Il tracciamento delle persone che escono di casa durante l’emergenza

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-03-19

Le compagnie tele foniche e i social forniscono già alcuni flussi alle istituzioni. I dati sono anonimi e aggregati. Ma serve una legge

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Virginia Della Sala sul Fatto Quotidiano oggi parla della questione del tracciamento delle persone, di controlli via smartphone e celle telefoniche, della necessità di monitorare chi resta in casa e chi esce e di obbligare a installare una app come in Cina dopo i dati mostrati dalla Regione Lombardia frutto dell’analisi degli spostamenti attraverso i cellulari:

Il decreto Cura Italia contiene, all’articolo 76, l’annuncio della creazione di un team di esperti che avrà il compito di utilizzare i big data per monitorare le informazioni utili all’emergenza sanitaria e non solo. Nella task force che fa capo al ministero dell’Innovazione di Paola Pisano, ci saranno sia i tecnici del dipartimento sia economisti e consulenti con l’obiettivo di far fruttare al meglio le informazioni. Un team che lavorerà inizialmente pro-bono e che elaborerà, appunto, i big data per capire cosa accade nel Paese a un livello macro. Quindi per capire quante persone si spostano e come, ma anche per studiare le abitudini di vita.

I dati per farlo sono quelli anonimi e aggregati, i cosiddetti “flussi”, e serviranno ad avere un quadro quasi statistico che sia la base per indirizzare le decisioni pubbliche (ad esempio, possono aiutare a decidere che servano due treni invece di uno su una tratta per evitare che le persone obbligate a spostarsi si ammassino).

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Il grafico sugli spostamenti in Lombardia mostrato dalla Regione

LA DEROGA a tutti i limiti sul loro uso (dall’interscambio alle informative) è arrivato nel penultimo decreto ed è previsto solo per il periodo dell’emergenza. In molti hanno segnalato il rischio che senza un controllo attento sulla proporzionalità della misura e la sua conclusione, si rischia di violare la privacy delle persone.

La risposta è stata una sfilza di rassicurazioni istituzionali. In questo contesto, si inseriscono anche i dati che possono arrivare dai social network o le società di telecomunicazioni: nel caso della Lombardia, che è riuscita a dire che il 40 per cento della popolazione sene va liberamente in giro, i dati sono arrivati alla Regione proprio dalle compagnie telefoniche sotto forma di flussi. E Facebook ha fornito dati aggregati all’Università di Pavia per analisi e studi che saranno probabilmente al servizio della task force.

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