Le incredibili motivazioni del crollo della palazzina a Torre Annunziata

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2018-04-17

La licenza edilizia era stata rilasciata, nel 1957, per una villetta bifamiliare: invece c’era una palazzina con diversi appartamenti. I lavori al secondo piano mai sospesi nonostante le lesioni sul palazzo. E infine la morte di otto persone

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Il 7 luglio una palazzina in via Rampa Nunziante a Torre Annunziata crollò causando la morte di otto persone. All’epoca si parlò del cane Peky sopravvissuto al crollo e di un presunto Bed & Breakfast acquistato da misteriose società finanziarie smentito dall’amministratore del palazzo. Oggi sedici avvisi di conclusione delle indagini sono stati emessi dalla Procura.

Le incredibili motivazioni del crollo della palazzina a Torre Annunziata

Secondo gli inquirenti a causare il crollo sono stati i lavori di manutenzione straordinaria non autorizzati eseguiti al secondo piano del palazzo. Responsabilità nella tragedia sono individuate a carico, tra gli altri, degli architetti Massimiliano Bonzani (individuato come direttore dei lavori ‘di fatto’), Aniello Manzo e Giacomo Cuccurullo (deceduto nel crollo). Il cedimento fu preceduto dalla comparsa di lesioni: gli interventi messi in opera dai tre tecnici sarebbero stati insufficienti in quanto frutto di una sottovalutazione del pericolo. Secondo la Procura, avrebbero dovuto segnalare la situazione di pericolo ai vigili del fuoco: lo sgombero della palazzina avrebbe salvato la vita alle otto vittime.

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Per la Procura di Torre Annunziata (Napoli), la responsabilità nel crollo, oltre che ai tre architetti, è addebitabile anche all’amministratore della palazzina, Roberto Cuomo, che era a conoscenza di quanto stava accadendo. Non si mosse neppure quando alcuni condomini, preoccupati, gli segnalarono l’uso di un martello pneumatico. Anche lui, per gli inquirenti, si sarebbe dovuto attivare per far scattare l’allarme. “I lavori non furono sospesi, fermati o impediti, né dall’amministrazione del palazzo (Roberto Cuomo), né dagli architetti (Bonzani, Manzo e il deceduto Giacomo Cuccurullo)”, sottolinea il procuratore Alessandro Pennasilico, “nonostante il fenomeno di crollo fosse stato preceduto dalla comparsa di lesioni”. Quel tragico giorno di luglio persero la vita Giacomo Cuccurullo, Adele Laiola, Marco Cuccurullo, Giuseppina Aprea, Pasquale Guida, Anna Duraccio, Francesca Guida e Salvatore Guida. Le perizie eseguite dal consulente Alberto Coppola hanno anche evidenziato lavori illegittimi al primo piano ma che non hanno avuto nessuna rilevanza sul crollo.

Il crollo di via Rampa Nunziante

Il procuratore sottolinea anche “l’allarmante quadro” emerso in ordine alle falsità idrologiche commesse dai proprietari degli appartamenti. I reati di falso ideologico in atto pubblico vengono contestati anche a Rita Buongiovanni, Giuseppe Buongiovanni, Donatella Buongiovanni e Roberta Amodio che, in occasione della vendita degli appartamenti, attestarono – falsamente – che il fabbricato era stato realizzato in epoca antecedente al primo settembre del 1967, in conformità alla normativa vigente. Invece la licenza edilizia era stata rilasciata, nel 1957, per una villetta bifamiliare: invece c’era una palazzina con diversi appartamenti.

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Secondo gli investigatori l’architetto Massimiliano Bonzani, attualmente sottoposto all’interdizione dall’esercizio della sua professione per 10 mesi, avrebbe reiteratamente attestati in atti a sua firma che il palazzo fosse legittimo dal punto di vista urbanistico, mentre l’intero fabbricato risulta realizzato in assenza di titolo abilitativo, risultando agli atti solo una licenza edilizia rilasciata il 5 giugno 1957 per una villetta bifamiliare, composta da una piccola rimessa padronale, un piano rialzato con due vani e accessori e da un piano superiore con 4 vani. Un edificio “completamente diverso” da quello effettivamente realizzato.

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