Tutto quello che non sapete della trattativa Stato-Salvini sulla Diciotti

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2018-07-13

Piccola cronistoria di una giornata campale per la tenuta delle istituzioni repubblicane: per 24 ore il ministro dell’interno, reduce dall’insuccesso di Innsbruck, ha tentato di portare a casa lo spot elettorale dei migranti che sbarcano in manette dal pattugliatore della Guardia Costiera. Perché non ci è riuscito e perché questo è un precedente pericoloso

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Ieri un paese democratico, il nostro, ha assistito ad una sceneggiata incredibile e imbarazzante. Il ministro dell’Interno Matteo Salvini voleva imporre la sospensione dello stato di diritto sostituendosi al potere giudiziario. Il Segretario della Lega, a Innsbruck per il vertice UE, ha tenuto in scacco il governo  (il suo governo) e bloccato una nave della Guardia Costiera impedendo per tutta la giornata lo sbarco dei 67 migranti a bordo del pattugliatore Diciotti della Guardia Costiera. Salvini voleva, in spregio a tutte le norme giuridiche, che i due “facinorosi” colpevoli di dirottamento scendessero in manette.

Questa volta la pacchia è finita, per Salvini

È dovuto intervenire il Presidente della Repubblica, vista anche l’inconsistenza del presidente del Consiglio Giuseppe Conte, che ha ricordato a Salvini la separazione tra i poteri dello Stato. La trattativa con Salvini che fino dalla mattina si era asserragliato su Facebook tenendo in ostaggio i migranti, si è conclusa alle ore 21 e 15 di ieri sera quando un comunicato di Conte ha annunciato «Sta per iniziare lo sbarco. Sono state completate le procedure di identificazione delle persone che erano a bordo, con particolare riguardo a quelle a cui risulterebbero imputabili le condotte che configurano ipotesi di reato. Nei prossimi giorni proseguiranno gli accertamenti». Salvini non ha ottenuto quello che voleva: l’immagine dei due migranti colpevoli a suo dire di dirottamento che scendevano in manette dalla Diciotti.

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Quella foto probabilmente avrebbe risollevato la giornata del ministro dell’Interno che dal vertice di Innsbruck è tornato con le mani vuote. Con i migranti in manette l’Italia non sarebbe diventata improvvisamente un paese più sicuro ma senza dubbio Salvini avrebbe potuto vendere quel – misero – successo spiegando che grazie alla Lega al governo ora tutti i criminali vengono puniti e nessun clandestino “facinoroso” se ne va in albergo a spese degli italiani. Tutto questo non è successo. La giornata finisce con il Viminale che fa trapelare «lo stupore per l’intervento
del Quirinale» e «il rammarico per il mancato intervento della Procura di Trapani perché a bordo della nave c’era almeno uno scafista». Su Facebook ai suoi fan Salvini invece racconta che la pacchia è finita «due indagati, scafisti individuati, tutti fermati e interrogati». Ma nessun arresto.

La lunga trattativa per liberare i migranti presi in ostaggio da Salvini

Per la Procura di Trapani non c’erano gli estremi per gli arresti. Per Salvini invece nessuno sarebbe potuto sbarcare senza che i responsabili dell’ammutinamento a bordo della Vos Thalassa fossero stati ammanettati. E possibilmente rispediti a casa senza processo, come ha sostenuto qualche commentatore televisivo spiegando che l’Italia non poteva permettersi di pagare l’avvocato d’ufficio. La lunga giornata è iniziata ieri mattina intorno alle 8 quando la Diciotti arriva a Trapani. I migranti, salvati il 9 luglio dalla Vos Thalassa, sono da due giorni a bordo del pattugliatore della Guardia Costiera che però fino alla sera prima non aveva ancora ricevuto indicazioni in merito a quale sarebbe stato il porto di approdo.

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Le operazioni di sbarco avrebbero dovuto iniziare alle 9, ma Salvini si impunta ribadendo quello che aveva detto già il giorno prima: i violenti dirottatori avrebbero dovuto scendere in manette dalla Diciotti. Nel frattempo però il quadro della “rivolta” a bordo del rimorchiatore Vos Thalassa si era fatto più chiaro. La società armatrice aveva infatti fatto sapere che la situazione a bordo c’è stata sì una situazione di tensione quando i migranti hanno capito che l’imbarcazione stava facendo rotta verso Sud ma che non c’è stato alcun dirottamento o “ammutinamento”.

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Lo dice da ministro e da papà?

Salvini però continuava a negare l’autorizzazione all’attracco e allo sbarco. Solo alle tre del pomeriggio di ieri la Diciotti, da ore in rada a Trapani, ha potuto ormeggiare al molo Ronciglio. Per tutto il giorno il ministro dell’Interno ha continuato a fare la faccia cattiva, non dimenticandosi di rinfrancare l’umore dei suoi follower tra un proclama e una minaccia. Ad un certo punto si è divertito a sfottere una sentenza della Cassazione che ha stabilito che dire “andate via” può essere odio razziale. Nei commenti i sostenitori del Capitano fanno la ola.

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Da ministro, da cittadino ma curiosamente non “da papà”

Da ministro e da cittadino (stranamente non “da papà”) scriveva ieri sera alle 21 Salvini “vorrei sapere di chi si tratta” prima di far sbarcare i migranti. I suoi fan erano d’accordo e molti  erano entusiasti: mai avuto un ministro così in Italia. Ed in effetti non era mai successo che un ministro dell’Interno pretendesse di avere voce in capitolo su materie che riguardano la magistratura. Piccolo ripasso di educazione civica: la magistratura è un potere indipendente dalla politica. Ma questo per gli elettori della Lega non è un problema. I due “facinorosi” sbarcano a piede libero? In ogni caso hanno già commesso un reato: quello di clandestinità che secondo alcuni commentatori «andrebbe modificato e inasprito, senza pene pecuniarie che tanno non pagano, ma con i rimpatri e il divieto di rimettere piede sul suolo invaso clandestinamente».

Lo scontro Lega-M5S sulla pelle dei migranti continua

Durante tutto il giorno nessuno nel governo (né il premier, né i ministri Trenta e Toninelli) sono stati in grado di imporre a Salvini di rientrare nei ranghi. C’è voluto, come detto, l’intervento di Mattarella. Intervento che ovviamente non è piaciuto a Salvini, che però non si sente assolutamente messo all’angolo.  Anzi, scarica la responsabilità sul ministro delle Infrastrutture: «se vogliamo dirla tutta, se i magistrati pensano che a bordo non sia successo nulla, allora smentiscono il ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli e la Guardia costiera che da lui dipende e che aveva parlato di rivolta: io a quello ero fermo. E gli elementi in mio possesso confermano altro. Se adesso è cambiato qualcosa…».

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Insomma Salvini ritiene di aver fatto tutto il possibile per scongiurare lo sbarco dei “facinorosi”. Se poi i facinorosi non sono tali la colpa è dei magistrati e, in ultima istanza, di chi li ha definiti così: ovvero Toninelli. Questa mattina a Rtl 102.5 Salvini ha spiegato di aver agito per garantire la sicurezza degli italiani. E ci sarebbe da chiedere che pericolo rappresentavano i due migranti che sono “insorti” solo perché Salvini ha deciso di chiudere i porti e di rimandare tutti i migranti in Libia.

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Anche sei i migranti sono sbarcati Salvini non si arrende e promette che sulla Diciotti «andrò fino in fondo fino a quando qualcuno non verrà assicurato alla giustizia». Questo è il ministro dell’Interno. Tanto inflessibile nel voler punire i colpevoli di una rissa tra disperati (sono indagati per violenza privata continuata ed aggravata) da non rispettare l’autonomia della magistratura quanto preoccupato dalla tenuta dell’ordine democratico per il sequestro dei conti della Lega da parte dei giudici. Nel frattempo il ministro Toninelli ha scelto non evitare accuratamente la vicenda. Il vicempremier Luigi Di Maio oggi ad Agorà ha detto che se Salvini abbia «esagerato o meno, non me ne frega niente…» perché «la cosa importante è che con l’intervento del Presidente Mattarella si è sbloccata la situazione». Per Di Maio quindi è perfettamente normale che il ministro dell’Interno faccia il bello e il cattivo tempo, lui non ha seguito la vicenda perché ieri era impegnato a fare altro (l’abolizione dei vitalizi).

Leggi sull’argomento: Come è finita la sceneggiata di Salvini sulla Diciotti

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