L’assurdo video del Fronte Animalista con le minacce a Tamietto

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2019-06-21

Un gruppo di animalisti ha teso un’imboscata al ricercatore del famoso esperimento sui macachi dell’Università di Torino. Con la scusa di voler intavolare “un dialogo” (in mezzo alla strada) alcuni animalisti si sono divertiti ad insultarlo e ad intimidirlo con minacce di misteriose conseguenze qualora gli attivisti dovessero “arrabbiarsi sul serio”

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«Cercavamo Mengele, abbiamo trovato Tamietto». Inizia così il video pubblicato dalla pagina Facebook del “Fronte Animalista News” che descrive un “agguato” con inseguimento a piedi del professor Marco Tamietto, il docente dell’Università di Torino da giorni nel mirino degli animalisti per l’esperimento che prevede l’utilizzo di sei macachi per uno studio sul “blindsight”, ovvero la visione cieca.

Gli animalisti che paragonano Tamietto a Mengele

Evidentemente già da qualche giorno il gruppo di animalista era a “caccia” di Tamietto per le vie di Torino. Del resto in queste ultime settimane il professore era già stato oggetto di insulti e minacce online. Che l’incontro non sia stato casuale lo dimostra appunto il cartello che una delle attiviste regge bene in vista perché Tamietto lo può vedere. Niente di nuovo, ogni “vivisettore” viene generalmente paragonato al terribile Josef Mengele, il medico nazista che faceva esperimenti sugli internati nei campi di concentramento. È un po’ la reductio ad Hitlerum degli animalisti, che non possono utilizzare il paragone con il Führer perché lui era un animalista convinto. Con questo non si vuole certo dire che gli animalisti sono dei nazisti, sia ben chiaro.

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Il copione è abbastanza banale. Il gruppetto raggiunge Tamietto e inizia a tampinarlo per chiedere “un confronto” e “un dialogo” in modo da dargli la possibilità (pensate che magnanimi) di esporre le sue teorie di merda. Non sfuggirà il dettaglio che si pretende di intavolare una discussione accademica sul benessere animale e la liceità della sperimentazione animale in mezzo alla strada, magari mentre si circonda l’interlocutore con fare vagamente minaccioso apostrofandolo con frasi tipo “sadico di merda” o “dottorino dei miei stivali”. Ma come si fa a discutere di scienza con uno che ripete ossessivamente la frase «due milioni di euro per accecare dei macachi te li sei presi eh? Psicologia!»? Semplicemente non si può, sarebbe come giocare a scacchi con un piccione (è un modo di dire, non un esperimento scientifico).

La prossemica denota una scarsa predisposizione al dialogo e un’elevata voglia di provocare una reazione in modo da poter dimostrare che i “vivisettori” sono persone violente. Il risultato però è l’opposto perché Tamietto non risponde. E allora si passa a velate minacce come «non ti porterà nulla di buono perché poi gli animalisti sono incazzati» oppure «mi sa che vogliono costringere gli animalisti ad incazzarsi sul serio» con riferimenti ad esempio alle proteste di Green Hill (i casi sono però diversissimi) e anche «la storia ha insegnato anche di cosa sono capaci gli animalisti se ci costringete al piano B».

Come certi animalisti alimentano pregiudizi antiscientifici

Si può essere d’accordo o meno con i metodi di Tamietto ma bisogna ricordare la differenza tra “vivisezione” e sperimentazione animale. La vivisezione è illegale, la sperimentazione animale è consentita, entro certi limiti ben precisi e in certi ambiti di ricerca dove il ricorso al modello animale è ancora fondamentale. E soprattutto l’esperimento dell’Università di Torino ha ottenuto l’approvazione dei comitati etici preposti a vigilare su questo genere di ricerca (curiosamente secondo la LAV questo nulla dice sull’eticità degli esperimenti, allora viene da chiedersi chi dovrebbe esprimersi). Non si tratta di un “sadico” che vuole torturare animali per un qualche piacere perverso. È una ricerca che punta a studiare il fenomeno della visione cieca per poter mettere a punto delle terapie utili per curare pazienti umani. Ed è per questo motivo che allo studio è stata riconosciuta una chiara ed evidente ricaduta sulla salute pubblica. Il modello animale in questo caso è utile per poter passare alla fase successiva.

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Nei commenti al video e nei post di chi lo condivide fioccano insulti anche pesanti nei confronti del “vigliacco” che si va a nascondere dalla Polizia (come se ci fosse un qualche onore nel rispondere a degli insulti per strada). Non solo si alimenta l’odio verso una persona ma si dà fiato ad un diffuso sentimento antiscientifico che va ben oltre il problema della sperimentazione animale e che dipinge gli scienziati come pericolosi malfattori o untori. Cose che abbiamo già visto quando ci siamo occupati di Xylella o di vaccini. La “scienza” può essere criticata, i metodi possono essere messi in discussione. Pensare di farlo sotto i portici di Torino è ingenuo.

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Il video non serve a nulla: non spiega la posizione degli animalisti, non spiega la posizione di Tamietto o dell’Università di Torino. Si vedono solo delle persone che circondano un tizio per strada e lo seguono insultandolo e cercando di intimidirlo. Qualcuno potrebbe anche chiedersi in che modo un video del genere possa essere utile alla causa degli animalisti. Fomentare l’odio verso una persona che vantaggio può portare a chi – legittimamente – è convinto che non si debba ricorrere alla sperimentazione animale? Ma in fondo è semplice: certi  animalisti hanno bisogno di un nemico, altrimenti smetterebbero di esistere. Ma questo è nulla, perché c’è una cosa che manca: una difesa da parte della ministra della Salute Grillo e di quello della Ricerca Bussetti.

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