A che punto è la notte dell'Europa e della Grecia

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2015-06-29

Merkel e Juncker scendono in campo per il sì al referendum. Le Borse crollano. Atene terrà le banche semichiuse fino a dopo la consultazione. I sondaggi dicono che Tsipras perderà. Intanto si riempie di nuovo piazza Syntagma

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Il crollo delle Borse europee, l’annuncio che domani la Grecia non ripagherà il Fondo Monetario Internazionale della rata in scadenza, le parole dei leader europei sul referendum. La notte della Grecia, che si appresta a votare domenica con le banche chiuse in una consultazione in cui i cittadini dovranno decidere se accettare o meno il piano della Troika, comincia sotto il peggiore degli auspici mentre i sondaggi parlano di un fronte del sì in netto vantaggio e molti cittadini sui social network si stringono intorno ad Alexis Tsipras. E quella dell’Europa, che si appresta ad andare allo scontro avendo fallito le vie diplomatiche in un accordo che soltanto una settimana fa sembrava a Juncker a portata di mano, e sa bene che ci saranno ripercussioni per la crescita nel Vecchio Continente dalla partita greca, comunque vada a finire.
 
A CHE PUNTO È LA NOTTE DELL’EUROPA E DELLA GRECIA
La posizione dei leader europei è chiarissima. Jean-Claude Juncker ha parlato oggi in una conferenza stampa accusando Tsipras di aver abbandonato il tavolo e dicendo di sentirsi tradito per l’atteggiamento del premier greco. Contemporaneamente, ha detto chiaro e tondo che invita i greci a votare sì al referendum indetto per domenica 5 luglio. Angela Merkel ha fatto di più, dicendo che è un diritto legittimo di Atene far svolgere un referendum sulle misure. A proposito di queste dichiarazioni, è importante segnalare in primo luogo che spazzano così via ogni dubbio sulla legalità della consultazione popolare indetta da Tsipras: se avessero voluto contestarne la legittimità, la commissione europea non avrebbe certo dovuto dare un’indicazione di voto. Ora che, tramite il suo presidente, l’ha data, cade ogni controindicazione in questo senso (dal punto di vista politico: per quello giuridico la questione è ancora aperta). In secondo luogo, pubblicando la Commissione Europea ieri sul suo sito internet l’ultima formulazione del piano prima dell’interruzione della trattativa, ha anche sgomberato il campo sull’ipotesi che i creditori potessero ritirare il piano, sabotando di fatto così la consultazione. In ultimo, viene da pensare che le dichiarazioni dei leader europei arrivano temporalmente subito dopo che molti sondaggi hanno spiegato che il fronte del “No” chiamato al voto dal premier greco sembra essere minoranza nel paese: se la Troika vincesse il referendum, inutile dirlo, si aprirebbe un’autostrada per l’accordo e il via anche per un cambio di guida politica ad Atene. La cancelliera tedesca ha anche detto che il fallimento dell’euro equivarebbe al fallimento dell’Europa. “Se l’euro fallisce, l’Europa fallisce”, ha dichiarato lai rappresentati del suo partito a Berlino, nel suo primo intervento pubblico dopo il fallimento dei negoziati fra la Grecia e i suoi creditori. “Se perdiamo la capacità di trovare dei compromessi, allora l’Europa è perduta”, ha detto senza commentare gli sviluppi e pronunciando una sola volta il nome “Grecia”. “Potremmo abbandonare ma dico a medio e lungo termine ne soffriremmo perché se non restiamo uniti non riusciremmo a farci capire”. Merkel ha rifiutato, a parole, l’idea di “mettere da parte” i principi che regolano l’Europa, fra cui l’equilibrio fra la “solidarietà” fra europei e gli “sforzi degli interessati”. Ma ha anche chiuso alla possibilità di riapertura delle trattative prima del referendum, così come la Commissione non ha ancora risposto alla richiesta, inviata via lettera, di Alexis Tsipras di prolungare per un mese il piano di salvataggio europeo, dopo aver detto no a Varoufakis che l’altroieri aveva chiesto una settimana di proroga.

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Immagine da Twitter

LONDON’S BURNING / WITH BOREDOM NOW
L’attesa è che Atene non paghi la rata al Fmi: non accadrà granché dato che la procedura per certificare lo stato di arretrato nei pagamenti prevede 30 giorni e le agenzie di rating hanno anticipato da tempo che questa situazione non fa scattare nulla perché il debito ellenico in mani private è esiguo. Dal punto di vista dei pagamenti, la data limite è fra tre settimane quando la Grecia dovrà rimborsare circa metà dei bond in scadenza detenuti dalla Bce (l’altra metà dovrà essere rimborsata dopo un mese), valore complessivo 6,7 miliardi. In mezzo però c’è un paese alla semiparalisi data la chiusura delle banche per una settimana e c’è il referendum. Nelle ultime due settimane i risparmiatori in Grecia hanno prelevato dalle banche oltre 8 miliardi di euro, riferisce l’agenzia di rating Moody’s, sottolineando che i depositi presso gli istituti di credito ellenici da parte dei privati sono crollati di 44 miliardi di euro a 120 miliardi dalla fine di novembre. Le Borse europee hanno aperto la giornata in profondo rosso e nel corso della giornata hanno ampliato le perdite. I mercati periferici hanno accusato le performance peggiori risentendo del timore di un possibile effetto contagio: Milano ha lasciato sul parterre oltre il 5% così come Lisbona, Madrid ha perso il 4,5%. E’ andata relativamente meglio Francoforte, scivolata del 3,5%, e a Parigi, che ha perso il 3,7%. Londra ha invece arginato i danni all’1,97%. Nel frattempo molti greci hanno tentato di prelevare tutto il possibile dai bancomat. Ma poi nella notte tra domenica e lunedì è stato emanato un decreto che ha imposto severe limitazioni ai prelievi di contanti. Fino al 6 luglio incluso non si potranno ritirare più di 60 euro al giorno con bancomat, carte di credito o carte prepagate (che non si possono ricaricare). Si potranno continuare ad eseguire pagamenti ellettronici e turisti e stranieri con carte e bancomat emesse all’estero (così come in greci titolari di conti bancari esteri) potranno ritirare contanti senza limitazioni. Fino a tutto il 6 luglio gli sportelli fisici delle banche, assieme alla Borsa rimarranno chiusi. E questa anomalia non potrà non avere un peso sullo svolgimento stesso del referendum e sul suo risultato. Che potrebbe, con la vittoria dei sì, anche finire per rafforzare i sostenitori dell’austerità. Intanto però torna a riempirsi piazza Syntagma:


Immagine copertina da Twitter

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