«Di Maio vicino a lasciare la guida del M5S»

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2020-01-10

Il Fatto racconta che Di Maio è vicino a lasciare la guida del MoVimento 5 Stelle, forse già prima delle elezioni regionali in Calabria ed Emilia-Romagna. Al suo posto un organo collegiale. Ma lo staff smentisce

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Un passo indietro per Luigi Di Maio e una guida collegiale con gli altri big del MoVimento 5 Stelle pronto a sostituirlo. Il Fatto Quotidiano, che non è di certo un giornale ostile ai grillini, oggi apre la prima pagina con la notizia della possibilità sempre più concreta dell’addio alla guida del M5S per l’attuale Capo Politico e ministro degli Esteri. Un cambio che potrebbe addirittura arrivare prima delle elezioni regionali in Emilia-Romagna e Calabria, dove i grillini rischiano un altro flop.

«Di Maio vicino a lasciare la guida del M5S»

Secondo Luca De Carolis la data scelta per l’annuncio è tra il 20 e il 21 gennaio, ovvero non appena saranno eletti i famosi facilitatori regionali. L’addio a pochi giorni dal voto consentirebbe al Capo Politico di non doversi assumere la responsabilità di un’altra sconfitta e di non essere ritenuto responsabile del confronto tra i voti presi quasi due anni fa alle elezioni politiche e quelli presi oggi.

“Lo vogliono spingere verso la porta”conferma un dimaiamo. E il capo è davvero vicinissimo a quel passo di lato di cui aveva parlato per la prima volta pochi giorni fa il Foglio, datandolo per la fine di febbraio. Ilsuo staff aveva smentito tutto poche ore dopo. E ieri sera ambienti vicini al ministro, sentiti dal Fatto, hanno nuovamente negato (“falso”). Ma la strada del 33enne di Pomigliano d’Arco dovrebbe essere davvero quella, confermano al Fatto più fonti qualificate. E porta all’addio al ruolo di capo politico che si era dato con Statuto nel dicembre 2017, con la benedizione di Davide Casaleggio e il sì pragmatico di Grillo (e la ratifica degli iscritti sul web). Una carica della durata di cinque anni, rinnovabile per un altro mandato.

di maio casaleggio grillo taverna

Prima dell’addio Di Maio però vuole decidere l’organigramma del partito.  Nei suoi piani, gli iscritti dovrebbero votare un elenco da cui poi sarà lui, ancora capo, a scegliere i nomi finali. Ma molti big contestano questa soluzione, come il vicepresidente del Parlamento europeo, Fabio Massimo Castaldo (“Così l’elezione è un processo calato dall’alto”).

Il documento dei senatori M5S

D’altro canto proprio ieri alcuni senatori del MoVimento 5 Stelle hanno presentato un documento per la costituzione di un organismo collegiale.  Chi ha partecipato alla stesura del testo spiega che le richieste “non sono negoziabili” e che verranno avanzate anche nei prossimi giorni. E che ieri ci sarebbe stato comunque un contatto pure con i vertici pentastellati. “Deve essere un contributo al Movimento, non creare frizioni nella maggioranza e nel governo”, riferisce un senatore, “noi andremo avanti, non ci fermeremo”. “Il M5S dovrà essere guidato da un organismo collegiale democraticamente eletto”, recita il documento. Di fatto l’intenzione è quella di far passare il principio che non vale più solo uno, devono valere tutti. Ed è un riferimento non solo legato al capo politico M5s Di Maio di cui si riconoscono i risultati, ma pure a Grillo, secondo quanto viene spiegato. L’obiettivo sarebbe quello di far sì che a quest’ultimo si riconosca il ruolo di padre storico o di presidente onorario, ma non più la figura del garante che puo’ da solo prendere decisioni a nome degli altri. Un passaggio che poi all’ultimo sarebbe stato eliminato.

emanuele dessì alessandro di battista

“Portiamo avanti un principio di vera democrazia”, sostiene un altro esponente pentastellato. Non c’è stata una raccolta firme ma in tanti hanno manifestato la volontà di aderire, viene sottolineato. Su alcuni passaggi si registra un ampio consenso. Nel documento si punta a sfilare Rousseau dal controllo di Casaleggio per restituirlo al Movimento. Si propone un confronto con le forze progressiste, un comitato di garanti sulle rendicontazioni (dal 1 gennaio 2020 si potrà restituire con un regime forfettario) e si punta a mettere fine ai dl, pur ribadendo che non c’è alcuna intenzione di mettere in fibrillazione la maggioranza e l’esecutivo. Intanto il Movimento 5 stelle è scosso da altri due abbandoni alla Camera dei deputati. Lasciano De Toma e Rachele Silvestri, mentre un altro deputato, Rossini, sarebbe stato convinto all’ultimo ad evitare di andare nel Misto. Entrambi i fuoriusciti da M5s dovrebbero convergere in ‘Eco’, il soggetto politico che l’ex ministro dell’Istruzione Fioramonti si appresta a costituire e che guarda soprattutto all’Europa, mentre Paragone ha promosso un appuntamento per il 17 gennaio a Catania: “Rimettiamoci in Movimento”.

Lo statuto e l’organo collegiale

Secondo De Carolis le indiscrezioni raccontano che Di Maio lascerebbe anche il ruolo di capo delegazione dei 5Stelle nell’esecutivo Conte. Facendo posto al ministro dello Sviluppo economico, l’ex capogruppo in Senato, Stefano Patuanelli: stimato dai parlamentari e da Conte, in ottimi rapporti sia con Grillo che con Casaleggio. Ma il vero nodo sarà l’avvenire del M5S.

E il primo passo dopo le dimissioni, da Statuto, sarebbe l’arrivo di un reggente, ossia del membro più anziano del Comitato di garanzia (l’organo di appello del Movimento). Ossia il viceministro all’Interno Vito Crimi, storicamente vicino ai Casaleggio. Ma dopo di lui? “Adesso serve finalmente un organo collegiale”, insiste una fonte. Una segreteria politica, quella che Di Maio ha sempre respinto come un calice troppo amaro. Anche se c’è un problema: Grillo, che ha sempre definito fallimentare l’esperienza del Direttorio, l’organo a cinque creato quando Gianroberto Casaleggio era ancora in vita. “Ma non c’è altra strada”, ripetono dal M5S. Però come e con chi comporlo?

di maio trattativa pd m5s conte - 1

Proprio Grillo, il Garante, avrà un ruolo fondamentale. Perché per abolire la figura del capo politico è necessario cambiare lo Statuto. E non sarà indolore. Poi, ovviamente, bisognerà decidere chi inserire: ammesso che Grillo e Casaleggio non cerchino un altro capo. Ma al momento nessuno lo vede. Alessandro Di Battista, di nuovo in rapporti gelidi con Di Maio dopo l’espulsione di quel Gianluigi Paragone a lui vicino, è in Iran. Roberto Fico è il presidente della Camera. E altre opzioni hanno carenza di carisma o di consenso interno (se non entrambe). Però è un nodo che va sciolto in fretta.

La soluzione è semplice e fatta in casa: Giuseppe Conte.

EDIT ore 9,18:  “Smentiamo quanto riportato quest’oggi da ‘Il Fatto Quotidiano’, in un articolo a firma Luca De Carolis, in merito alle dimissioni da capo politico del MoVimento 5 Stelle di Luigi Di Maio. Una narrazione, con tanto di fantomatica data delle dimissioni, che appare decisamente surreale. Un retroscena che riporterebbe il pensiero di svariate ‘fonti’ interpellate che sembrano però fare il tifo per una certa narrazione, quando nel pezzo alle fonti dirette viene riservato mezza riga di smentita”. Così lo staff del capo politico dl M5S, Luigi Di Maio. “Appare anche singolare la scelta di aprire il giornale con questo falso retroscena quando lo stesso Di Maio in queste ore è impegnato in importanti dossier di politica estera, come la Libia, di forte interessa nazionale e che interessano la sicurezza del nostro Paese. È un fatto gravissimo, che ci sorprende”, sottolineano dall’entourage di Di Maio.

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