Salvini si arrabbia se indagano il carabiniere di Napoli con la “sua” legge sulla legittima difesa

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2020-03-02

A poche ore dalla morte del quindicenne napoletano, ucciso durante un tentativo di rapina ai danni di un carabiniere in borghese, il segretario del Carroccio ha già deciso come sono andate le cose e ha iniziato a strumentalizzare un drammatico fatto di cronaca per fini politici

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Matteo Salvini non ha rinunciato a dire la sua sulla morte di Ugo Russo, il quindicenne di Napoli ucciso domenica durante un tentativo di rapina. Come al solito in queste occasioni il leader della Lega ha tirato fuori un suo vecchio cavallo di battaglia: la legittima difesa. Per la Lega, è noto, la difesa è sempre legittima e quindi il carabiniere fuori servizio che ha reagito al tentativo di furto sparando al ragazzino e uccidendolo ha agito secondo Salvini per legittima difesa.

Matteo Salvini ha già chiuso il caso della morte di Ugo Russo

«Quando muore un ragazzo è sempre un dramma, ma nessuno può attaccare un Carabiniere che, aggredito, ha reagito per difendere la sua vita e la sua fidanzata» ha scritto ieri a mezzogiorno il leader della Lega. A corredo del suo post il video girato all’interno del pronto soccorso dell’ospedale Pellegrini devastato da presunti “parenti” o “amici” della vittima dopo il decesso del giovanissimo rapinatore che vi era stato trasportato in ambulanza alle 5:30 della mattina di domenica.

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In un altro post su Facebook Salvini ha scritto «il carabiniere che si è difeso risulta indagato (“atto dovuto”, dicono)» e ha poi condannato l’assalto al Pronto Soccorso e i colpi di pistola esplosi «per protesta» contro la caserma Caserma Pastrengo dei Carabinieri, sede del Comando Provinciale di Napoli. «Giù le mani dai Carabinieri» conclude l’ex ministro dell’Interno che già in passato ci ha fatto sapere di considerarsi ancora il ministro di tutti gli uomini e le donne in divisa.

Come Salvini usa la morte di Ugo Russo per fare propaganda politica

Sembra proprio che Salvini abbia già deciso come sono andate le cose e scagionato il 23 enne carabiniere che ha sparato al giovanissimo rapinatore. Anzi, Salvini fa del sarcasmo sul fatto che il militare dell’Arma sarebbe attualmente indagato per eccesso colposo di legittima difesa ironizzando sul fatto che per i magistrati si tratta di “un atto dovuto”. Dal punto di vista giuridico e processuale lo è davvero, perché in questo modo al carabiniere è concesso ad esempio di nominare un perito di parte durante le fasi di accertamento della dinamica di quanto avvenuto. Contrariamente a quanto ritiene Salvini l’essere indagato non significa assolutamente l’essere considerato colpevole ma è una garanzia nei confronti del carabiniere.

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Anche soprattutto perché – a meno che Salvini non abbia in mano elementi probatori inediti – non è ancora stato chiarito cosa è successo domenica. La versione del carabiniere, ritenuta attendibile dagli inquirenti (Salvini non lo dice però) è che Ugo Russo si è avvicinato a bordo di un motorino alla macchina dove si trovavano il militare e la fidanzata. Sceso dal mezzo Russo – con il volto coperto dal casco – avrebbe puntato un’arma – una riproduzione di una pistola “Beretta 52” quindi un’arma giocattolo – alla tempia del carabiniere chiedendo di consegnare l’orologio. A quel punto, prima di impugnare l’arma di servizio, il carabiniere si sarebbe qualificato intimando l’alt e poi avrebbe sparato tre colpi, due dei quali hanno colpito Russo e uno è andato a vuoto. Secondo il complice di Russo, un diciassettenne che si è successivamente costituito, il militare avrebbe invece esploso il secondo colpo quando già il quindicenne si stava allontanando. Un punto sul qual è importante che le indagini facciano luce. Il padre del ragazzo morto invece è ancora più duro: «il carabiniere gli ha sparato dietro alla testa, mentre Ugo stava scappando. Voleva ucciderlo. Quello non è un carabiniere, ma un criminale, perché ha voluto uccidere mio figlio».

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Credits: Gaetano Di Pasquale via Facebook.com

«Io ho solo reagito a una pistola puntata alla mia tempia», avrebbe detto invece il carabiniere, che è rimasto sul posto ed ha chiamato il 112 e il 118. Su questi elementi Salvini costruisce la narrazione della legittima difesa “sempre legittima”. Dimenticando però che aveva promesso che con la sua riforma nessuno sarebbe mai più finito nel registro degli indagati dopo un fatto del genere. Una narrazione tutta politica appunto. Perché sarà compito di inquirenti e magistrati accertare la verità dei fatti. Ma per il senatore leghista non ce n’è evidentemente bisogno.

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Curiosamente il leader della Lega questa volta non se ne esce con un’altra delle sue classiche frasi ad effetto, quella sul fatto che «quello del rapinatore è un ‘mestiere’ pericoloso. Se c’è l’infortunio sul lavoro sono affari tuoi». Chissà forse Salvini ha scoperto l’umana pietà nei confronti di un ragazzino morto mentre tentava una rapina, o forse si è accorto che il presunto rapinatore non era uno straniero ma un cittadino italiano. È compito invece della pagina Facebook ufficiale della Lega – Salvini Premier andare all’attacco dei “comunisti di Potere al Popolo” che al contrario di Salvini chiedono verità e giustizia. Quella verità e giustizia che la “sentenza” emessa dal leader del Carroccio a poche ore dal fatto sembra voler far passare in secondo piano macinando e triturando un fatto di cronaca per farlo diventare occasione di propaganda. Paradossalmente è proprio l’atteggiamento di Salvini a danneggiare la posizione del carabiniere. Perché se si trasformano tutti questi episodi drammatici in un pretesto per fare propaganda a rimetterci sono proprio verità e giustizia. Che non sono dovute solo al carabiniere o solo alla vittima: sono dovute allo Stato, inteso come i cittadini italiani.

EDIT ORE 17,30: Cambia il capo di imputazione per il carabiniere che di aver fatto fuoco, uccidendolo, contro Ugo Russo, il 15 enne dei Quartieri Spagnoli a Napoli. Il reato da eccesso colposo in legittima difesa passa a omicidio volontario. Nelle prossime ore ci sarà l’autopsia sul corpo del ragazzo e domani la convalida del fermo per il complice 17 enne, arrestato per tentata rapina. A fornire le informazioni più preziose riguardo quanto accaduto quella notte in via Generale Orsini, nella zona di Santa Lucia, a Napoli, saranno i risultati dell’esame autoptico, gli esami balistici ed eventuali immagini riprese dai sistemi di videosorveglianza della zona. Secondo la versione resa dal complice 17enne di Ugo Russo, difeso dall’avvocato Mario Bruno, i due, che viaggiavano in sella a uno scooter (risultato sottoposto a fermo amministrativo e con targa clonata), notano la macchina con a bordo un giovane con un orologio di pregio, verosimilmente un Rolex, al polso, e decidono di entrare in azione per rapinarglielo. Il 17enne, che e’ alla guida si avvicina alla macchina: Ugo scende con in mano una pistola (successivamente si scoprirà che era una replica priva del tappo rosso di riconoscimento), si avvicina al finestrino lato guida dell’auto e la punta contro la testa del guidatore intimandogli di consegnare l’orologio. Il ragazzo, un carabiniere campano in servizio a Bologna, a Napoli in vacanza, fingendo di sfilarselo, prende la pistola e spara un primo colpo che raggiunge Ugo al torace. Secondo il racconto del giovane, il 15enne ha prima un sobbalzo e poi si gira verso il complice. Il carabiniere – riferisce ancora il 17enne – dall’interno dell’auto spara di nuovo e lo colpisce, ancora una volta. Secondo il conducente dello scooter il militare spara ancora, forse altre due volte, nella sua direzione. Ugo, intanto, era già caduto a terra. Il complice, impaurito scappa verso casa, dove alcune ore dopo verrà raggiunto e sottoposto a fermo dai carabinieri con l’accusa di tentata rapina.

Leggi anche: Ugo Russo: i punti oscuri della storia del 15enne ucciso da un carabiniere a Napoli

 

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