Fact checking
Come la Lombardia controlla gli spostamenti dei cittadini con i cellulari
Alessandro D'Amato 18/03/2020
La Lombardia da qualche giorno utilizza un sistema di analisi degli spostamenti «da cella acella» dei cellulari per capire quanti abitanti si muovono sul suo territorio. E lo fa grazie alle compagnie telefoniche che hanno messo a disposizione i dati del traffico dei ripetitori e l’indice dei «segnali»che si muovono da una cella all’altra della telefonia mobile
Gli spostamenti delle persone in Lombardia durante l’emergenza Coronavirus si sono ridotti di meno del 60% rispetto al periodo immediatamente precedente. È quanto è emerso da un monitoraggio della Regione Lombardia in collaborazione con le compagnie telefoniche di rete mobile per verificare gli spostamenti dei possessori di telefono cellulare al di fuori di una cella telefonica. “Fatta 100 la movimentazione della popolazione il 20 febbraio, quando non c’era l’emergenza, per quanto riguarda gli spostamenti della popolazione siamo poco sopra il 40%. E dall’altro ieri a ieri sono anche aumentati”, ha spiegato il vicepresidente della Regione Lombardia, Fabrizio Sala, nel corso di una diretta su Facebook. Nel monitoraggio sono compresi anche gli spostamenti di chi lavora, ha precisato Sala, “ma è necessario stare a casa il più possibile. Il 40% non è un dato sufficiente per dire che riusciamo a contenere nel miglior modo possibile il virus”.
Come la Lombardia controlla gli spostamenti dei cittadini con i cellulari
Anche l’assessore al Welfare Giulio Gallera ha confermato il computo degli spostamenti ma anche rivelato, così, che la Lombardia da qualche giorno utilizza un sistema di analisi degli spostamenti «da cella acella» dei cellulari per capire quanti abitanti si muovono sul suo territorio. E lo fa grazie alle compagnie telefoniche che hanno messo a disposizione i dati del traffico dei ripetitori e l’indice dei «segnali»che si muovono da una cella all’altra della telefonia mobile.
Non si tratta di una sorveglianza da 007 che consente di tracciare il singolo cellulare, anche perché le norme sulla privacy non lo consentirebbero, ma di una tecnologia che permette di ricavare quanti spostamenti in meno si verificano rispetto a un determinato periodo. La portata dello spazio tra una cella e l’altra è di 300500 metri. Quindi chi esce in giardino non risulta, così come chi compra il pane sotto casa (spostamento consentito dal decreto del governo). Nel calcolo finiscono anche quanti (e sono tanti) hanno le cosiddette deroghe per andare a lavorare, per necessità familiari o di salute. Una«popolazione» che per una regione come la Lombardia può valere uno o due milioni di abitanti.
La Regione ha tarato il sistema sullo scorso 20 febbraio, giorno in cui in serata è stato scoperto il primo caso Covid-19 positivo all’ospedale di Codogno. «In base alle prime stime, il calo dei movimenti dal 20 febbraio ad oggi è stato di meno del 60% — spiega il vice presidente lombardo Fabrizio Sala —. Nel senso che il 43% dei cittadini si sposta abitualmente dal proprio luogo di dimora. Ci sono ancora troppe persone in giro. Il consiglio è, e resta, di rimanere a casa».
Osservando il grafico si nota che tra il 20 febbraio e il 1° marzo c’è stato un crollo quasi verticale degli spostamenti dal 100 al 50%: erano i primi giorni dell’emergenza e quelli dell’istituzione della zona rossa a Codogno. Poi però il tutto è tornato stabilmente intorno all’80 per cento — quindi solo il 20% in meno di spostamenti rispetto a febbraio — per abbassarsi gradualmente dal 9 marzo, giorno delle misure ancora più restrittive introdotte dal governo. Il massimo del calo si è avuto nel fine settimana con un dato intorno al 30%. Ma poi la situazione è tornata a salire attestandosi sul 43%: «Troppo alto».
Gli spostamenti fra province in calo dal 50 al 70%
Intanto si vede anche che da quando sono state applicate le restrizioni alla mobilità prima in Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna, e poi in tutto il territorio nazionale, gli spostamenti delle persone tra le varie province sono inizialmente calati tra il 10 e 30% tra il 22 e 28 febbraio, fino al 50%-70% in tutto il paese, dopo che è stata esteso l’isolamento e le restrizioni alla mobilità a tutto il paese. E’ questo uno dei dati calcolato dai ricercatori della Fondazione Isi (Istituto per l’interscambio scientifico) di Torino, guidati da Michele Tizzoni. “Abbiamo visionato i dati – spiega all’ANSA uno dei ricercatori, Ciro Cattuto – che ci ha dato un’azienda americana di location intelligence, che raccoglie in forma anonima i dati delle applicazioni degli smartphone, riuscendo a localizzarli con un’accuratezza di 10 metri”.
I dati, ceduti alla Fondazione Isi per un progetto di ricerca a impatto pubblico, hanno riguardato 200.000 italiani distribuiti su tutto il territorio nazionale, relativi al periodo tra il 22 febbraio e 10 marzo. In questo modo hanno osservato che dopo il provvedimento del 9 marzo che ha deciso l’isolamento per tutto il paese, il numero di chi non ha lasciato la propria provincia di residenza è aumentato in media del 50% a livello nazionale, e oltre del 100% a Lodi, Piacenza, Fermo e Vercelli, rispetto al periodo precedente l’epidemia. Il traffico tra le varie province è calato del 40% nei collegamenti verso Lodi, e tra il 50 e 70% in quelli tra nord e centro (per esempio del 70% tra Piacenza e Lodi). I ricercatori hanno analizzato anche quanto è variata la distanza media percorsa dalle persone nei loro spostamenti quotidiani, osservando un calo del 49%: prima dell’epidemia metà della popolazione percorreva più di 5,7 chilometri a settimana, mentre nell’ultima settimana si è scesi a meno di 2 chilometri. “L’altro parametro studiato è stato quello del numero di incontri fatti nella giornata durante la settimana – conclude Tizzoni – Abbiamo così osservato un calo medio in molte province del 30%, e ancora di più nell’ultima settimana”.