La guerra sporca di troll e fake contro il governo PD-M5S

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2019-08-25

Profili social che rimediano un sacco di like e hanno caratteristiche che li accomunano più a troll manovrati ad arte che a fan sinceramente delusi: lista degli amici nascosta, alti livelli di privacy, pochi messaggi e foto personali, bacheche piene di immagini di cani e gatti. Ma il dissenso c’è e lascia il M5S in un dilemma del prigioniero elettorale

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Da una parte c’è Luca Morisi che sembra solo voler girare il coltello nella piaga su Facebook: “Le pagine grilline sono letteralmente SEPOLTE da commenti durissimi e insulti irripetibili riguardo il governo Pd-5 Stelle. Mai vista una simile, totale e virulenta contrarietà, siamo a livello di suicidio politico: per evitare le urne elettorali rischiano di passare direttamente alle urne funerarie”. Dall’altra ci sono profili social che rimediano un sacco di like e, nota Fabio Tonacci su Repubblica,  “hanno caratteristiche che li accomunano più a troll manovrati ad arte che a fan sinceramente delusi: lista degli amici nascosta, alti livelli di privacy, pochi messaggi e foto personali, bacheche piene di immagini di cani e gatti”.

La guerra sporca su Facebook contro il governo PD-M5S

Il dissenso di buona parte dei grillini per il governo PD-M5S è autentico e innegabile, trabocca da ogni luogo social e non promette nulla di buono nell’ottica del voto su Rousseau che dovrebbe ratificare l’accordo. Ma, spiega il quotidiano di Carlo Verdelli, sotto alla cenere potrebbe esserci qualcosa di più:

Il 22 agosto Di Maio pubblica su Facebook il suo discorso al Quirinale, pronunciato dopo l’incontro con il Capo dello Stato. In poche ore accumula 17 mila commenti. Il più popolare (4.300 like) è quello di Ciccio M. («Voi dovevate essere il cambiamento, siete diventati esattamente come gli altri…»), che non è un profilo fake, anche se non è il grillino che ti aspetti, considerati i suoi interessi e il gradimento per un discorso dell’ex calciatore Paolo Di Canio sulla destra fascista e sociale.

C’è Michele G., sedicente sostenitore M5S, che scrive «Tassativo, come ha sempre detto Luigi: mai con il partito di Bibbiano, comunque fino a martedì perché non consultate noi elettori?», guadagnandosi 1497 like: dal suo profilo (chiuso) si scopre che segue, oltre a quella di Di Maio, le pagine di Salvini e di “Nessuno tocchi Salvini”.

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Poco sotto Anna B., a cui piace la Lega Giovani: «Stop Inciucio M5S/Pd» (1.503 like). Seguono altri commenti molto cliccati: quelli di Carmen C., profilo chiuso e sette amici appena, di Silvia C. che è fan di Salvini, di Luigi C., leghista e animalista. Sono profili a volte privi della foto di presentazione dell’utente. Scendendo in profondità nel dibattito della cosiddetta base grillina, dunque, si ha l’impressione che ci sia un po’ di “inquinamento” eterodiretto, con l’obiettivo di amplificare, si potrebbe dire “dopare”, la voce della dissidenza interna.

Il 90% degli interventi contro l’accordo

C’è la solita manina che vuole fermare l’alleanza di governo? Gli addetti ai social del M5S, sentiti dal Fatto Quotidiano, non se ne sono accorti e sentenziano che l’80, 90 per cento degli interventi è contro l’accordo:

UN DATO RILANCIATO nelle riunioni interne da Pietro Dettori, membro dell’associazione Rousseau, vicinissimo a Davide Casaleggio e tra i più stretti collaboratori e consiglieridi DiMaio.Nonché uno dei principali fautori del ritorno del Movimento con la Lega, per cui spinge in silenzio anche l’erede di Gianroberto. L’asse milanese del M5S insomma tifa per una difficile riappacificazione con il Carroccio. E a sostegno può mostrare i segnali dal web, un responso pesante nel loro mondo. Tornare con la Lega non dispiacerebbe neanche allo stesso Di Maio, a determinate condizioni (anche se il capo politico giura di non aver mai risposto alle offerte di Matteo Salvini, pronto a concedergli la poltrona di presidente del Consiglio).

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Per questo il nome di Conte serve per chiudere l’accordo e avere una speranza di vittoria. Un’eventuale intesa con i dem andrebbe comunque votata dagli iscritti sulla piattaforma Rousseau. “E con questi numeri, l’unico nome come premier che ci permetterebbe di reggere il vaglio dei nostri è quello di Giuseppe Conte”riflettono ai piani alti. O forse quello di Di Maio, ma questo per adesso non lo dicono dritto.

Gli eletti grillini vogliono l’accordo

Dall’altra parte però ci sono gli eletti grillini. E quelli, chissà perché, hanno idee molto diverse dagli attivisti o presunti tali. Ieri l’onorevole Giuseppe Brescia lo ha ricordato via social ai vari Bugani, Paragone, Di Battista. Ma anche lui è finito sommerso dalle risposte negative. Il problema però è che, scrive Federico Capurso su La Stampa, i parlamentari del Movimento 5 stelle sono pronti a chiedere la testa di Luigi Di Maio, se il capo politico farà naufragare la trattativa con il Pd e porterà le truppe a nuove elezioni.

Ancora una volta, il gruppo parlamentare lancia un segnale al capo. Prima vengono attaccati i pochi che appoggiano la ricucitura con il Carroccio, tra cui Alessandro Di Battista, Max Bugani, Stefano Buffagni e soprattutto Gianluigi Paragone, che a una festa della Lega aveva detto «no al Pd, si voti o si torni con la Lega». La deputata Guia Termini va giù dura: «Come abbiamo perso 6 milioni di voti? Quando abbiamo imbarcato camaleonti che a poco a poco hanno rivelato il loro vero colore. Anche se su certi, il colore era scritto sul loro curriculum», scrive su Facebook, riferendosi al passato da direttore della Padania di Paragone.

giuseppe brescia

Ma non basta. Il gruppo, della Lega non ne vuole sentire più parlare e nel pomeriggio, con questo intento, inizia a rimbalzare la voce di parlamentari pronti a dare l’addio al Movimento qualora si tornasse tra le braccia di Salvini. La strada che porta alla Lega è a un soffio dall’impraticabile.

Insomma, fake o non fake, il rischio è che per il MoVimento 5 Stelle si tratti di un gioco lose-lose: se aprono al PD rischiano una rivolta degli iscritti e una sconfitta su Rousseau, se tornano con la Lega devono mollare Giuseppe Conte dopo averlo osannato. Se vanno alle elezioni rischiano una stangata epocale e la vittoria del centrodestra. Peggio di così è difficile.

Leggi anche: Come Di Maio usa Conte per far morire il governo giallorosso prima della nascita

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