Economia
I 153 licenziamenti illegittimi di Almaviva
di neXtQuotidiano
Pubblicato il 2017-11-16
Nel Natale scorso le RSU rifiutarono di firmare un accordo e la società ne licenziò 1600. Il giudice del lavoro ha dato giustizia a 153 di loro condannando l’azienda al reintegro e al pagamento degli arretrati
Illegittimi i licenziamenti di Almaviva. Lo ha stabilito l’ordinanza del giudice del Lavoro di Roma, che “condanna la società a reintegrare gli stessi lavoratori e a corrispondere loro, a titolo di risarcimento danni” un’indennità, comprensiva degli interessi, pari agli stipendi maturati dal giorno del licenziamento fino alla reintegra. La decisione riguarda 153 lavoratori che avevano fatto ricorso, mentre per il 15 dicembre è attesa un’altra decisione che riguarda una novantina di persone.
I 153 licenziamenti illegittimi di Almaviva
I 153 licenziamenti fanno parte del licenziamento del Natale 2016, all’epoca del rifiuto di firmare l’accordo avallato dal ministro Calenda da parte delle RSU di Roma (con voto a maggioranza) che portò alla decisione dell’azienda di licenziarne più di 1600. Il giudice ha ritenuto provato il ricatto salariale rifiutato dai lavoratori condannando l’azienda al reintegro e al pagamento degli arretrati. Il giudice del lavoro di Roma Umberto Buonassisi ha spiegato nell’ordinanza che la scelta di Almaviva, licenziando le famose 1666 persone nello stabilimento di Roma, “si risolve in una vera e propria illegittima discriminazione: chi non accetta di vedersi abbattere la retribuzione (a parità di orario e di mansioni) e lo stesso TFR, in spregio” alle norme del codice civile e costituzionali “ancora vigenti, viene licenziato e chi accetta viene invece salvato”.
AlmavivaContact, “mantenendo ferma la convinzione del proprio corretto operato, darà ovviamente attuazione all’ordinanza – riammettendo i lavoratori presso le sedi disponibili, tenendo conto che il sito operativo di Roma è chiuso – ma la impugnerà immediatamente, al fine di revocarne gli effetti in tempi brevi”, afferma l’azienda dopo la sentenza del giudice. Nella nota, Almaviva sostiene che 9 giudici su 10 hanno dichiarato “pienamente legittima la condotta aziendale”. Secondo l’ordinanza, invece, Almaviva ha utilizzato uno strumento illegittimo, trasmettendo un messaggio davvero inquietante anche per il futuro e che si traduce comunque in una condotta illegittima perché attribuisce valore decisivo ai fini della scelta dei lavoratori da licenziare, pur se tramite lo schermo dell’accordo sindacale, ad un fattore (il maggiore costo del personale di una certa sede rispetto ad altre) che per legge è invece del tutto irrilevante a questo fine”. Il riferimento è all’accordo sindacale per una riduzione salariale che fu sottoscritto dai lavoratori delle altre sedi, ma non da quelli di Roma. Ma “Almaviva, nell’ambito di una procedura collettiva e non individuale, poteva forse legittimamente proporre ai lavoratori di rinunciare a parte dei loro diritti ‘economici’, pur trattandosi di diritti ‘minimi’, senza per questo commettere alcuna estorsione: quello che invece non poteva fare è licenziare, a seguito di accordi con alcuni in danno di altri”, “solo ed esclusivamente quelli che non l’avevano accettata”.
Gli ammortizzatori per i lavoratori Almaviva
Intanto proprio oggi il Parlamento europeo riunito in plenaria a Strasburgo ha approvato lo stanziamento di 3.347.370 euro dal Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione per sostenere nella ricerca di un nuovo impiego i 1610 lavoratori licenziati da Almaviva Contact SpA. I fondi sono destinati ad attivare training, ricollocamenti, liquidazioni, prepensionamenti e finanziare ammortizzatori sociali. Il centro di lavoro di Roma di Almaviva era stato chiuso a fine 2016. Il co-finanziamento, mobilitato attraverso il Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione (FEG), andrà ad integrare le misure adottate dalle autorità italiane. Ai lavoratori licenziati vengono offerte diverse forme di supporto come il sostegno per la creazione di nuove imprese, l’assistenza nella ricerca di un posto di lavoro, l’orientamento professionale e vari tipi di formazione che includono l’aiuto nella ricerca di un nuovo impiego, la formazione professionale e il rimborso dei costi di mobilità. Dei 1610 lavoratori che soddisfano i requisiti per ricevere gli aiuti UE, il 79% sono donne, la maggior parte delle quali un’età compresa tra i 30 e i 55 anni.
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