Un'altra sconfitta in tribunale per Almaviva

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2017-12-28

Il Tribunale del Lavoro di Roma ha accolto il ricorso contro il trasferimento a Catania. I 153 lavoratori erano stati licenziati a fine 2016 e reintegrati lo scorso 16 novembre

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I 153 lavoratori del call center di Almaviva di Roma, prima licenziati poi reintegrati dall’ordinanza del giudice, torneranno a lavorare nella Capitale. Lo riferisce la Slc Cgil di Roma e Lazio, rendendo noto che il Tribunale del Lavoro di Roma ha accolto il ricorso presentato dal collegio degli avvocati del sindacato contro il trasferimento a Catania.

Un’altra sconfitta in tribunale per Almaviva

I 153 lavoratori erano stati licenziati a fine 2016 e reintegrati lo scorso 16 novembre con ordinanza del giudice Buonassisi, ma l’azienda li aveva invitati a presentarsi nella sede di Misterbianco il 24 novembre. “L’ordinanza del giudice – spiegano il segretario generale della Cgil di Roma e del Lazio Michele Azzola e il segretario generale della Slc Cgil di Roma e del Lazio Riccardo Saccone – riconosce pienamente l’antisindacalità del comportamento aziendale e, pertanto, revoca i trasferimenti collettivi”.

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Almaviva Contact RSU Roma: la trattativa della notte del 22 dicembre

Secondo i sindacalisti, “sarebbe davvero ora che Almaviva cessasse una buona volta con questi atteggiamenti ritorsivi. Il trasferimento a Catania dei 153 lavoratori, cosi’ come quelli a Rende delle lavoratrici non licenziate lo scorso 22 dicembre perche’ tutelate dalla legislazione sulla maternita’, non hanno alcun fondamento tecnico o organizzativo ma hanno semplicemente l’amaro gusto della ritorsione. Con una sede di Roma, ormai palesemente operativa, anche a seguito della recente assunzione di circa 100 operatori adibiti alla commessa Gse, davvero non c’è altra spiegazione a un simile comportamento aziendale. L’azienda si sta ulteriormente incamminando su una strada che porterà soltanto a un ulteriore, infinito, contenzioso giudiziario senza senso”.

La replica dell’azienda

Azzola e Saccone si chiedono “cosa attendano le istituzioni, a partire dal ministro Calenda, a prendere posizione contro questo accanimento inqualificabile, irrispettoso delle persone ma anche delle più elementari regole di convivenza, perché, come ebbe a dire un altro esponente del Governo sempre sulla vicenda Almaviva, ‘nel settore si spostano le commesse non i lavoratori'”. Il ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda era intervenuto ad ottobre sul trasferimento di 65 lavoratori da Milano a Rende, in Calabria: Calenda aveva chiesto ad Almaviva di sospendere i trasferimenti e la società aveva accettato l’appello del governo e ritirato le misure.
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Intanto l’azienda replica: “Il Decreto emesso oggi dal Giudice del Lavoro di Roma interviene sulla sola correttezza procedurale dei rapporti tra Almaviva Contact e le organizzazioni sindacali per il caso specifico, senza entrare nel merito della legittimità della reintegra in servizio dei lavoratori in una sede diversa da quella dell’originario rapporto di lavoro”. Almaviva Contact sottolinea inoltre che “con cinque distinte ordinanze emesse nella giornata di ieri, lo stesso Giudice ha rigettato i ricorsi cautelari presentati dai lavoratori richiamati in servizio presso la sede di Catania. I proclami della Cgil di Roma e del Lazio, puntuali nello strumentalizzare l’unico pronunciamento favorevole tra i tanti emessi”, conclude la nota, “rivelano una compiaciuta deriva giudiziaria, che si illude di ridurre la rappresentanza dei lavoratori a questione da aula di Tribunale, piuttosto che sostenerla all’interno di un corretto sistema di relazioni industriali”.

Leggi sull’argomento: Almaviva e la vera storia dei «licenziati dalla CGIL»

 

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