Politica
«Un governo M5S con l’appoggio esterno del PD»
neXtQuotidiano 17/04/2018
Il pronostico di Giorgetti dopo il fallimento probabile di Casellati: ma a rischiare il posto è Luigi Di Maio
Un preincarico esplorativo a Elisabetta Alberti Casellati. E poi un cambio di prospettiva dopo le elezioni in Friuli Venezia Giulia e Molise. Questo sarebbe l’epilogo della crisi di governo secondo Francesco Verderami, che oggi racconta i pronostici di Giancarlo Giorgetti sul Corriere della Sera:
Nonostante le polemiche di questi giorni con i grillini, Berlusconi ha fatto sapere a Salvini che resta «un governista» e che non si opporrebbe a un esecutivo con M5S, in una condizione di «pari dignità». Ma già la settimana scorsa il leghista Giorgetti aveva pronosticato il rischio di una fumata nera. E in una riunione di partito si era detto sfiduciato per «l’assenza di cultura politica» e per «la mancanza di capacità di mediazione»: «Sentitemi, Mattarella ci metterà alle strette. Prima darà mandato alla Casellati per una esplorazione, poi— visto che non se ne farà nulla — lo schema cambierà. E scommetto che finirà con un governo di M5S con l ’appoggio esterno del Pd».
Sarà per scaramanzia o per capacità divinatorie, il punto è che una simile deriva potrebbe davvero profilarsi, sebbene il Gianni Letta della Lega abbia molti estimatori tra i dem tendenza Renzi. In ogni caso il Pd attende solo che il duo Salvini-Di Maio alzi bandiera bianca per entrare in gioco, «e se un governo partirà grazie a noi — dice l’ex segretario democratico — sarà perché l’avrò deciso io».
Per dare il via libera a un governo M5S con l’appoggio esterno del PD però dovrà saltare una testa. Ovvero quella del presidente del Consiglio autoincaricatosi Luigi Di Maio:
Il suo «forno» però avrebbe un costo altissimo per il capo del Movimento. Nel caso in cui si aprisse un’interlocuzione, infatti, il Pd metterebbe sul tavolo le questioni programmatiche ma anche la necessità di trovare una «figura di compromesso» per Palazzo Chigi: «Servirebbe un Rodotà del Duemila», ha spiegato ieri un autorevole esponente dem.
È evidente l’intenzione del Pd di aprire come una scatoletta di tonno il Movimento e mostrare le contraddizioni che esistono e iniziano a manifestarsi: «Tanto per esser chiari, rispetto lo sforzo per il governo con Di Maio premier. Ma io sto con Di Battista», ha scritto tre giorni fa sul suo blog il senatore grillino Lannutti. Si vedrà se queste condizioni verranno formalmente poste dal Pd a M5S, è certo che Renzi — dopo la sconfitta nelle urne — vorrebbe la cravatta di Di Maio come scalpo.