Il caso Francesco Totti nella A.S. Roma dopo De Rossi

di Mario Neri

Pubblicato il 2019-05-20

Mimmo Ferretti, giornalista spesso vicinissimo alle cose di sport e di Roma, sul Messaggero oggi scrive un articolo piuttosto sibillino sul futuro di Francesco Totti, che dopo il caso De Rossi appare sempre più in bilico nella società che è stata sua per oltre vent’anni: Totti ha in testa, praticamente dal giorno dopo il suo …

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Mimmo Ferretti, giornalista spesso vicinissimo alle cose di sport e di Roma, sul Messaggero oggi scrive un articolo piuttosto sibillino sul futuro di Francesco Totti, che dopo il caso De Rossi appare sempre più in bilico nella società che è stata sua per oltre vent’anni:

Totti ha in testa, praticamente dal giorno dopo il suo addio al calcio giocato, di dirigere il compartimento tecnico della Roma: si sente in grado di dare una mano, vorrebbe mettere al servizio del club la sua esperienza ma finora – tranne la telefonata di inizio marzo a Claudio Ranieri – è rimasto a guardare il lavoro altrui. Con un ricorrente pensiero in testa: perché? Perché, dopo due anni, non ho un ruolo?

Le parole che indirettamente gli ha regalato il ceo Fienga durante la conferenza stampa di De Rossi, più che quelle dirette dell’ex compagno, l’hanno sorpreso: non si aspettava un ridimensionamento così pubblico,ma-ufficialmente-non ha accusato più di tanto la botta. Anche per non agevolare il gioco di chi vorrebbe fargli fare avita il gagliardetto o addirittura l’ex dirigente, si sussurra.

totti de rossi

Il messaggio che Ferretti recapita alla società riguarda Pallotta (l’uomo di Boston), Baldini (che lavora a Londra) e Petrachi, promesso prossimo direttore sportivo della Roma anche se ora lavora da Cairo:

Ma tutto, anche nel calcio, ha un limite. Spesso la maniera migliore per risolvere dubbi, interrogativi e problemi è affidarsi alla sincerità. Alla chiarezza. Già, ma nella Roma chi è in grado di garantirla: uno che sta a Boston, uno che vive a Londra o un dirigente che oggi lavora a Torino? Sembra più una questione di voglia, però, che di lingua o geografia.

I segnali che arrivano sono chiari: i geni del marketing americani rischiano di dover subire un’altra rivolta dei tifosi dopo quella di De Rossi.

Leggi anche: Cosa rischia Pallotta con l’addio di De Rossi

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