L’elogio postumo di Marco Travaglio a Di Maio

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-01-11

Marco Travaglio oggi pubblica una specie di elogio postumo a Luigi Di Maio ribadendo la veridicità della notizia sull’intenzione del Capo Politico di lasciare a breve la guida dei grillini.

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Dopo la notizia pubblicata dal Fatto ieri e le furiose smentite del MoVimento 5 Stelle, Marco Travaglio oggi pubblica una specie di elogio postumo a Luigi Di Maio ribadendo la veridicità della notizia sull’intenzione del Capo Politico di lasciare a breve la guida dei grillini.

Quel che sappiamo, al momento, è ciò che abbiamo scritto ieri dopo aver verificato la notizia con varie fonti: e cioè che ha comunicato a pochi fedelissimi l’intenzione di dimettersi prima delle Regionali in Emilia-Romagna e in Calabria (che lui non voleva, ma gli sono state imposte da uno scriteriato voto su Rousseau). Perché non ne può più di fare il parafulmine e il capro espiatorio di tutto ciò che non va e anche di ciò che va, nel Movimento e fuori. E per tentar di frenare la frana di miracolati, furbastri, poltronari, opportunisti e scappati di casa nei gruppi parlamentari.

Secondo Travaglio, Di Maio  “ha pilotato la svolta governista dando al M5S una classe dirigente tutt’altro che disprezzabile in diversi elementi, sia interni sia della società civile”. Sempre secondo Travaglio, “il ragazzo ha vari difetti, ma non è un cialtrone né un improvvisatore”.

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Infine, ecco l’elogio che sembra un bacio della morte:

Ma, più che i suoi errori, Di Maio sta pagando paradossalmente i suoi meriti: per esempio, aver tenuto duro sul vincolo dei due mandati e le restituzioni degli stipendi, che è il vero movente delle fuoriuscite di chi vuol tenersi lo stipendio e/o vuol essere ricandidato per la terza volta e si traveste da Solgenitsin contestando scelte politiche e regole interne a suo tempo sottoscritte, o scoprendo all’improvviso l’esistenza di Casaleggio. Forse Di Maio avrebbe dovuto anticipare l’uscita a giugno, subito dopo la débâcle alle Europee: i tanti abituati a prendersi gli applausi e a fuggire ai primi fischi l’avrebbero richiamato in servizio a forza.

Certo avrebbe dovuto dialogare di più coi gruppi parlamentari. Ma, per quanto indebolito, amareggiato da tradimenti e ingratitudini, sfibrato dall’eterna graticola che lo incolpa di tutto e del suo contrario (troppo filo-Salvini e poi troppo anti, troppo anti-Conte e ora troppo filo), rimane il più capace dei suoi. Il movimentista Dibba, per dire, destabilizzerebbe il governo. Ora, per riempire il vuoto della transizione, dovrà parlare Grillo. Ma il futuro vertice dei 5Stelle, monocratico o collegiale che sia, non potrà rinunciare a Di Maio.

Leggi anche: La lettera di Di Battista che difende Di Maio sul Fatto

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