Economia
Tsipras, i ricatti e il referendum
neXtQuotidiano 29/06/2015
Il premier torna a parlare in tv e accusa l’Europa di aver voluto cacciare il suo governo e la speranza. Torna a chiedere di votare no. Parla di una telefonata con Draghi e ricorda un precedente illustre nella storia dell’UE
«Più forte sarà il fronte del No, più forti saranno le chance di un miglior negoziato dopo il referendum»: Alexis Tsipras parla alla tv pubblica greca ERT riaperta da poco a sei giorni dal referendum sulla proposta dell’Unione Europea. «La grande folla radunata a Syntagma ci dà la forza…con calma e compostezza affronteremo minacce e ricatti», dice Tsipras riferendosi alla manifestazione in solidarietà con Syriza andata in scena oggi nella piazza simbolo della protesta dei greci contro l’austerità. «Non vogliono cacciare la Grecia dalla Ue, volevano cacciare questo governo e cacciare via la speranza», dice ancora Tsipras. E risponde anche a Jean Claude Juncker, che lo aveva pesantemente chiamato in causa oggi pomeriggio mentre annunciava il suo consiglio ai greci di votare sì al referendum. «L’intenzione del presidente della Commissione Europea Jean-Claude Juncker era tra le più positive, ma la sua proposta era uguale a quella del Fondo Monetario Internazionale».
ALEXIS TSIPRAS E IL NO AL REFERENDUM IN GRECIA
Tsipras chiude tornando a chiedere il no al referendum: «Il popolo greco renderà nota la sua posizione sugli sviluppi e la sua voce sarà ascoltata. Il popolo greco ha il diritto di decidere sul suo futuro. Il referendum ci darà una posizione negoziale più forte quando i negoziati riprenderanno. Volevano cacciare questo governo e spazzare via la speranza. Più alti saranno partecipazione e numero di persone che voteranno Oxi (No), più forte sarà la nostra posizione», dice il primo ministro della Grecia. «Ricordiamoci l’esempio del referendum in Irlanda al trattato di Lisbona e i cambiamenti introdotti dopo il No», cita, ricordando il doppio referendum che Dublino svolse nel 2008 e nel 2009 sul trattato: nel primo vinsero i no, nel secondo, ottenute modifiche sostanziali al testo dell’accordo, vinsero i sì. Tsipras poi rivela un retroscena sulla trattativa: «Le istituzioni non erano interessate a trovare un terreno comune, piuttosto a imporre misure estreme. Anche se la nostra proposta finale era stata accettata, le istituzioni hanno fatto marcia indietro minando così la prospettiva di un accordo». Tsipras probabilmente si riferisce al momento della trattativa in cui il Fondo Monetario Internazionale ha contestato le coperture ottenute con l’aumento dei contributi previdenziali, controproponendo poi il piano che oggi, ulteriormente modificato, è in discussione e sarà oggetto della consultazione popolare.
LE PAGINE NERE DELLA STORIA EUROPEA
Tsipras infine si giustifica sulla decisione del referendum ritenuta sorprendente dall’Europa: «Durante i colloqui con Merkel e Hollande ho detto che la loro proposta non era una soluzione sostenibile, ho detto loro di non poter dare una risposta positiva. Ho telefonato prima dell’annuncio del referendum, dicendo che la decisione del governo era la seguente. La loro risposta? Non voglia commentarla, queste discussioni sono più private. Ma la risposta non è stata negativa, ho chiesto una proroga e nessuno quella sera mi ha detto che non ci sarebbe stata. Non li ho presi di sorpresa, sono io rimasto sorpreso all’Eurogruppo. Ho chiamato anche (Mario) Draghi, pensavo che quella sera ci sarebbe stata la luce in fondo al tunnel». “Sono ancora convinto che questa scelta”, aggiune Tsipras, “la scelta che hanno fatto di impedire a un Paese di optare per una soluzione democratica, entrerà tra le pagine nere della storia europea». E le banche? «Le banche riapriranno appena la Bce riaprirà la liquidità. Questo avverrà dopo un chiaro risultato al referendum, che consentirà un accordo entro poche ore». E se vince il sì?, chiedono a ERT. «Non sono un primo ministro che resta in carica sempre e comunque», risponde. E aggiunge di voler sostenere Varoufakis come ministro delle finanze.