari annullino l’effetto risparmio del “taglio dei vitalizi”

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È arrivato il grande giorno del taglio dei vitalizi dei parlamentari. Il MoVimento 5 Stelle aveva promesso di riuscire a farlo in quindici giorni, ci sono voluti quattro mesi ma finalmente alla Camera (al Senato non si sa) Roberto Fico ha annunciato di aver presentato la delibera che ridetermina la misura degli assegni vitalizi e delle quote di assegno vitalizio dei trattamenti previdenziali pro rata, nonché dei trattamenti di reversibilità, relativi agli anni di mandato svolti fino al 31 dicembre 2011.

Cosa significa il “superamento” dei vitalizi

Come abbiamo ripetuto fino allo sfinimento i vitalizi propriamente detti sono infatti già stati aboliti nel 2011, non a caso Fico parla di “superamento”. I parlamentari che sono stati eletti dopo quell’anno non hanno più diritto, per legge, a maturare un vitalizio. Il vitalizio inteso come rendita parzialmente alimentata da un prelievo sull’indennità del periodo di esercizio della carica che veniva erogata sotto una certa soglia di età è stato abolito dalla riforma del 2012 che ha introdotto il metodo di calcolo contributivo. Rimanevano in essere fino ad oggi i vitalizi percepiti dagli ex parlamentari della Repubblica che avrebbero potuti essere ricalcolati già durante la scorsa legislatura grazie alla proposta di legge Richetti che però si è arenata al Senato.

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Finalmente sappiamo a quanto ammontano i risparmi per le casse dello Stato. Risparmi che – è necessario ricordarlo – sono stati calcolati dal M5S tra le coperture per la realizzazione del programma di governo gialloverde. Secondo i calcoli di Carlo Cottarelli e dell’Osservatorio sui conti pubblici italiani il valore dell’eliminazione dei vitalizi avrebbe dovuto ammontare a circa 100 milioni di euro all’anno di risparmi. A quanto pare sanno ancora meno.

A quanto ammonterà il risparmio per le casse dello Stato

Roberto Fico ha spiegato che con la delibera sui vitalizi presentata oggi verranno prodotti risparmi pari a 40 milioni di euro all’anno (su un totale di 206 milioni di euro di spesa annua per il Parlamento) generati dalla somma della rideterminazione dei trattamenti diretti e pro rata (30 milioni di euro) e da quella delle pensioni di reversibilità (che vale circa 10 milioni di euro). Fatte le debite proporzioni, visto che al Senato i numeri sono decisamente minori il risparmio complessivo non dovrebbe superare gli 80 milioni di euro all’anno. L’ufficio di Presidenza ha fatto sapere che il totale dei vitalizi erogati dalla Camera ammonta a 1.405, di questi 1.338 saranno ricalcolati e dunque abbassati. Fico fa sapere che il taglio nella maggioranza dei casi dal andrà dal 40 al 60%. Per gli altri 67 – che riguardano coloro che hanno versato contributi per 4-5 legislature – non verranno ritoccati.

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Il taglio non sarà immediato. Gli emendamenti al testo andranno presentati entro giovedì prossimo (5 luglio). La discussione avverrà nella settimana dal 9 al 13 luglio. Se approvata, la norma entrerà in vigore dal primo novembre 2018. E all’appello manca ancora  il contributo del Senato (dovrebbero essere 1.1195 i vitalizi da ricalcolare) dove l’iter non procede altrettanto “spedito”. Nell’arco di una legislatura il risparmio per la Camera dovrebbe ammontare a 200 milioni di euro, briciole in confronto al bilancio dello Stato e alla quantità delle spese che il governo prevede di fare per finanziare il “contratto”.

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Il presidente della Camera ha aggiunto che «l’ammontare dei trattamenti previdenziali rideterminati non può comunque essere inferiore all’importo del trattamento previdenziale maturato da un deputato che abbia svolto il mandato parlamentare nella sola XVII legislatura e che abbia maturato il diritto al compimento del sessantacinquesimo anno di età, corrispondente a 980 euro netti mensili».

Il rischio dei ricorsi da parte degli ex parlamentari

Non risulta invece che sia stata affrontata la questione degli oneri pensionistici figurativi dei parlamentari sollevata a fine aprile dal Presidente dell’INPS Tito Boeri che aveva spiegato che si tratta di un privilegio che ammonta a circa il 24% della  retribuzione e dal momento che la retribuzione precedente di alcuni parlamentari non si tratta di pochi soldi. Secondo Boeri «nel giro di una legislatura si sta parlando di qualche decina di milioni di euro» i quali sommati a ricalcolo dei contributi dei vitalizi precedenti al 2012 potrebbero produrre fino 150 milioni di euro l’anno di risparmio per i conti pubblici.

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Il MoVimento 5 Stelle festeggia la data storica mentre Fratelli d’Italia ricorda che sono stati loro – durante la scorsa legislatura – a presentare un’analoga proposta di modifica dei vitalizi sulla quale il M5S si era astenuto in Ufficio di Presidenza. Il MoVimento però dovrebbe aspettare novembre per farlo visto che al momento è solo stata presentata la proposta di modifica del regolamento. E soprattutto manca ancora il ricalcolo dei vitalizi al Senato quindi per ora la vittoria è solo a metà. A complicare le cose c’è anche la battaglia annunciata dall’associazione degli ex parlamentari che già più volte ha promesso di voler fare ricorso chiedendo anche la restituzione delle tasse versate sui contributi tra il 1993 e 2011 che potrebbe costare fino a 150 milioni di euro. Senza contare che i parlamentari con il vitalizio “ricalcolato” potrebbero anche chiedere la restituzione del contributo di solidarietà versato negli ultimi anni. Il presidente dell’associazione ex parlamentari Antonello Falomi va all’attacco: «Noi chiediamo che si rendano pubblici i dati. Dei 1.240 ex deputati l’età media è oggi di 76 anni. Queste persone hanno un’aspettativa di vita su base Istat di 6 anni. Ci si sta accanendo per ragioni politiche nei confronti di una categoria di cittadini. L’equità sociale non c’entra nulla. Siamo di fronte a una vendetta politica. I parlamentari vengono trattati peggio degli altri cittadini visto che non esiste nessun cittadino italiano a cui sia stato applicato un simile livello di decurtazione». Secondo Falomi la delibera sarà bocciata perché contrasta coi principi costituzionali, ma questo non interessa alla maggioranza che vuole solo «avere a disposizione un anno, un anno e mezzo di propaganda prima delle prossime elezioni, portando lo scalpo dei vitalizi». Ammesso e non concesso che i ricorsi trovare accoglimento il successo del M5S si potrebbe facilmente trasformare in una vittoria di Pirro.

 

 

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