Opinioni
Università e Istruzione, un futuro da separati in casa?
Vincenzo Vespri 29/12/2019
La dimissioni di Fioramonti hanno determinato, come effetto non previsto e per nulla secondario, la separazione fra i Ministeri della Scuola e dell’Università. Diciamo che l’unione fra i due ministeri fatta 15 anni fa, non aveva prodotto i frutti sperati. Scuola ed Università, nonostante fossero sotto lo stesso Ministro, erano rimasti purtroppo mondi separati. E […]
La dimissioni di Fioramonti hanno determinato, come effetto non previsto e per nulla secondario, la separazione fra i Ministeri della Scuola e dell’Università. Diciamo che l’unione fra i due ministeri fatta 15 anni fa, non aveva prodotto i frutti sperati. Scuola ed Università, nonostante fossero sotto lo stesso Ministro, erano rimasti purtroppo mondi separati. E questa è stata una opportunità persa per tutti. La Scuola, invece di essere vista come luogo di formazione di cittadini dotati di spirito critico e con le conoscenze adatte per un mondo tecnologico sempre più basata sulla conoscenza, è stata usata come luogo di parcheggio per i minorenni (mentre i genitori andavano a lavorare) e come strumento per ridurre la disoccupazione di laureati (tipo reddito di cittadinaza ante litteram).Per queste ragioni, rispetto al resto d’Europa, gli stipendi degli insegnanti in Italia sono scandalosamente bassi come pure il loro prestigio sociale. Per esempio, quando ero bambino, il Maestro era un’autorità riconosciuta , adesso molto ma molto meno (eufesticamente parlando). L’Università è rimasta invece schiacciata da essere nello stesso comparto dell’Istruzione, sia a livello di fondi che a livello di attenzione dei media. Spesse volte nei talk show vi erano confronti, su argomenti tecnici e specialistici, fra Professori Universitari che aveano passato almeno 20 anni a studiare problematiche cliniche ed esperti improvvisati (tipo disc jockey o casalinghe) confondendo la libertà d’espressione con la necessità e il dovere morale, da parte dei mezzi d’informazione e del servizio pubblico in particolare, di fornire al pubblico una informazione corretta. Come diceva George Orwell in 1984 è tipico della democrazia dire che 2+2 fa 4 (e non 5) mentre è tipico delle dittature la disinformazione. E’ovvio che con questa idea di Istruzione e di Alta Formazione, la Scuola ed Università siano finite sostanzialmente sotto-finanziate. Ha fatto benissimo Fioramonti a dimettersi per far mettere in agenda non solo il sottofinanziamento del comparto ma anche la necessità di un radicale cambio di rotta.
Conte ha nominato due ministri. Sulla Scuola posso solo dire che aver scelto una neo-Preside (ha vinto l’ultimo concorso da Dirigente Scolastico) significa aver messo sulla tolda di comando una persona, almeno sulla carta, che conosce i problemi del settore. Per l’Università posso dire che la scelta è stata eccellente. Quando collaboravo con il gruppo di lavoro di Valditara al MIUR, ho conosciuto il Prof Manfredi , ho collaborato con Lui e posso dire che finalmente all’Università come Ministro abbiamo una persona altamente competente, qualificata, profondo conoscitore del sistema e fattivo oltre che realista. Mi permetto di ricordarGli i problemi che l’Università deve affrontare:
– il lavoro di noi Professori non può finire con la tesi dei nostri studenti, ma dobbiamo interessarci di loro anche nel dopo laurea aiutandoli nell’inserimento nel contesto lavorativo. Solo così possiamo combattere la fuga di cervelli dal nostro paese. Troppi nostri giovani neolaureati fuggono all’estero per non fare più ritorno. In questo ottica deve essere modificata la normativa che regola i dottorati (soprattutto quelli industriali) seguendo gli esempi di altri paesi più all’avanguardia nel rapporto Università-Lavoro.
– Gli studenti devono essere messi al centro del sistema. L’Università esiste perché ci sono gli studenti. Sono loro, con il loro impegno e la loro gioventù, a dare senso all’Università. La Didattica è importante, non può essere considerata una cenerentola. Valutiamo quindi un Professore anche per le sue lezioni, per le tesi che dà, per i tirocinii che segue, per la carriera lavorativa che hanno i suoi studenti e non solo per i suoi lavori scientifici (spesse volte inutili e ripetitivi).
– L’Università deve essere aperta ed internazionale. Si deve facilitare l’ingresso di giovani dall’estero non massacrandoli di inutile burocrazia per i visti. Si devono facilitare le aperture di nostre Università all’estero, il modo migliore per propagandare il made in Italy.
– Non si possono sommergere i Professori con burocrazia assurda. Abbiamo una struttura ipertrofica come l’ANVUR che costringe noi Professori a essere giudicati solo su metriche quantitative, ci sommerge di brurocrazia e ci sottrae tempo dai nostri compiti primari. Per esempio, adesso nella prossima valutazione della ricerca è stata inserita una regola retro-attiva relativa alle pubblicazioni open access senza curare di dare i fondi per permettere di sostenere i costi molto alti di pubblicazioni senza vincoli di copyright.
– La carriera deve essere competitiva, meritocratica ed aperta. Basta con carriere svolte solo in una stessa Università (da sudenti fino ad ordinari). La mobilità deve essere incoraggiata.
– Nello stesso momento il personale deve essere motivato. Si devono motivare gli amministrativi (non sommergendoli di inutile burocrazia), i tecnici laureati (la cui professionalità deve essere riconosciuta), i ricercatori (a cui deve essere data la possibilità di accedere all’associatura), gli associati abilitati ad Ordinario ( a cui deve essere riconosciuta la possibilità di accedere, prima o poi, alla prima fascia) e i così detti “baroni” universitari a cui deve essere data la possibilità di dirigere la ricerca. Attualmente il sistema falsamente ed ipocritanente meritocratico concentra le poche risorse in pochissime mani con effetti dsastrosi. Intere discipline (soprattutto quelle più innovative) rimangono ancorate a linee di ricerca superate perché cambiare linea non è premiante secondo le linee del mostro Anvur.
Caro Ministro, l’Università sta soffocando, non solo per mancanza di soldi, ma anche per mancanza di idee e buon senso. Non deluda noi Professori, ma soprattuto il Paese che ha bisogno di un’Università al passo con i tempi. Il gruppo di lavoro di Valditara aveva preparato (tra l’altro collaborando con Lei) tutta una serie di provvedimenti che il precedente Ministro ha lasciato a marcire nel cassetto. Non c’è problema se li vuole cambiare, l’importante è che si esca dal vuoto parlare e si inizi ad agire. Il Mondo non sta fermo ad aspettarci. In questo mondo globale basato sulla conoscenza, l’Italia ha un bisogno disperato di una Università efficiente, aperta e competitiva
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