Effetto Lega-M5S: i titoli di Stato ci costano 160 milioni in più

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2018-06-27

La crescita dei rendimenti generata dall’incertezza sulle intenzioni del governo. E nelle aste si balla

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I rendimenti dei titoli di Stato continuano ad aumentare a causa delle tensioni sullo spread e nelle aste del Tesoro continuano ad aumentare i tassi, portando a un maggiore costo per gli interessi. Un effetto delle promesse elettorali del governo Lega-M5S nonostante le rassicurazioni del ministero dell’Economia sul 2018:

Nonostante una domanda abbastanza sostenuta da parte degli investitori, il copione più volte andato in scena nelle ultime settimane si è infatti ripetuto ieri nelle aste con cui il Tesoro ha collocato un importo complessivo di tre miliardi di euro. I tassi dei Ctz a 24 mesi sono arrivati allo 0,917% con un aumento di 57 punti base rispetto all’emissione precedente, mentre quelli dei Btp indicizzati a 5 anni si sono attestati allo 0,9% (+67 punti) e quelli dei Btpi a 30 anni all’1,78%(+36 punti).

Questo risalire dei rendimenti non è, ovviamente, del tutto indolore per il Tesoro. Comporta un maggiore esborso, e va quindi ad appesantire gli oneri del debito. Di quanto? È possibile stimare in oltre 160 milioni il maggiore aggravio che via XX Settembre ha dovuto sostenere nelle aste a partire dagli ultimi giorni dello scorso maggio. Ovvero da quando il braccio di ferro tra Quirinale e alleanza giallo-verde sulla nomina di Paolo Savona all’Economia aveva innescato una corsa dello spread fin oltre il traguardo dei 215 punti. Da allora le cose non sono migliorate. Anzi.

spread 5 miliardi
Titoli di Stato e nuove scadenze (Il Sole 24 Ore, 9 giugno 2018)

In questo clima non giova di certo che il ministro Tria venga additato come un possibile infiltrato dell’Europa nel governo Lega-M5S:

Il differenziale tra Btp e Bund tedesco ha chiuso ieri a quota 258 dai 251 di lunedì, con il rendimento dei titoli a 10 anni al 2,91%, in netto rialzo dal precedente 2,84%. Le rassicurazioni offerte dal ministro dell’Economia, Giuseppe Tria, sul rispetto delle regole di bilancio europee e sull’appartenenza dell’Italia all’eurozona hanno solo temporaneamente rassicurato i mercati.

Tornati a farsi prudenti dopo le nomine di due pasdaran anti-euro come Claudio Borghi (a capo della commissione bilancio della Camera) e Alberto Bagnai (alla presidenza della commissione finanze del Senato) e preoccupati per la possibilità che una politica in deficit spending del governo annulli il nostro pluriennale surplus primario (saldo attivo tra spese ed entrate, al netto della spesa per interessi), uno dei pilastri della sostenibilità del debito pubblico italiano.

Leggi sull’argomento: 147 milioni: quanto ci è costata la crisi dello spread

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