Università: meno tasse al Sud servono davvero?

di Vincenzo Vespri

Pubblicato il 2020-07-14

La crisi economica generata dal Covid 19 ha ingenerato la paura di un crollo delle iscrizioni all’Università . Alcune Università del Sud hanno deciso di tagliare le tasse universitarie al fine di strappare studenti alle ricche università del Nord. Polemiche a non finire… ma tutto questo ha un senso? Secondo me no. E da svariati punti …

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La crisi economica generata dal Covid 19 ha ingenerato la paura di un crollo delle iscrizioni all’Università . Alcune Università del Sud hanno deciso di tagliare le tasse universitarie al fine di strappare studenti alle ricche università del Nord. Polemiche a non finire… ma tutto questo ha un senso? Secondo me no. E da svariati punti di vista.

rette universitarie sud
I fuorisede nelle città italiane (Il Messaggero, 12 luglio 2020)

Dal punto di vista del marketing, non hanno capito che dire che le Università del Sud fanno pagare meno tasse di quelle del Nord, significa far passare l’idea che il “prodotto” offerto è di bassa qualità. La Ferrari o le Volkswagen sono vendute non perché costano meno ma per la loro qualità. Così vale anche per il prodotto istruzione (anche se mi fa senso considerare l’istruzione un prodotto)

gaetano manfredi 1 Università cosa riapre dal 4 maggio

Dal punto di vista del mercato, non hanno afferrato che all’istruzione viene associato un grande valore. E’ infatti lo strumento che può servire come ascensore sociale. Inoltre il taglio delle tasse è tutto sommato ridicolo (5 mila euro spalmati in tre anni) considerando i costi che una famiglia affronterebbe mandando il proprio figlio a studiare fuori sede. La possibilità della didattica a distanza (la famigerata DAD) già da sola permetterebbe risparmi nettamente. Inoltre, in un momento di crisi, storicamente le ultime spese ad essere tagliate sono proprio quelle che possono portare un miglioramento sociale ossia quelle dell’istruzione e quelle della cura della persona (un matrimonio “giusto” può cambiare la vita…). Da un punto di vista strategico, infine, le Università del Sud e del Nord non dovrebbero contendersi gli studenti italiani a colpi di sconti tipo paghi uno prendi due, ma dovrebbero affrontare la sfida dell’internazionalizzazione. Ossia le nostre Università dovrebbero iniziare a cercare di attrarre studenti da tutte e parti del mondo e non solo limitarsi a una platea locale o nazionale.

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L’autocertificazione per lo sconto sulle tasse dell’università (La Repubblica, 3 giugno 2020)

Ma quali sono le azioni che le Università del Sud potrebbero intraprendere per cercare di limitare l’emorragia studentesca che sta spopolando culturalmente i territori meridionali? Secondo me dovrebbero investire innanzitutto in migliori infrastrutture. Dovrebbero inoltre investire con decisioni in capitale umano chiamando i professori migliori (dovrebbe essere possibile dare incentivi ai professori che si trasferiscono al Sud) e soprattutto l’Università dovrebbero dare agli studenti fondate prospettive di lavoro ben retribuito. Invece di spendere tanti soldi inutilmente in strumenti quali il reddito di cittadinanza (che fine ad adesso ha fatto solo assistenzialismo e non ha avviato al lavoro se non una infima percentuale di percettori del Reddito), si dovrebbe investire in tirocini ben pagati, seri e mirati capaci sia di far crescere professionalmente lo studente che di aprirgli le porte del mercato del lavoro. Se le Università del Sud, garantissero questo, non sarebbe necessario ridurre le tasse universitarie…Le Università Inglesi sono (o almeno lo erano prima della Brexit) piene di studenti stranieri nonostante tasse altissime…ma attirano (o attiravano) i migliori professori da tutte le parti grazie a stipendi notevoli e garantiscono ( o garantivano) una ottima preparazione e una buonissima prospettiva lavorativa. Questa è la strada da seguire, non politiche di piccolissimo cabotaggio come quelle attuate n questi giorni.

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