Vietato assumere se si vota: la strana legge M5S

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2018-10-14

Un articolo della legge sulle urne trasparenti stabilisce per 120 giorni all’anno in anni elettorali – i 60 giorni prima e i 60 giorni dopo la consultazione – il blocco delle assunzioni in qualsiasi società o ente pubblico o azienda speciale

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Franco Bechis su Libero di oggi nota un aspetto molto curioso nella legge sui brogli fiscali approvata in prima lettura dalla Camera:

C’è poi un altro articolo ancora della nuova legge assai strambo: stabilisce per 120 giorni all’anno in anni elettorali- i 60 giorni prima e i 60 giorni dopo la consultazione – il blocco delle assunzioni in qualsiasi società o ente pubblico o azienda speciale (escluse solo quelle quotate in Borsa) anche solo partecipata direttamente o indirettamente da un ente locale.

Norma grottesca per due ordini di motivi. Primo: le assunzioni si fanno quando sono necessarie, e alcuni posti di lavoro sono fondamentali per il funzionamento dell’azienda. Se viene meno perché, ad esempio, il responsabile di quella funzione essenziale passa alla concorrenza il giorno x, non si possono aspettare 100 giorni per sostituirlo perché magari l’azienda non va avanti. Peraltro se il politico per essere eletto promette un posto di lavoro nell’azienda pubblica, può esaudire il desiderio dell’elettore il 61˚ giorno dopo le votazioni e non cambierebbe assolutamente nulla.

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Da leggere: Paolo Savona, il fondo Euklid e l’allergia dei gialloverdi alla verità

Quella della Nesci è il classico esempio di legge “etica” che non tenendo conto della realtà aggrava i problemi invece di risolverli. Anche perché salvo pochi idealisti gli elettori italiani fanno le loro scelte sulla base di un giustissimo e comprensibilissimo “voto di scambio”: votano questo o quel partito, questo o quel candidato nella speranza così di potere migliorare la propria vita. È voto di scambio anche quello dato il 4 marzo scorso al M5S dalla maggioranza degli elettori del Sud: io ti voto e tu mi dai il reddito di cittadinanza, che è anche meglio di un lavoro perché non devo faticare per ottenerlo…

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