Le dieci regole per la manipolazione dei Tg RAI

di Mario Neri

Pubblicato il 2019-03-01

Il professor Aldo Grasso sul Corriere della Sera oggi ci regala una lezione di importanza fondamentale sui TG RAI nell’era dei gialloverdi al potere. Per svolgerla, Grasso riprende un famoso articolo di Umberto Eco uscito su Televisionando nel 1972 che illustra le dieci regole della manipolazione dei TG RAI che sono validissime anche oggi, perché “in …

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Il professor Aldo Grasso sul Corriere della Sera oggi ci regala una lezione di importanza fondamentale sui TG RAI nell’era dei gialloverdi al potere. Per svolgerla, Grasso riprende un famoso articolo di Umberto Eco uscito su Televisionando nel 1972 che illustra le dieci regole della manipolazione dei TG RAI che sono validissime anche oggi, perché “in Rai vige il principio della lottizzazione e, in questo frangente, Tg1 e Tg2 sono in mano ai gialloverdi. Di Maio e Salvini la fanno da padroni come un tempo altri. Per questo valla pena di rileggere alcune regole di manipolazione che Eco aveva indicato”.

Regola n.1: Si commenta solo ciò che si può o si deve commentare (tutto deve apparire come pura oggettività).

Regola n.2: La notizia veramente orientata non ha bisogno di commento scoperto ma si basa sulla scelta degli aggettivi e su un accorto gioco di contrapposizione (basta che rientri nel Contratto n.d.r.).

Regola n.3: Nel dubbio,meglio tacere.

Regola n. 4: Metti la notizia scomoda dove nessuno l’aspetta più.

Regola n. 5: Non dire mai polenta quando puoi dire pasticcio di mais.

Regola n. 6: Dai la notizia completa solo quando la stampa del giorno dopo l’ha già diffusa.

Regola n.7: Esponiti solo se il governo si è già esposto.

Regola n. 8: Non tacere mai l’intervento di un ministro.

Regola n.9: Le notizie importanti debbono essere dette a voce, quelle irrilevanti possono e debbono essere filmate.

Regola n.10: Si fanno vedere le cose importanti solo se avvengono all’estero.

L’analisi è perfetta e basta dare un’occhiata ai Tg delle reti RAI per rendersene conto. Ma soprattutto, questa è la prova che in RAI non conta chi comanda: un servilismo è per sempre.

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