Politica
Le telefonate tra Salvini e Di Maio per il governo
neXtQuotidiano 29/03/2018
Ormai l’alleanza con la Lega è nei fatti. Vive nelle parole dei parlamentari grillini, che leggono solo come velleitari e inutili i tentativi di rivolgersi all’altro forno, quello del Pd
Amedeo La Mattina e Ilario Lombardo sulla Stampa di oggi raccontano in un retroscena come la partita del governo tra Lega e MoVimento 5 Stelle, al di là delle dichiarazioni di guerra a parole, sia ormai una prospettiva viva e vitale nei parlamentari dei due schieramenti.
Diversi leghisti hanno riportato a Salvini il contenuto di chiacchierate informali con alcuni colleghi del M5S, neoeletti ma anche deputati della vecchia guardia: «Dicono già che Di Maio non si può impuntare così. L’elettorato non capirebbe». Non capirebbe perché il Movimento che più di altri ha detto che sarebbe stata data priorità al programma, preferirebbe rinunciare al governo in nome di Di Maio premier.
Salvini ha intuito la potenziale contraddizione e ha detto ai suoi colonnelli e a tutti i volti noti della Lega di dire in tv, in radio, sui giornali la stessa cosa: «Parlate solo di programmi e non di poltrone. Lasciamo le poltrone a Di Maio».
Non solo: il punto della trattiva rimane fermo su Di Maio premier e Berlusconi fuori dalla maggioranza, ma…
Ormai l’alleanza con la Lega è nei fatti. Vive nelle parole dei parlamentari grillini, che leggono solo come velleitari e inutili i tentativi di rivolgersi all’altro forno, quello del Pd. I 5 Stelle lo chiamano «il governo del cambiamento», alcuni leghisti «il mondo nuovo». Un universo per ora parallelo, raccontato nei retroscena, ma prossimo ad avverarsi. Ne parlano Di Maio e Salvini, nelle tante telefonate quotidiane («l’altra sera al ristorante non riuscivamo a parlare con lui» raccontano alcuni leghisti).
Senza intermediari: Salvini non li vuole, né con Di Maio né con Silvio Berlusconi. Il leader con l’iPad sempre in mano ha chiesto il filo diretto. Per capire quali siano gli ostacoli, e come superarli, senza fraintendimenti. Di Maio gli sta ripetendo sempre le stesse cose. Le stesse che ha fatto arrivare anche al Colle: «Non cediamo su due punti. Io premier e Berlusconi fuori dal governo». Per il resto, è pronto a concedere i ministeri più importanti. Condizioni inaccettabili, per Salvini: «Non mi vedo a fare il ministro di un governo Di Maio». E sa di avere detto proprio «un governo Di Maio», non un governo «con» Di Maio.