Vincenzo De Luca, tutto chiacchiere e lanciafiamme (ma niente tamponi)

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2020-03-25

I dati parlano chiaro: la Campania è la regione che ha fatto meno test in rapporto alla popolazione residente. Forse il Presidente potrebbe mettere da parte il lanciafiamme, richiamare l’Esercito e iniziare ad affrontare quella che è un’epidemia con i mezzi adatti, non con quelli con cui si seda una rivolta popolare

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Ha fatto il giro del mondo il video in cui il Presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca minaccia di mandare l’esercito a prender quelli che quelli che passeggiano per strada e di intervenire col lanciafiamme per bloccare le feste di laurea in violazione delle regionali e governative sull’epidemia di Covid-19. Il Presidente sceriffo chiede (e ottiene) l’Esercito nelle strade, vuole il pugno di ferro contro i trasgressori ma che sta facendo per fermare la diffusione del coronavirus SARS-CoV-2 in Campania?

Quando De Luca voleva testare tutti, anzi no

Il 17 marzo De Luca (che è anche assessore alla Sanità) annunciava l’acquisto da parte della Regione di un milione di “antibody determination kit”, i cosiddetti test rapidi,  con lo scopo di “avviare uno screening di massa”. Su Twitter il Presidente spiegava che i kit sarebbero stati utilizzati sui pazienti sintomatici e avrebbero consentito di avere «un risultato non certo ma altamente probabile».

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Il giorno dopo De Luca precisava che «il monitoraggio di massa attraverso i “test rapidi” e i kit che sta acquistando in questi giorni la Regione Campania, saranno riservati nella prima fase al personale sanitario». Medici, infermieri e operatori sanitari sono in prima linea e svolgono un servizio essenziale quindi ha senso assicurarsi che il contagio non si estenda a chi lavora negli ospedali e si prende cura dei pazienti.

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Tutto corretto, se non fosse che De Luca poi aggiunge che la Regione valuterà «di volta in volta le aree sociali più esposte a contatti, e mirando soprattutto ai soggetti asintomatici» spiegando che la miglior prevenzione «al di là degli screening» è la responsabilità di ogni cittadino e «il rispetto rigoroso delle normative in vigore». Questo ragionamento però non solo è il contrario di quanto annunciato il giorno prima (quando la Regione voleva testare  i sintomatici) ma anche dell’idea di screening di massa.

La Campania è la regione che fa meno test in rapporto alla popolazione

La Campania è una regione che ha poco più di cinque milioni di abitanti, proprio come il Veneto (che però si trova in una situazione differente dal punto di vista della diffusione dell’epidemia) e il Lazio che invece ha un numero di ricoverati e di positivi al Covid-19 comparabile alla regione governata da De Luca. In Campania i positivi sono 992, in Lazio 1.545. I ricoverati con sintomi sono 345 in Campania e 747 in Lazio mentre i pazienti ricoverati in terapia intensiva sono 181 in Campania e 94 in Lazio.

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Le due regioni quindi sono più o meno simili per numero di abitanti e per numero di casi totali (1.728 e 1.110). L’unica differenza sostanziale riguarda – guarda caso – il numero di tamponi eseguiti. La regione governata da Nicola Zingaretti ha eseguito 18.371 tamponi, quella di De Luca – che ne ha acquistati un milione (ma non si sa se sono ancora arrivati) – ne ha eseguiti meno di un terzo: appena 6.297. Ancora più preoccupante è il dato che in rapporto alla popolazione residente la Campania è la regione che ha eseguito meno tamponi in assoluto.

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Si può minacciare quanto si vuole la popolazione, si possono fare tutti i video in cui si annunciano pene esemplari oppure mandare l’esercito per strada ma alla fine della fiera quello che serve – a detta dell’Organizzazione Mondiale della Sanità – è fare test. Mentre De Luca diceva che la cosa più importante è il rispetto delle regole il direttore dell’OMS  Tedros Adhanom Ghebreyesus spiegava che il metodo più efficace per prevenire la diffusione dell’infezione da coronavirus e salvare vite umane è interrompere la catena di trasmissione. E per farlo bisogna eseguire i test e isolare le persone infette. A meno che De Luca non ritenga che l’Esercito possa sparare al coronavirus o che col lanciafiamme si possa bruciare SARS-CoV-2 sarebbe bene che iniziasse a fare quello che serve per fermare la diffusione del virus in Campania. C’è ovviamente un problema: mentre se si tratta di mandare l’esercito in strada si può fare la voce grossa con lo Stato centrale per quanto riguarda i tamponi ogni regione deve fare la sua parte. Altre regioni – con tutti gli errori del caso – stanno dimostrando che è possibileaumentare il numero di test eseguiti. In Campania il Presidente preferisce giocare con il lanciafiamme.

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